Covid-19: la remissione della ragione

Covid-19: la remissione della ragione

Di Lucaa Dal Negro

Dopo esser passati framezzo mille errori, mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi!” (cit. Beccaria e, Dante). 

Annaspando tra i libri, nel tempo che mi rimane e si insedia nell’animo ormai turbato profondamente, rido; piango. Gioisco e mi lamento. Tutto insieme.

E cucio tra loro e malamente frasi celebri e passaggi evocativi con una violenza e una sconsideratezza tale che rasenta l’assurdo perché contradditorio è il mio pensiero; oggi. 
Deviato se non altro.

Amo la punteggiatura, e odio la punteggiatura. Questa che vedo comporsi, e soprattutto quella che proprio ora ho eliminato in quanto cela ciò che leggi perché è (ma non è) quello che sperimento ma non ti dico, e non ti posso proprio dire.
Amo la punteggiatura, e odio la punteggiatura; lo ripeto ancora.
Il fatto è lettore caro e non così tanto caro che non ti comprendo; senz’altro non ti capisco prima ancora di volerti capire perché sì, non voglio e non posso. 

Non voglio. Non posso.
Il tuo vantaggio.

Ci sono i numeri; c’è un tavolo.
Tutti simulano di capire quanto accade e tutti si apprestano a vincere.
E non ci sono più i deboli, gli sconfitti: no. Essi, tutti quanti loro, sono spariti, fagocitati nel giuoco, in quella che è divenuta mescola irriconoscibile. 
Bianco è nero, nero è bianco, zero è uno, uno è zero eppure uno; chiunque è nessuno e nessuno è foggiato su colui.

Non ho nulla nel fondo del mio centro da dire, da dimostrare:
l’ipnosi è conclamata; paga anche me, coinvolto e senza via di scampo nelle immense frasi scolpite per questo piccolo e laborioso Paese.

Arrivederci nel nuovo e infetto mondo. Fate attenzione ai ragazzini.
Li abbiamo dimenticati e saranno spietati, come i loro genitori.

TWITTER: @MshAllh_theBook
Foto di copertina ed elaborazione digitale dell’Autore

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