Rubrica a cura del dottor Claudio Rao
La nomofobia potrebbe essere il nuovo male del secolo. Il termine deriva dall’inglese no mobil phobia ed è il risultato della costante iperconnessione della nuova generazione.
«Il 75% dei bambini tra i sei e i nove anni usa già uno smartphone. Percentuale che sale al 96% nella fascia d’età compresa tra i 10 e i 13 anni. Un terzo di loro lo fa in totale autonomia, lontano dallo sguardo dei genitori, che usano il parental control nel 36% dei casi». ¹
Un nomofobo consulta compulsivamente il proprio telefono con grande frequenza, ad esempio per controllare l’ora o per scorrere senza meta un social network, e si sente disorientato quando non ce l’ha a portata di mano. L’autogestione della nomofobia è possibile solo se si stabiliscono alcune regole. Se necessario, si può ricorrere a uno psicoterapeuta.
La nomofobia fa parte della cyberdipendenza.
¹ La Repubblica del 6 febbraio 2023.
La nomofobia ed i suoi sintomi
Il termine nomofobia è una contrazione di “no mobil phobia”, ovvero la paura di non avere con sé il proprio telefono.
Sebbene la nomofobia riguardi più comunemente i giovani di età compresa tra i 15 e i 19 anni, tutte le generazioni possono esserne colpite.
Normalmente, la paura è un’emozione utile che protegge l’individuo, spingendolo ad agire o a fuggire di fronte al pericolo. Tutti abbiamo delle paure, come il timore di parlare in pubblico o l’ansia prima di volare. Paure con le quali conviviamo e che affrontiamo senza che influiscano troppo sulla nostra vita.
Tuttavia, quando la paura che ci paralizza in assenza di un pericolo reale assume proporzioni esagerate o ha un impatto importante sulla nostra vita (monopolizzando i pensieri, influenzando le scelte), allora perde la sua utilità. Diventa patologica. Questo fenomeno è noto come fobia.
Come si manifesta la nomofobia? Di seguito, alcuni segnali che dovrebbero allarmarci.
- Necessità di controllare molto frequentemente, a qualsiasi ora del giorno e della notte, che nessun evento (chiamata, messaggio di testo, e-mail, etc.) sia stato perso.
- Iperattività sui social network.
- Navigazione eccessiva e senza meta su Internet.
- Sensazione di panico quando la batteria del telefono non è sufficientemente carica o la connessione a Internet è scarsa.
- Ansia se il telefono è spento o fuori portata.
Nei casi di nomofobia, la tecnologia, il telefono in particolare, viene utilizzata ovunque: al lavoro, a scuola, in famiglia, con gli amici. Alcune persone arrivano persino ad usarla nei momenti più intimi. Tutto ciò, a lungo termine, rischia di avere conseguenze dannose sulle relazioni sociali, professionali e familiari.
Allora, che fare?
La consapevolezza delle difficoltà, delle carenze o degli errori dovuti all’eccessivo uso del telefono è il primo passo per uscirne.
Una volta riconosciuto il nostro disagio, potremo procedere ad una semplice autodiagnosi, che ci aiuterà a monitorare l’uso del telefono.
L’NMP-Q sviluppato nel 2015 da Yoldrim e Correia, è – a mia conoscenza – l’unico test per la nomofobia scientificamente validato per la lingua italiana. Ci consente di autosomministrarci un questionario per valutare il nostro grado di dipendenza dallo smartphone.²
Se necessario, questa diagnosi potrà essere confermata da un professionista sanitario qualificato (uno psicologo o uno psichiatra).
²https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSfwvkrQVLxrs6D6MWUIQ7c5Sq3uZZlewu9A6uXshFB7G_lcMw/viewform?pli=1&pli=1
Cinque consigli per autogestirla
Una volta accertata la nostra dipendenza da telefonino, spetterà a ciascuno mettere in atto dei comportamenti correttivi e preventivi. Eccovi alcuni suggerimenti pratici.
- Bandire il cellulare dalla camera da letto.
Per liberarci dalla dipendenza da smartphone, è fondamentale bandire questo dispositivo dalla camera da letto. Si tratta di un gesto utile perché permette di staccarsi dal cellulare per un certo periodo di tempo, ma anche perché la luce blu degli schermi ha un effetto nocivo sulla salute: stimola la retina, rende attivo il cervello e non favorisce l’addormentamento.
- Spegnere il cellulare di notte.
Vietarci l’uso del cellulare in camera da letto è una cosa. Ma non basta: una buona abitudine è quella di spegnerlo la notte. Questo per evitare che suoni, in modo da non essere tentati di alzarci a controllare.
- Definire il tempo trascorso sullo schermo.
I nostri smartphone dispongono di funzioni che consentono di monitorare il tempo trascorso sullo schermo. È persino possibile impostare la quantità di tempo che si trascorre sul dispositivo e attivare una notifica di quando tale tempo viene superato. Per utilizzare questo strumento in modo intelligente, consiglierei di iniziare impostando un limite di tempo realistico in relazione al nostro utilizzo abituale, per poi ridurlo nel corso del tempo.
- Approfittare delle vacanze per staccare dal telefono.
Le vacanze sono il momento ideale per mettere da parte il telefono e concentrarci su altre attività. A tal fine, è possibile mettere il telefono in modalità aereo o disattivare i dati cellulari. Un altro consiglio è quello di andare in vacanza in montagna o in campagna, dove la rete è debole o inesistente. Un’ottima alternativa agli hôtel o ai villaggi turistici iperconnessi!
- Passare lo schermo in bianco e nero.
Alcuni smartphone offrono un interessante strumento che consente di cambiare il colore dello schermo, mettendolo in bianco e nero. Questa funzione rende i cellulari meno attraenti e ne limita, per così dire, “naturalmente” l’uso.
Come prevenirla ?
Il modo migliore sarebbe prevenirla fin dall’infanzia, perché i nativi digitali sono particolarmente permeabili a questa dipendenza. Eccovi alcune raccomandazioni:
- non comprare un telefono cellulare a nostro figlio prima della scuola secondaria;
- impostare i controlli parentali per limitare il tempo trascorso al telefono;
- mantenere una mentalità aperta, ma offrire alternative a nostro figlio, come l’uso di un telefono fisso per contattare gli amici.
L’uso di computer e smartphone, così come la nostra presenza sui social network restano, a mio modesto avviso, delle straordinarie opportunità. Purchè siano in mano ad individui realmente liberi e consapevoli, capaci di servirsene senza assoggettarvisi.
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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