Complicata Mente: cervello, matassa intricata?

Complicata Mente: cervello, matassa intricata?

Rubrica a cura del dottor Claudio Rao

È possibile misurare l’intelligenza? Cercare il bandolo della matassa? Capire, per esempio, dove finisce il ragionamento ed inizia l’emotività?

Ricordo che quando ero ragazzo erano di moda i test di QI (quoziente intellettivo) ritenuti utili per l’orientamento della scelta delle Scuole superiori.

« Il Quoziente Intellettivo – spiega il Dizionario di Pedagogia Clinica® – è la misura dell’abilità mentale di un soggetto definita attraverso test intellettivi standardizzati e somministrati individualmente. In base al quoziente intellettivo si può rivelare la superdotazione così come il ritardo mentale […] »¹

Sostanzialmente, il rapporto tra intelligenza ed età anagrafica, ma anche il livello cognitivo di un individuo rispetto alla media della popolazione. La capacità di comprendere, risolvere calcoli, memorizzare e ricordare argomenti anche complessi.

Ultimamente, tuttavia, le misurazioni che i colleghi psicologi hanno a loro disposizione si sono precisati e diversificati. Infatti « Tra i quozienti più impiegati in psicologia ricordiamo: il quoziente di intelligenza (QI); il quoziente di intelligenza pratica (QIP); il quoziente di sviluppo motorio (QSM); il quoziente di sviluppo psicomotorio (QSPM); il quoziente sociale (QS) e il quoziente d’azione (QA) »² Per la curiosità del lettore, specie se docente o genitore, aggiungo che esistono altresì un questionario di valutazione del benessere scolastico (QBS 8-13), un questionario dello sviluppo del bambino di quattro anni e dei suoi genitori (QS4-G) ed un questionario per la valutazione della psicopatologia dell’adolescenza (Q-PAD). Sempre in psicologia, beninteso.

Oltre al quoziente intellettivo dunque, ne abbiamo altri di misurabili. Il quoziente emotivo (QE), per esempio che  misurerebbe la capacità di un individuo di riconoscere, comprendere e gestire le proprie emozioni e quelle altrui. La capacità di mantenere le buone relazioni con gli altri, di essere responsabile, di essere onesto, di rispettare i limiti, di essere umile, autentico e premuroso. Ma anche il quoziente sociale (QS) per misurare la capacità di costruire una rete di amici e mantenerla a lungo termine.

Sembrerebbe che le persone con un Quoziente emotivo e sociale più alto tendano ad andare più avanti nella vita rispetto a quelle con un Quoziente di intelligenza più elevato.

Il livello del Quoziente emotivo e sociale però, sarebbe in declino perché la maggior parte delle scuole capitalizza i propri sforzi per migliorare il Quoziente d’intelligenza dei propri allievi, mentre i Quozienti sociali ed emotivi godrebbero di un’assai scarsa considerazione.

Senza nulla togliere all’importanza del QI tuttavia, sappiamo che in molte professioni e nella vita, gli altri Quozienti possono risultare vincenti.

Il Quoziente emotivo rappresenta il nostro carattere; il Quoziente sociale rappresenta il nostro carisma.

Dunque è importante insegnare ai bambini a padroneggiare il loro Quoziente d’intelligenza, ma è ancora meglio che padroneggino i loro Quozienti emotivo e sociale.

Inoltre, ultimamente, sta emergendo l’importanza di un nuovo paradigma: il Quoziente di Avversità (QA), ovvero la capacità di superare un periodo difficile della vita e di farlo mantenendo il controllo della situazione.

Il Quoziente di avversità determina chi si arrende di fronte ai pericoli od ai troppi problemi, chi abbandona la famiglia o chi prende in considerazione il suicidio.

Personalmente aggiungerei un ulteriore quoziente, il Quoziente di Resilienza (QR), capace di misurare la nostra capacità mentale e caratteriale di fronteggiare lo stress e le difficoltà, di opporre resistenza agli ostacoli uscendone rafforzati.

Da queste informazioni, si evince la fondamentale importanza del ruolo di genitori, insegnanti, educatori.

Insegnare in maniera tradizionale, seguire i nostri ragazzi nello svolgimento dei compiti e nell’apprendimento delle lezioni, oggi non è più sufficiente.

Dobbiamo imparare ad aiutare i nostri figli ad sperimentare e superare le piccole e necessarie frustrazioni della vita quotidiana, rendendoli progressivamente sempre più indipendenti ed autonomi. Incoraggiamoli ad esercitare e rivalorizzare le attività manuali, l’arte, lo sport fine a se stessi (ricordandoci il motto di De Coubertin, L’importante non è vincere ma partecipare). Favorendo così lo sviluppo dei loro QE, QS e QA.

Non prepariamo la strada per i nostri ragazzi, ma prepariamo i nostri ragazzi per la strada. Perché non conosceremo mai tutti i lati nascosti del percorso che la vita riserverà loro.

Fin dalla prima infanzia, insegniamo ai nostri figli a rifare il letto al mattino, a spegnere la luce prima di uscire dalla camera, a collaborare nelle faccende domestiche che li riguardano. Aiutiamoli ad acquisire autonomamente la capacità di organizzare il loro lavoro scolastico, a gestire i conflitti tra fratelli e coi coetanei. Senza vittimismi o revanscismo

Insomma, prepariamoli davvero a diventare gli uomini e le donne di domani!

¹ Guido Pesci, Marta Mani, Dizionario di Pedagogia Clinica, Armando Editore, Roma, 2022,  pag.  271.

² U. Galimberti, Nuovo Dizionario di Psicologia Psichiatria Psicoanalisi Neuroscienze, Feltrinelli, 2021, pag. 1072.

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