Rubrica a cura del dottor Claudio Rao
Chi non ricorda la celeberrima favola di Esopo de “La volpe e l’uva” in cui l’animale reagisce alla sconfitta sostenendo di non aver mai desiderato la vittoria? Ebbene, forse non lo sapevate ma ci troviamo dinanzi ad un chiaro esempio di dissonanza cognitiva. È la dissonanza tra il desiderio dell’uva e l’incapacità di arrivarvi che conduce la volpe a concludere che l’uva è acerba.
Ogni giorno ci ritroviamo in situazioni in cui siamo portati a dire o a fare cose a cui non sempre aderiamo pienamente. Alle volte riceviamo informazioni che sconvolgono il nostro equilibrio, che urtano le nostre convinzioni, che stravolgono ciò che credevamo buono o cattivo.
Ebbene, le azioni che sono in contrasto con i nostri valori, le nostre convinzioni, le nostre motivazioni, possono creare in noi uno stato di… dissonanza. Una sgradevole tensione, un vissuto che cercheremo di capire e di conoscere meglio.
La dissonanza cognitiva è un « Concetto introdotto da Leon Festinger nell’ambito della psicologia cognitivista per descrivere la condizione di individui le cui credenze, nozioni, opinioni contrastano fra loro, o con le tendenze del comportamento, o con l’ambiente in cui l’individuo si trova a operare »¹. Una teoria che è altresì presente nelle scienze umane e sociali.
Tale stato di disagio può emergere in contesti diversi e disparati. Per esempio in quella che potremmo definire una “scelta difficile”, dopo una libera opzione tra più alternative, ciascuna con vantaggi e svantaggi; oppure nel caso in cui non vi sia coerenza tra il nostro atteggiamento e il nostro comportamento; ma altresì quando nuove informazioni mettono in dubbio le nostre convinzioni o i nostri atteggiamenti.
Ricerche più recenti sottolineano come la dissonanza possa manifestarsi anche quando sentiamo la nostra immagine minacciata.
Cosa può comportare la dissonanza cognitiva?
La dissonanza cognitiva può avere conseguenze sulla nostra vita quotidiana come influenzare le nostre scelte o razionalizzare comportamenti socialmente inadeguati.
Nel primo caso, fronte a una situazione di disagio psicologico legato alla dissonanza cognitiva, il nostro cervello farà tutto il possibile per ristabilire l’equilibrio mentale. Ciò avrà l’effetto di rendere le nostre scelte e decisioni meno oggettive, talora irrazionali, essendo il nostro tentativo quello di ridurre questa sensazione spiacevole (e non quello di affrontare lucidamente la realtà).
Nel secondo caso, la dissonanza cognitiva potrà indurci a giustificare comportamenti che vanno contro i nostri valori. Una persona che ha commesso un atto riprovevole, per esempio, potrebbe cercare di minimizzarne la gravità o inventare circostanze attenuanti.
Per chiarire meglio
Prendiamo un esempio. Un fumatore, consapevole dei pericoli del tabacco per la sua salute, continua comunque a fumare regolarmente. Costui si trova di fronte ad una dissonanza cognitiva legata alla divergenza tra la sua convinzione (il fumo fa male) e il suo comportamento (continuare a fumare). Per ridurre questa tensione, può cercare dei compromessi: razionalizzare il consumo di sigarette, convincersi del benessere che il tabacco gli procura o addirittura ridurre al minimo i rischi per la sua salute. In sostanza, il nostro cervello mette in atto delle strategie per gestire questa dissonanza, riducendo il nostro disagio e ristabilendo un equilibrio.
La persona in questione potrà scegliere di modificare il proprio comportamento (smettendo di fumare) o di cambiare atteggiamento (convincendosi che il fumo per lui ha alcuni benefici). Non solo. Potrà anche, per esempio, sottolineare la convivialità delle pause-sigaretta tra colleghi o valorizzare i momenti di relax che la sigaretta favorisce dopo un pasto.
Un ulteriore meccanismo potrebbe essere quello di minimizzare: convincersi che i danni del fumo sono inferiori ai benefici ricavati o che il numero delle sigarette fumate sia irrilevante rispetto alla quantità necessaria per costituire un rischio per la propria salute. In quest’ultimo caso al soggetto non sarà neppure più necessario modificare le convinzioni o il comportamento.
Gli esperti in materia ci allertano sul fatto che non sempre queste strategie si rivelano efficaci per ridurre la dissonanza e alcune persone sarebbero pertanto costrette a convivere con un disagio psicologico da dissonanza cognitiva.
Per queste ragioni è fondamentale conoscerne e comprenderene i meccanismi, anche con l’ausilio di un professionista, in modo da gestire al meglio la propria vita emotiva ed interpersonale.
¹ U. Galimberti, Nuovo Dizionario di Psicologia Psichiatria Psicoanalisi Neuroscienze, Feltrinelli, 2021, pag. 395.
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