Di Lucaa del Negro
L’Ordine dei giornalisti è un ente pubblico italiano non economico a struttura associativa fondato nel 1963. L’Ordine è il soggetto collettivo che rappresenta la categoria professionale. Gestisce l’Albo dei giornalisti, l’iscrizione al quale è obbligatoria per l’esercizio della professione, e ha funzioni di vigilanza e di tutela sull’operato degli iscritti.
Così scrive Wikipedia, l’enciclopedia online più consultata e collaborativa del nostro pianeta e, nell’attesa di nuove definizioni da quelli splendenti di luce propria di prossimo avvistamento nella I.A., da una stella nera comunque ipotesi e probabilmente “caso” e “diverso corpo”, questa scrittura prende corpo.
Fuori da “tutto” e da “tutti”, significherebbe -al momento e per semplificare- non essere parte del cosiddetto mainstream, quella voce che accerchia e chiude tutte le tendenze in una unica, la più seguita, e oggi quella univoca da seguire giuocoforza a cui l’Ordine si sottopone, si adatta e generalmente soggiace, laddove il codice di comportamento è molestato a giorni alterni.
Una prima domanda potrebbe essere: esiste vita al di fuori della supposta realtà offerta?
L’ovvietà, per la maggiore, è riassumibile indicando solitamente i (presunti) complottisti, quelli che immaginano cospirazioni ma, attraverso una più attenta osservazione, non sarà difficile scorgere più figure che orbitano -per chiudere l’allegorico rimando astronomico- tra i vari corpi.
In prima linea -accertate le guarnigioni di professionisti al soldo del potere e di quelli attivi come mentitori (inglese: fakers) e truffatori (inglese: scammers) che rientrerebbero nel Codice Penale 656- qualsiasi attività di regolamentazione all’accesso di una professione, un ambiente culturale o simili (in inglese gatekeeper) rappresenta il primo schieramento di autodifesa che il “sistema della tendenza” adotta per distruggere ogni forma rappresenti una critica, anche quando essa è propositiva; invero sorgerebbe un dubbio che diventerà atroce quando l’opposizione verrà accettata, quando cioè la funzione costituzionale irrinunciabile della pratica democratica farà il suo corso: assurdo, vero?
La “garanzia” di tutela delle opinioni offerta dalla tanto declamata democrazia diviene essa stessa dittatura (di maggioranza).
Eresia? Fintanto che l’azione di contrasto, l’attività contraria, negatoria, antitetica o comunque non favorevole a quella di governo non è in grado di offrire una maggioranza per governare e rimane in minoranza, sì, siamo difronte a elucubrazioni, a sciocchezze, a gravi errori di valutazione, ma perché questa conclusione non risulti anch’essa una bestemmia, è assolutamente necessario che il giornalismo e ogni attività di investigazione e indagine sia libera, sia sostenibile e sostenuta e garantita.
(La nota polemica riguardo le partecipazioni, le proprietà et simila dei media non è argomento: per questa trattazione è una ovvietà, evidenza che ogni professionista prima di coricarsi dovrebbe scongiurare a mo’ di preghiera)
L’inaudito e straordinario evento epocale, trapela dallo sgomento, dal temporaneo terrore e stupore che i seri e più sensibili professionisti di questo settore specifico raggiunti da chi tende verso alte forme di creatività e di espressione esternano nelle confidenze, nei sentiti momenti che difficilmente si trovano nelle pagine scritte e nelle opere in genere proposte: perché…; come mai…; come è possibile che…
Difronte a queste che nascono come perplessità oggettive e che finiscono per creare uno sconforto, uno stato psicologico che rasenta la depressione sovente scansata da una immagine violenta e rivoluzionaria, moto che -generalizzando- rappresenta lo spirito romantico della liberazione dal giogo, accasarsi in un rifugio di fortuna è prassi, e almeno lo è ancora oggi provando e riprovando voli pindarici con fare autolesionistico.
I vari e variegati tentativi di depurare e sanare almeno in parte quella parte di opinione pubblica non ancora del tutto allucinata, ipnotizzata e già insensibile -costantemente sotto attacco- sono all’ordine del giorno, è bene ricordare, ma dobbiamo riconoscere che trovano nutrimento da figure logore, acciaccate, vecchie, e che pur avendo lasciato ampia documentazione ai posteri, questa sarà immancabilmente acquisita e accomodata in maniera tale da renderla invisibile, vedi per esempio l’immensa disponibilità di dati che utilizziamo a differenza di un paio di secoli or sono per non migliorare le generali condizioni di vita o, per migliorarle a scapito di altri che si sacrificano per le nostre in attesa di riscatto, esattamente come fu.
I titolisti (provocatori, istigatori di pensiero ecc.) come il Feltri, i giornalisti di inchiesta come il Travaglio che insegue il grande Montanelli, il Biagi, il Minà, la Alpi, il Zavoli, l’artista pungente per eccellenza morto suicida con il Montanini e chi più ne ha ne metta, quanto possono ancora reggere, quanto possiamo ancora usarli considerando attiva la I.A., la grande e grandissima orchestra che ci coinvolge nell’autoreferenzialità isolazionista e divisiva?
Attestato che le minoranze (di pensiero) non sostengono materialmente le attività di inchiesta affidandosi all’occorrenza completamente a quegli organi che loro stessi indicano come ostili, quasi tutti come fossero “optional di serie” delle varie espressioni virtuali democratiche (nuove, rinnovate e di nuova costituzione, vedi “X”; “Facebook”; “Telegram” ecc.), garantito che l’opposizione è non solo inefficace ma trattasi di costola di interscambio di (mal)governo, testimoniato inoltre che non è utile fare apologia della lotta armata nel mentre lo Stato arma civili stranieri in totale assenza di ideologie da poter condividere in piena indipendenza, che cosa può voler ancora significare una redazione, una pubblicazione, una diffusione di commenti alle cosiddette “notizie” che si susseguono minuto per minuto per un pubblico che il sociologo Durkheim descrisse nell’individuo anomico e cioè privo di regolamentazione sociale e morale, in grado di mantenere entro certi limiti il comportamento degli altri individui?
Non ci sono al momento risposte discostanti dalla banalità e, questo abbozzo, questa comunicazione di servizio per pochissimi, apre un mandato esplorativo, un indice di ricerca che punta severamente contro i #DEhBOT, (termine di ricerca per “X” in modalità di “sabotaggio”, altra importante manovra che, come il “Situazionismo”, offre contrasto alla nemica società dell’immagine. -Vedi anche #QdG, “Quaderno di Guerra“-) le masse di giovani umani già anomici e al momento intrattabili (“la superstite platea”), unità schierate e ben equipaggiate incarnanti la sterilità di genere geneticamente introdotta nel pensiero prima che nei corpi e che alcuni idioti hanno tradotto con il termine “rettiliano”.
Lucaa del Negro, “primo pensatore in attività scoperta”.
autorenegro.org
Riv. estr. dell’Autore dal saggio “Capitalismo e acqua minerale, spiccia analisi dell’allargamento del fenomeno occidentale nei Balcani post-socialisti con il sapore sloveno in bocca. (Balkanische Reise)” di prossima pubblicazione
[Foto copertina:“Dux&Lex”]
www.edizionidelfaro.it/libro/photographx
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