Parola mia! I ritardi nel linguaggio del bambino

Parola mia! I ritardi nel linguaggio del bambino

Rubrica a cura del dottor Claudio Rao

Éric e i suoi genitori approdarono nel mio studio alle soglie dell’iscrizione alla prima elementare. Di origine straniera, arrivato in Belgio a soli 5 mesi, il piccolo non tardò a recuperare il tempo perduto, mangiando come un lupetto. Tuttavia mi venne riferito che, tra i 18 mesi e i 2 anni, Éric divenne sempre più irrequieto.

Verso i due anni, anche se il piccolo continuava a non parlare, il pediatra rassicurò la famiglia sostenendo che avrebbe finito per recuperare il tempo perduto. I test dell’udito confortarono l’opinione dello specialista. Fu solo verso i quattro anni e mezzo che, viste le sue gravi carenze lessicali, Éric venne inviato da un neuro-pediatra¹ che rassicurò a sua volta la famiglia. Gli prescrisse tuttavia delle sedute di logopedia e chinesiterapia², monitorandolo attraverso elettroencefalogramma e test psicologici. Senza che emergesse alcun problema.

Quando venne nel mio studio, dopo un paio di sedute, avendo solo alcuni sospetti e nessuna competenza, mi rivolsi a colleghi psicologi con cui collaboravo in seno al servizio di neuropsichiatria infantile della Clinica Saint-Jean.

Qualcuno parlò di “disfasia” (disturbo dello sviluppo linguistico legato al grado di sviluppo cognitivo e affettivo) e suggerì l’iscrizione ad un istituto scolastico specializzato come ce ne sono diversi a Bruxelles. Ricordo che i familiari dovettero insistere non poco con l’istituzione scolastica per ottenere la frequenza in una scuola speciale. Dal secondo anno di frequenza in poi, Éric incominciò a dominare i meccanismi della letto-scrittura e del calcolo, secondo i suoi tempi e i suoi ritmi. Ritrovando – e questo è a mio avviso fondamentale – fiducia in se stesso e nel proprio futuro.

Analoghe esperienze, nelle quali ho collaborato con colleghi di altre formazioni, mi hanno convinto come sia necessario interrogarsi seriamente e rapidamente in caso di sospetto disturbo del linguaggio. Se, nell’arco del primo anno di vita il piccolo è silenzioso, non interagisce con l’ambiente con sguardi, movimenti, posture, sorrisi, ditini puntati verso un oggetto. Se, intorno ai 18 mesi non pronuncia parole che abbiano un senso sociale (papà, mamma, bere, dammi…) o se a 24 mesi non abbina almeno due parole nel tentativo di costruire una frase. Se a 3 anni non ha parole comprensibili e contestualizzate o domande del tipo “Perché?”, “Cos’è?”. Utilissimo il confronto con i coetanei per verificarne globalmente la corretta evoluzione.

Il bambino deve utilizzare il linguaggio come mezzo di comunicazione e non elencare semplicemente parole in successione in modo avulso dalla realtà che solo i genitori capiscono. Come gli altri bimbi della stessa età (con i suoi tempi e i suoi modi, naturalmente) deve esprimere delle domande su cose specifiche e saper chiedere spiegazioni.

Altro segnale d’allarme: qualora non riuscisse a capire le nostre parole se non accompagnate dai gesti.

L’evoluzione del linguaggio del bambino e le sue tappe dalla nascita ai 4 anni, età alla quale dovrebbe dominare completamente la propria lingua materna, possiamo trovarle facilmente su Internet o in pubblicazioni specifiche. Esse sono universali, anche se i tempi variano perché influenzati da diversi fattori psicologici, sociali, culturali ed ambientali. Non dobbiamo dunque cronometrarne pignolescamente le scadenze, ma tenerne d’occhio la corretta evoluzione nella direzione indicata.

Ricordiamoci che anche in assenza di deficit sensoriali quali vista, udito, etc. se questi stadi non vengono rispettati è importante cercare di scoprirne quanto prima le ragioni. Per fornire ai nostri piccoli tutti gli stimoli e l’aiuto di cui hanno bisogno: rapidamente e senza indugi.

¹ Il “neuro-pediatra” è un pediatra che valuta il corretto sviluppo sia motorio che psichico del bambino e che è specializzato nel capire, fin dai primi mesi, se ci sono problemi.

² La kinesiterapia è una terapia manuale che consiste nella mobilizzazione di un’articolazione attraverso movimenti attivi, passivi o parzialmente attivi.

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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