Il “Miracolo” dell’Intelligenza Artificiale – Parte Quinta: Gli “Scenari” dell’Intelligenza Artificiale

Il “Miracolo” dell’Intelligenza Artificiale – Parte Quinta: Gli “Scenari” dell’Intelligenza Artificiale

Di Sergio Ragaini

In questa quinta e ultima parte di questo lavoro sull’Intelligenza Artificiale ci occuperemo di alcuni problemi piuttosto importanti, già, in qualche modo, “prospettati” nelle parti precedenti, in particolare nella precedente.

Il primo è quello della necessità della creazione di nuovi Modelli Sociali. Infatti, come vedremo, l’entrata massiccia, e sempre maggiore, dell’Intelligenza Artificiale nelle nostre vite, costringerà necessariamente alla creazione di nuovi Modelli Sociali, in quanto gli attuali non saranno più compatibili con l’evoluzione di queste Tecnologie.

Poi, passeremo al tema dei “detrattori” dell’Intelligenza Artificiale. Gruppi organizzati che sfruttano la naturale titubanza verso il nuovo di alcuni per inculcare un autentico “odio” verso queste Tecnologie. Presentandole come “terribili nemiche”. Vedremo i pericoli di questi Gruppi,  e come affrontarli.

Infine, “getteremo” una sguardo più “estensivo” sul possibile Futuro verso il quale queste Tecnologie ci porteranno. Mostrando che questo potrebbe essere davvero luminoso. Naturalmente, se la nostra Coscienza sarò cambiata e sarà diventata in grado di creare questo Futuro possibile.

Avvertenza: leggete prima le parti precedenti, in particolare la precedente.
E, ancora una volta, raccomando di “provare” qualche strumento di Intelligenza Artificiale prima di leggere questa ultima parte

Questa Quinta Parte rappresenta la conclusione, o, sotto un altro punto di vista, l’”apice” di un percorso sull’Intelligenza Artificiale, iniziato da da cos’è e come è fatta, proseguito con come funziona, poi vedendola all’opera, poi con il confronto con l’Intelligenza Umana e con i possibili suoi rischi.

Credo sia, quindi, importante seguire il percorso che ho proposto. Altrimenti, troverete delle riflessioni alle quali non saprete dare risposta, semplicemente perché vi mancheranno dei “tasselli” per completare il “quadro” che ho voluto dare.

Vi suggerisco quindi vivamente, se vi siete “trovati” su questo articolo senza avere letto le altre parti, di farlo: diversamente, troverete elementi che vi saranno poco chiari, e vi mancherà una certa “consequenzialità” del discorso.

Inoltre, come ho ribadito più volte, l’Intelligenza Artificiale si conosce utilizzandola.

Leggere quanto segue senza una prova diretta, come ho già fatto notare all’inizio della Quarta Parte, non permette di entrare davvero nell’argomento. E rischia di portare a porsi nell’ottica pericolosa (e vedremo che lo è, almeno potenzialmente) di chi ne parla senza conoscerla.

Quindi, nel suggerirvi di leggere prima le altre parti, se non l’avete fatto, vi raccomando, ancora una volta, la sperimentazione diretta di qualcuno di questi Prodotti di Intelligenza Artificiale. Nella Terza Parte ne ho suggeriti alcuni, che credo siano, attualmente, i migliori.

Potete utilizzare quelli, o sceglierne degli altri. L’importante è che sperimentiate di persona.

Solo così potrete “davvero” capire cos’è l’Intelligenza Artificiale. Diversamente, leggerete di qualcosa che non sapete bene cosa sia.

Buona prova, quindi, se ancora non l’avete effettuata!

Apprestiamoci ora ad “entrare” nell’ultima parte di questo lavoro sull’Intelligenza Artificiale. Questa parte, sotto certi aspetti, è forse la più “suggestiva” tra tutte. Infatti, prospetta nuovi modelli sociali, e ci porta a spingerci al di là di quella che crediamo “l’unica possibilità”.

Tuttavia, siamo di fronte ad una Tecnologia dal fortissimo impatto sociale. Di conseguenza, per poterla “accogliere” al meglio nelle nostre vite e nelle nostre Società, essere un po’ “visionari” appare necessario. In fondo, spesso, all’incredibile (e l’Intelligenza Artificiale è, come dicevo, un vero “miracolo”) occorre rispondere con un po’ di “spirito visionario”. Credo che questo sia necessario. E, addentrandovi nella lettura, lo capirete sicuramente anche voi.

Necessità di nuovi Modelli Sociali

Avevo concluso la sezione precedente con un interrogativo, un “però”. Anzi, l’avevo aperta, già nel titolo, in questa maniera.

Ora cerchiamo di capire bene cosa sia questo “però”. E a cosa occorre giungere per farvi fronte.

Parlavo di lavori che, in qualche modo, l’automazione va a sostituire.

Quelli citati, in effetti, erano tutti lavori sicuramente “alienanti”. Lavori che, di certo, non sono il sogno di nessuno. Nessuno, in effetti, potrebbe sognare di fare il cassiere al supermercato, stando tutto il giorno seduto su un seggiolino, passando codici a barre. Un lavoro di certo alienante.

Riguardo agli altri lavori che l’automazione ha eliminato, citati in precedenza, si tratta di lavori al limite dell’umano, come quello della mondina o della filandaia. Lavori che l’automazione ha sostituito, facendo all’umanità un vero “regalo”.

Ne avevo parlato, come avevo ricordato, nei miei due articoli “Automazione: impulso per un mondo nuovo” e “Tecnologia: rotta verso il futuro (?)”.

L’Intelligenza Artificiale, però, va a sostituire anche attività non solo manuali, ma anche di tipo intellettuale.

Infatti, va a svolgere dei compiti che, per così dire, richiedono intelletto. L’Intelligenza Artificiale come già ricordato, è ad esempio in grado di riassumere un testo in pochi secondi, di generare immagini, di creare progetti e codice per programmi informatici e così via.

Tutte queste sono attività non “manuali”, ma che coinvolgono la sfera intellettuale.

Anche su queste attività, quindi, l’Intelligenza Artificiale potrebbe rimpiazzare l’Uomo.

Anche pert attività quali, ad esempio, il doppiaggio o la sottotitolazione di film, l’Intelligenza Artificiale, che parlerà sempre più “con voce naturale”, potrebbe sostituire l’uomo.

Già adesso, su strumenti quali YouTube, è possibile, in alcuni casi, generare sottotitoli in maniera “automatica”. E questi saranno sempre migliori.

Inoltre, come già detto nella prima parte, già all’inizio, l’Intelligenza Artificiale non si occupa di una sola cosa, ma di più cose. Quindi, può essere in grado di sostituire non un lavoro (come per esempio qualsiasi altro tipo di automazione), ma simultaneamente tanti lavori. E, come visto, si tratta anche di lavori di tipo “intellettuale” e “creativo”. 

Nella parte precedente avevo fatto notare come l’Intelligenza Artificiale, essendo qualcosa “in rete”, permetta ad eventuali automi di essere connessi tra di loro, di essere aggiornabili in tempo reale, e anche di apprendere molto rapidamente.

Tutto questo, sicuramente, renderà obsoleti (per usare il termine usato in precedenza) anche lavori che coinvolgono la sfera intellettuale.

Ancora nel settembre 2020, un giornale britannico, “The Guardian”, aveva fatto scrivere l’editoriale dall’Intelligenza Artificiale, utilizzando Chat GPT-3. Maggiori informazioni in questo o questo articolo. E questo accadeva quattro anni fa, con un prodotto di Intelligenza Artificiale decisamente inferiore a quelli attuali.

D’altra parte, come già affermavo nella parte precedente, non  avrebbe alcun senso fermare, o anche solo rallentare, lo sviluppo tecnologico, per proteggere determinati tipi di lavori.

Sarebbe come proteggere una Società ormai terminata per proteggere qualcosa che ormai non esiste più ed è obsoleto, mantenendolo in vita, invece che decidere che quell’innovazione tecnologica ha decretato la fine di quel lavoro, o di quei lavori, e trovare altre soluzioni.

Fare quanto ho detto sopra significherebbe mantenere in vita determinati modelli sociali che il Divenire ha reso obsoleti.

Eh sì: con determinati lavori, anche determinati modelli sociali diventano obsoleti. Ed è giusto che sia così: le Società cambiano, e noi dobbiamo cambiare con queste.

Questo, sicuramente, imporrà dei cambiamenti da fare nelle nostre Società, per permettere di “accogliere”, come dicevo, questa meravigliosa Tecnologia.

Mentre scrivo questo sto leggendo il bellissimo “21 lezioni per il Ventunesimo Secolo”, di Yuval Noah Harari, già citato nella parte precedente. Qui, Harari evidenzia tutte queste problematiche.

Il Filosofo fa notare che, da questa rivoluzione tecnologica, sicuramente nasceranno nuovi lavori: infatti, tante persone saranno necessarie per “supervisionare” questi processi.

Inoltre, fa notare che nuovi lavori nasceranno dalla cooperazione tra Intelligenza Artificiale e Uomo (questa idea della “cooperazione” l’accennavo nella parte precedente di questo lavoro). Addirittura preannunciando dei possibili “team” composti sia da automi che da umani.

I problemi che si pongono sono, però, due. Il primo è che questi lavori richiederanno un alto livello di specializzazione, che non tutti potranno raggiungere.

Viene fatto un esempio, che faccio mio, in questo caso: quando, negli anni 20 del secolo scorso, è iniziata la meccanizzazione dell’agricoltura, un contadino avrebbe potuto andare a lavorare, ad esempio, in una ditta di trattori.

Negli anni 80, invece, una persona che, a causa dell’automazione si trovava il suo lavoro reso obsoleto, poteva andare, ad esempio, a lavorare in un supermercato.

Tuttavia, oggi, la cosa appare diversa: infatti, un cassiere che dovesse vedere il suo lavoro diventare obsoleto, non potrebbe di certo andare a lavorare come ricercatore in campo medico o ingegneristico. Rimarrebbe, quindi, forse, senza nulla da poter fare.

Il secondo problema, collegato a questo primo, è che, comunque, la Tecnologia avanzerà ancora di più. E, grazie al “Machine Learning” (una delle prime cose di cui parlavo nella prima parte), le macchine impareranno a fare ancora diverse cose, e in tempi brevi.

Quindi, è possibile che altri lavori divengano obsoleti.

Di conseguenza, oltre a non avere più sicurezza del proprio posto di lavoro, alcuni lavoratori dei decenni futuri potrebbero, nel corso della loro vita lavorativa, cambiare più e più volte non solo posto di lavoro, ma anche professione, trovando la loro diventata obsoleta. Quindi, non avrebbero più nemmeno la sicurezza della loro professione, e dovrebbero “reinventarsi” in continuazione.

Di conseguenza, saranno necessari nuovi modelli sociali. Harari li chiama “Post Working Models”: possiamo tradurre come “Modelli Post Lavorativi” o “Modelli Sociali successivi a Società fondate sul Lavoro”.

Questi modelli saranno necessari per garantire che le Nuove Tecnologie siano “accolte”.

Come dicevo, non avrebbe alcun senso rallentare questo processo di evoluzione tecnologica per preservare dei lavori: significherebbe preservare dei modelli sociali che, comunque si sono dimostrati generatori di schiavitù. Come dicevo, considero alienante stare tutto il giorno a rifare lo stesso movimento, o seduti su un seggiolino al supermercato a passare codici a barre.

Non credo, quindi, che un simile modello sociale debba essere preservato: non è di certo un modello “auspicabile”. E, secondo me, occorre ringraziare la Tecnologia che ci permetterà di “chiuderlo”, “aprendoci” a nuovi modelli sociali, che siano meno “schiavizzanti”.

In fondo, se ben ci pensiamo, la Tecnologia ha creato modelli sociali. Il Marxismo e lo stesso Liberalismo sono nati con la Rivoluzione Industriale, che ha visto nascere nuove figure professionali.

Questo vuol dire che, questa rivoluzione tecnologica, dovrà creare nuovi modelli sociali. E questi nasceranno se siamo aperti a considerare nuove possibilità, e a non considerare questo modello sociale come l’unico possibile.

In fondo, da matematico, considero le strutture che noi utilizziamo abitualmente, come le operazioni, le distanze, e altro ancora, come “casi particolari” di modelli più generali. Occorre fare lo stesso anche nei Modelli Sociali, considerando gli attuali come “casi particolari” di modelli più generali, che vanno costruiti, magari “astraendo” questi, come si potrebbero astrarre concetti matematici.

Una delle possibilità che lo stesso Harari suggerisce è quello di creare una sorta di “Universal Basic Income”, quello che si può definire come “Reddito Universale”. È anche uno dei punti del programma dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Questo dovrebbe fare fronte ai fabbisogni di quelle persone che, in qualche modo, saranno escluse dal Mondo del lavoro del Futuro.

Una cosa di questo tipo sarà anche possibile perché chi gestisce la produzione potrà avere guadagni sempre maggiori, visto l’abbattimento dei costi di produzione (utilizzare macchine è di certo molto meno dispendioso che pagare delle persone che svolgano un determinato lavoro). Di conseguenza, potrà essere maggiormente tassato: e, con quel denaro, si potranno pagare le persone che saranno escluse dalla forza lavoro.

Questa è una possibilità per la costruzione di “Post Working Models”. Poi ce ne sono altre, tra cui rendere i servizi essenziali gratuiti, cosa fattibile per quanto visto sopra.

In ogni caso, di modelli sociali se ne possono creare tanti: basta anche “operare” matematicamente: così come, ad esempio, si possono creare nuove distanze, diverse da quella Euclidea, nuove operazioni, diverse da quelle che conosciamo, in modo tale che quelle che abitualmente utilizziamo ne siano casi particolari, allo stesso modo occorre considerare che il modello sociale attuale non è l’unico possibile: tanti altri ce ne potrebbero essere.

Occorre crearli. E, come lo stesso Harari ricordava, occorre farlo anche rapidamente: la Tecnologia avanza molto velocemente, e molti lavori diventeranno presto obsoleti.

E, come dicevo prima, non avrebbe alcun senso rallentare questo processo per preservare quei posti di lavoro: sarebbe come voler preservare un Modello Sociale che crea schiavitù.

Occorre la creazione di libertà: e la Tecnologia può dare questa libertà.

Immaginiamo, ad esempio, cosa può voler dire non dover più dipendere da collaboratori domestici e dalle loro richieste per pulire una casa, e avere macchine che possano svolgere quel lavoro in qualsiasi momento, a costo nullo, se non quello dei prodotti utilizzati. Sarebbe un sogno per molti.

Fermare una simile cosa per permettere a chi si occupa di pulizie di continuare a farlo vorrebbe dire portare avanti la schiavitù, e un modello sociale sicuramente superato. Danneggiando al contempo milioni e milioni di persone che, da quell’innovazione tecnologica, potrebbero trarre grandi benefici.

Occorre capire che determinati lavori sono già diventati obsoleti, e altri velocemente lo diventeranno, e creare modelli sociali che possano  accordarsi con le nuove Tecnologie.

Alla fine di questa ultima parte parleremo anche di possibili futuri, che potrebbero attendere l’Umanità. E, in questo,  studieremo posizioni “limite” relative a lavori resi obsoleti dalla Tecnologia.

Queste, ovviamente, saranno solo possibilità, nelle quali non ci sarà nulla di certo e definito. In fondo, però, nella Vita, come nell’Intelligenza Artificiale, tutto è “probabilistico”, non “deterministico”: quindi, il futuro è una “possibilità”, non una “certezza”. Tutto quello che possiamo fare è renderlo “altamente probabile”.

Di modelli Sociali ce ne potrebbero essere davvero tanti. Occorre cercarli, partendo anche, come dicevo, “in astratto”, cosa molto facile per un matematico. Vale a dire, definendo cos’è un modello sociale e le sue regole. E, da qui, cominciare a generalizzarne la struttura.

Ricordiamo nuovamente che modelli come il Liberalismo e il Marxismo, come dicevo, sono nati con la Rivoluzione Industriale. E hanno cambiato la Società. Occorrono ora modelli “Post Working”, che, in qualche modo, possano accordarsi con le Nuove Tecnologie. Probabilmente, modelli fondati sul lavoro non possono più funzionare, in quanto la garanzia di lavoro non ci sarà più, e ci sarà sempre meno.

Allo stesso modo, come ribadivo, non avrebbe senso rimanere ancorati a questo modello, rallentando lo sviluppo tecnologico. Occorrono nuovi modelli sociali, che vanno creati, secondo me, partendo dalla definizione di Modello Sociale. Modelli che potrebbero essere implementati in astratto, e poi diventare parte delle nostre vite.

Partendo da questo, si potranno costruire nuovi mondi. E solo così.

Il nuovo richiede il nuovo: modelli fondati sul lavoro come oggi andranno necessariamente in crisi: non potrà essere che così. Già le “prime propaggini” di questa crisi appaiono. E sarà inevitabile che questi modelli sociali crollino. Occorre “accompagnarli alla fine” e crearne di nuovi. Questo è andare avanti.

Alla fine, parlando di “posizione limite”, parleremo proprio di questo.

Ora, trattato questo tema di possibili nuovi modelli sociali, abbiamo il tema, secondo me piuttosto cruciale, dei detrattori di queste tecnologie. Mostrando che, se è normale che un po’ di “titubanza” possa sorgere, non lo è che qualcuno “catalizzi” e “canalizzi”, per scopi personali, questa titubanza, andando verso un’autentica campagna di “demonizzazione” di queste tecnologie. Come vedremo subito.

I “detrattori” di queste Tecnologie: un po’ di titubanza ci può stare. Ben altra cosa è che questa titubanza venga “amplificata” e “organizzata”.

Da tanto tempo, ormai, come dicevo nella parte precedente, le persone vedono film e racconti di robot che si ribellano all’Uomo, da “Hal 9000” di “2001 Odissea nello Spazio” a “RUR” ad altro ancora. Ne ho parlato già prima.

Quindi, complice anche il nome “Intelligenza Artificiale”, un po’ di titubanza è normale che possa esserci. È nella natura delle cose.

Ricordiamo che, all’inizio della cosiddetta “Rivoluzione Industriale”, con la nascita della cosiddetta “Industria 1.0”, vi erano paure e perplessità.

Si trattava di una naturale paura dell’ignoto, che avvolgeva le persone. Una paura che poteva “spiazzare” e disorientare.

Anche romanzi quali “Il vampiro” di John Polidori (ruolo, quello di John Polidori, che io avevo interpretato, in un  bellissimo lavoro su Byron, scritto e diretto dall’eclettica Paola Pellegrino), sono stati interpretati come la paura delle macchine delle Nuove Industrie e, di conseguenza, della nascita di nuove classi sociali.

Oggi siamo all’inizio di un’altra rivoluzione. Una rivoluzione che, parlando in termini “industriali”, sta dando origine al quella che il fisico Valerio Grassi aveva definito “Industria 5.0”: la fase da lui definita “Umanizzazione”.

Questo è un salto ancora più grande. Che, appunto, va a fondersi con tutte le paure che vi sono sull’idea che una macchina possa ribellarsi all’Uomo, prendendo il controllo di tutto, e addirittura “escludendo” l’Uomo.

È il problema di una possibile “perdita di controllo”, di cui parlavo nella parte precedente. La paura di questo può esserci, e per alcuni è comprensibile che ci sia: è un “salto nell’ignoto”, tra l’altro accompagnato da  una letteratura che contiene, in diversi casi, presagi funesti.

L’azione corretta, a questo punto, sarebbe “guidare” le persone verso un uso consapevole di questi mezzi, facendo loro capire che la Tecnologia, se ben utilizzata, non è una nemica ma un’amica: è qualcosa che ci può guidare verso un Mondo migliore, più semplice, più luminoso.

Occorrerebbe, quindi, un lavoro di educazione: che, in qualche modo, faccia svanire le nebbie delle paure dell’ignoto, e porti una nuova consapevolezza.

Qualcuno, invece, sta purtroppo utilizzando queste paure, non diminuendole, ma addirittura amplificandole. Sta, in qualche modo, utilizzando queste paure “ataviche” dell’ignoto per portare avanti un’autentica campagna non solo “denigratoria” e “diffamatoria” nei confronti dell’Intelligenza Artificiale, ma addirittura di vera e propria “demonizzazione”.

Le tecniche di questo “qualcuno” sono l’opposto della conoscenza. La Conoscenza, infatti, deriva dal sapere cos’è una cosa, sapere di cosa si tratta. Questo “qualcuno”, invece, lavora esattamente al contrario: fa sì che le persone “demonizzino” questa Tecnologia senza nemmeno provarla, senza nemmeno sapere di cosa si tratta.

Insomma: questo “qualcuno” raccoglie persone forse già disorientate, magari preoccupate, e, invece che guidarle verso la conoscenza di questi strumenti, insegnando loro ad utilizzarli come vero propulsore di conoscenza, ingigantisce le loro perplessità, trasformando la loro titubanza in un autentico “odio” verso queste Tecnologie. Un odio che, tra l’altro, non è fondato su alcuna conoscenza, ma su un “rifiuto a priori” improntato sull’ignoranza di cosa queste Tecnologie sono davvero.

Un’opera, questa, che non esito a definire davvero “assurda”, per non andare molto oltre. Un’opera pericolosa, che porta le persone a detestare, a demonizzare qualcosa che nemmeno sanno cos’è e come funziona. Invece che guidare alla conoscenza, questo “qualcuno”, del quale si può anche parlare al plurale, guida le persone verso l’ignoranza, verso il rifiuto del divenire.

Insomma: questi “qualcuno” (posso ora, come dicevo, passare al plurale, perché, purtroppo, queste persone non sono una sola) fanno sì che domini la non conoscenza. E che le persone insultino, odino e definiscano con i peggiori appellativi qualcosa di cui ignorano nel modo più assoluto il funzionamento.

È come se, facendo un esempio, qualcuno parlasse male di un frutto tropicale, senza avere mai né assaggiato né addirittura visto un frutto tropicale, solo perché qualcuno gli ha detto che  fa male.

Il giorno che dovesse provare ad assaggiare quel frutto tropicale, potrebbe trovarlo buono, e scoprire che fa anche molto bene alla salute.

Il problema è che chi gli ha detto che questo frutto fa male lo porterà a non assaggiarlo mai, e forse nemmeno a vedere come è fatto.

Lo stesso capita per l’Intelligenza Artificiale: questi “qualcuno” non spiegano alle persone come questa funziona, non ne mostrano il funzionamento: semplicemente, insegnano alle persone a “demonizzarla”, a considerarla come se fosse il diavolo in persona.

E non esagero: quando, alcun i mesi fa, avevo proposto ad un amico di provare qualche strumento di Intelligenza Artificiale, questo amico mi aveva risposto: “Io non provo strumenti del Diavolo”.

Questa affermazione era molto simile a quella che avevano fatto i cardinali inquisitori di Galileo Galilei, quando quest’ultimo li aveva semplicemente invitati a  guardare nel telescopio. Da qui possiamo dedurre quanto indietro ci porti una simile affermazione.

Comunque, qualche giorno fa un’amica, parlando di Intelligenza Artificiale  aveva detto: “Mi fa vomitare”. Naturalmente senza nemmeno sapere di cosa si tratta e come funziona.

Queste persone sono in totale buonafede: il problema è chi li “sobilla”, al solo scopo di controllarli e dominarli. Quest’ultimo è in totale malafede, perché vede l’attacco a queste Tecnologie come un modo per impedire a queste persone di evolvere e di essere libere.

Prima di proseguire, vediamo come questi “Leader dell’attacco allo sviluppo” sono nati.

Buona parte di questi “detrattori” sono nati da un’evoluzione di quello che io ho definito “Fronte del Dissenso”. Con questo nome ho definito il composito insieme di movimenti che, ai tempi dell’Epidemia Sars-Cov2, si erano opposti alle restrizioni imposte, Green Pass compreso.

La loro opera, in parte, è stata interessante, e ha portato alla nascita di cose di valore, quali le Scuole Parentali. Io, finché la loro opera si limitava all’attacco al Green Pass e alle restrizioni, l’avevo appoggiata, prendendone anche parte attiva. Scorrendo i miei articoli di alcuni anni fa, sulla mia Pagina Autore di questo giornale, potrete averne conferma.

Ad un certo punto, però, i Leader di questi Movimenti si sono resi conto che le restrizioni stavano terminando. In diversi casi, queste persone avevano acquisito, da questo periodo, fama, gloria e, in alcuni casi, anche denaro.

Rendendosi conto che tutto stava finendo, temevano il ritorno nell’anonimato. Cosa che sarebbe, inevitabilmente, accaduta, visto che, di certo, questi Leader non avevano lasciato un “segno” nella Storia tale da poterne permettere il ricordo. Pochi mesi dopo sarebbero stati totalmente dimenticati.

E loro non ci stavano: dopo avere toccato con mano le cose citate poco fa, non avrebbero potuto accettare di tornare nel nulla da cui erano venuti. Infatti, se è vero, come diceva Andreotti, che “Il Potere logora chi non ce l’ha”, è anche vero che logora ancora di più chi l’ha avuto e l’ha perso.

Serviva, quindi, qualcosa su cui “convertire” la battaglia, in modo da potere continuare ad esercitare Potere.

Ed ecco l’idea brillante: il Green Pass era uno strumento digitale. Ovviamente, lo era solo per motivi “logistici” e di comodità: non certo per altri motivi.

Allora, da qui è scattata l’idea di associare il Green Pass all’Identità Digitale. Facendo credere che il Green Pass fosse un modo per abituare le persone all’Identità Digitale.

Il Green Pass, poi, era un QR Code: attraverso la sua “scansione” venivano acquisiti i dati del vaccinato.

È stato, quindi, facile fare credere che inquadrando “qualsiasi” QR Code la persona fornisse i suoi dati: anche se inquadrava un altro QR Code (magari di un menù o del programma di un Concerto). Questo appare assurdo, ma sono riusciti a farlo credere. E tutto ciò ha portato anche ad una “demonizzazione” del QR Code, che è stato associato al Green Pass (non a caso qualcuno parlava di “Green Pass-QR Code”),  facendo passare l’idea, come dicevo, che sottraesse dati. Al punto che una persona, tempo fa, mi diceva che “non lo accettava”.

Questo dice a che grado di assurdo sia arrivato quello che un tempo era il Dissenso contro le restrizioni epidemiche. E che, oggi, è in buona parte un Movimento di persone che attaccano ciò che porta avanti.

Infatti, alle manifestazioni “No Green Pass” si erano sostituite quelle “No alla Digitalizzazione”.

Fare rientrare anche l’Intelligenza Artificiale in tutto questo, mostrandola addirittura come prosecuzione delle restrizioni, o quasi, è stato facile.

Inoltre, avendo già fatto passare l’idea che il vaccino a mRNA, utilizzato per il Sars-Cov2, modificasse il DNA, è stato facile, collegando tutto questo all’Intelligenza Artificiale, fare credere alle persone che questa fosse un passaggio verso il Transumanesimo, e di conseguenza verso un impianto di un Microchip nel corpo.

Infatti, spesso, ogni volta che parlavo in rete di questo argomento, mi sentivo rispondere: “Ma sì, fatti impiantare il Microchip!”.

Naturalmente, queste persone ignoravano completamente cosa fosse il Transumanesimo, e il fatto che l’installazione di un Microchip non è solitamente contemplato in questo.

Oggi esiste una World Transhumanist Association (WTA), che si chiama solitamente “Humanity +”, fondata nel 1998 dal fisico e filosofo svedese Nick Bostrom, oggi docente nel Regno Unito, e dal Sociologo David Pearce, che ha anche un’”emanazione” italiana, l’Associazione Italiana Transumanisti (AIT) con sede a Milano. Nel parlavo anche nella parte precedente.

Si tratta di una struttura del tutto etica, che propone l’allargamento delle potenzialità dell’Uomo tramite la Tecnologia. Non si parla di installazione di microchip e simili (come già fatto notare), se non per motivi di salute.

Però, in questi Gruppi, questa idea che l’Intelligenza Artificiale faccia perdere l’Umanità è il “leitmotiv” che li muove. Questo avviene al grido di “Resto Umano”: un’affermazione che non vuole dire assolutamente niente, almeno in questo caso, ma che è utilizzata come “vessillo” da elevare nel cielo del nulla.

Tutte queste persone, che “urlano” queste “frasi senza senso”, almeno in questo contesto,  sono in totale buonafede: quelli che sono in malafede sono coloro i quali li “sobillano”, “canalizzando” le loro titubanze, facendo sì che “odino” qualcosa che non sanno nemmeno cos’è. In questo modo, questi Leader si sono assicurati un Potere a tempo indeterminato, essendo queste Tecnologie in continua espansione.

Tuttavia, se prima la battaglia alle restrizioni ha prodotto momenti interessanti (quali le citate Scuole Parentali), questa nuova battaglia è unicamente “regressiva”, e non può portare con sé nulla di buono.

La conseguenza diretta del rifiutare il Divenire, visto che non si hanno modelli alternativi (e, ovviamente, questi Leader non sono in grado di produrne), è “ricadere” nel Passato.

Infatti, se si rifiuta ciò che porta avanti, inevitabilmente si può solo “cadere” indietro, nel Passato.

Non a caso, in questi ultimi periodi, sui Social abbondano i Gruppi e i Post che inneggiano agli annoi 70 e 80. Con affermazioni del tipo: “Non avevamo niente, ma avevamo tutto”. Compaiono post che inneggiano anche alla Famiglia Patriarcale, alla Scuola di un tempo e così via.

Ne avevo parlato in un mio articolo: “Ritorno al Passato: un regresso potenzialmente pericoloso”.

Il Passato è diventato il modello di riferimento di questi Gruppi. Un passato che non è, sicuramente, quello che davvero è stato, ma una loro idea “regressiva”.

Questi Gruppi, negando il Divenire, hanno anche assunto caratteristiche “magiche” (di visione “magica” della Realtà), in senso negativo, che vanno a negare quasi “in toto” la Conoscenza.

Una ragazza di uno di questi Gruppi mi aveva detto: “Vogliono cambiare il clima perché vogliono sostituirsi a Dio”: lasciando con questo intendere che crede ancora che gli eventi atmosferici siano “mandati da Dio”. E questo dice il livello nel quale questi Gruppi stanno cadendo.

Anche in altri casi avevo sentito frasi del tipo: “Vogliono sostituire Dio con l’Intelligenza Artificiale”. Lasciando, così, intendere una visione religiosa oscura, che, in parte, come dicevo, ricorda ancora l’Inquisizione, nei modi e nelle affermazioni.

Non a caso, questi Movimenti stanno oggi ottenendo l’appoggio delle aree più retrive del Mondo cattolico.

Va da sé che, se questi “Leader” fossero al Potere, ci troveremmo ancora in una Società da “Caccia alle Streghe”, quasi da Inquisizione. E non è difficile immaginarlo.

Spesso, questa propaganda della Paura è portata avanti mediante informazione volutamente distorta.

Questo fa capire il potenziale pericolo di questo “attacco strumentale” all’Intelligenza Artificiale: un attacco che trasforma la, forse comprensibile, diffidenza verso il nuovo in astio e odio. Di qualcosa, ribadisco, che nemmeno si sa cosa sia, e che si è invitati a non provare. In pieno stile di “negazione della Conoscenza”.

In parte, ho parlato di questo nel mio libro: “Dissenso Vs Complottismo”. Al suo interno, nella Seconda Sezione del libro, che ho definito “Sezione Pratica”, tratto di questa caduta del Dissenso nel “baratro” dell’Ignoranza e del regresso.

L’unico vantaggio è che questi Leader… non sono al Potere. Poer ogni persona che lancia “strali” contro l’Intelligenza Artificiale, che diffonde false informazioni, ce ne sono migliaia che la provano e la scoprono un “compagno di viaggio” davvero straordinario.

Questo lascia intendere che, entro qualche anno, questi leader avranno perso la loro Leadership.

Questa la mia previsione, fatta nel mio Romanzo: “Da Byron al Futuro

In fondo, la forza della Conoscenza non può essere fermata per sempre dalla menzogna e dalla non conoscenza.

Per fare cadere questo “muro di menzogna”, che questi Leader, come ho detto in malafede, stanno cercando di erigere nei confronti delle Nuove Tecnologie, basta la conoscenza e la sperimentazione diretta. Qualcuno di questi loro seguaci, prima o poi, sperimenterà queste Tecnologie, scoprendo che non hanno nulla di quello che è stato a lui raccontato.

Quando queste prove verranno effettuate, il citato seguace perderà allora fiducia in chi gli ha raccontato queste cose, e a sua volta farà conoscere la verità ad altri.

Qualcuno potrà rifiutarla (il “Mito della Caverna” di Platone parla chiaro): tuttavia, qualcuno lo ascolterà. E, più persone lo ascolteranno, più la fiducia in questo Leader “vacillerà”. Finché svanirà del tutto.

Quindi, questo fenomeno, seppur potenzialmente pericoloso e preoccupante (sapere che qualcuno “canalizza e “catalizza” la titubanza delle persone per creare un “fronte” di persone che demonizza le Nuove Tecnologie è cosa sicuramente riprovevole e, come dicevo, potenzialmente pericolosa), è comunque circoscritto: almeno, in  buona parte alla Repubblica Italiana (altrove, personalmente, non ho visto fenomeni di questo tipo, almeno non così “dirompenti”). E, secondo me, è destinato ad esaurirsi.

L’ignoranza non può resistere alla forza del divenire e della conoscenza: qualcuno dei seguaci di questi leader proverà questi strumenti, e saprà cosa veramente sono. Sconfessando questi “Leader del terrore”. E rimandandoli in quell’anonimato da cui venivano, e nel quale, almeno auspico, possano ritrovare un po’ di consapevolezza. Non  è mai troppo tardi.

Quale Futuro?

Concludiamo questi articoli sull’Intelligenza Artificiale con uno “sguardo” più diretto sul Futuro.

Un Futuro che, per alcuni, è fatto di “incubi”, mentre, per altri, è fatto di “bellissimi sogni”.

In parte, ne accennavo anche prima, parlando di “Nuovi Modelli Sociali”.

Qui cercheremo di presentare delle possibilità, che potrebbero segnare il Futuro dell’Umanità nei prossimi decenni.

Cercando di capire cosa potrebbe accadere. Da diversi punti di vista:

1 – Il punto di vista dei Detrattori: un futuro oscuro

Un mondo governato da Elite Economiche. Che decidono chi deve avere denaro e chi no. O, secondo i detrattori più “pessimisti”, addirittura chi deve sopravvivere e chi no). Un lavoro che non esiste più. Un modo dove le persone sono super controllate. Dove la vita diviene impossibile, e dove solo “fiatare” contro il Sistema comporta problemi.

Un Mondo dove vi è un “reddito di base” che può essere tolto in ogni momento, se ci si oppone al Sistema.

Questo il punto di vista dei “detrattori”. Un punto di vista “condiviso” anche in alcuni racconti. Tra questi, il noto “1984” di George Orwell, pubblicato nel 1949 (ne esiste anche una versione cinematografica, disponibile anche su Youtube a questo indirizzo), dove una sorta di “Grande Fratello” controllava tutti, in ogni momento. E anche il meno noto “Snow Crash”, di Neal Stephenson, del 1991, dove le persone vivevano in situazioni squallide, al limite del vivibile, e consideravano il Metaverso come una possibile fuga. Questo scenario, ovviamente, è condiviso, come dicevo, dai “catastrofisti”, e “spinto” il più possibile dai citati “Leader” dell’Anti Sistema. Che utilizzano queste “visioni oscure” per portare le persone a “odiare” sempre di più queste Nuove Tecnologie, senza nemmeno provarle e comprenderle (in fondo, come visto, questo è il loro scopo, visto che non spiegano nemmeno cosa sono e come funzionano: il loro scopo è solo condurre la gente a odiarle).

Queste visioni oscure contribuiscono a creare un “alone” di paura attorno a queste Nuove Tecnologie. Portando qualcuno a rifiutarle a priori: cosa che, come ribadito, è la più pericolosa, perché si finisce per parlare di qualcosa che nemmeno si sa cos’è.

Tuttavia, si può riflettere su una cosa: le persone che “portano avanti” queste idee non sanno nemmeno, di fatto, cosa sono queste Nuove Tecnologie: perché, come detto, le rifiutano a priori.

Quindi, sono scenari “tracciati” in base a cose che non si conoscono. Di conseguenza derivano dalla non conoscenza, e non dalla conoscenza.

Quindi, non credo possano essere considerati attendibili. Anche perché la ricerca che ha portato allo sviluppo e all’”esplosione” di queste Tecnologie è una ricerca positiva, portata aventi al solo scopo di conoscenza.

Di conseguenza, non credo proprio che simili profezie siano attendibili: piuttosto, sono utilizzate dai “detrattori” per incutere ancora più paura alle persone.

Possiamo quindi, secondo me, ignorarle: sono strumentali, e non hanno nessun fondo di possibile verità, legata ad un vero sviluppo di conoscenza.

Anche i futuri “distopici” che vengono prospettati, secondo me, non sono verosimili.

Meglio pensare in positivo, e pensare che vada tutto bene. La Tecnologia ha sempre migliorato la vita delle persone: perché non dovrebbe farlo anche ora?

2 – Il punto di vista positivo: una Società in cui il concetto di “lavoro obbligatorio”

      sia superato.

Nel mio citato “Da Byron al Futuro: una strada “a doppio senso”” facevo mia questa seconda possibilità. L’avevo espressa anche nella seconda parte del mio citato articolo:

Tecnologia, Democrazia e Libertà”.

È la posizione che esprime anche Nick Bostrom nel suo libro: “Deep Utopia: Life and Meaning in a Solved World” (Profonda Utopia: Vita e significato in un Mondo Risolto. Libro che appare disponibile solo in inglese).

Il “Mondo Risolto”, di cui Bostrom parla, è un Mondo in cui la Tecnologia ha risolto parecchi dei problemi delle persone. Un mondo nuovo, insomma.

Personalmente, faccio mia questa visione, che nel mio citato articolo era descritta come “posizione limite” del rendere dei lavori obsoleti.

Infatti, come dicevo anche in precedenza, la Tecnologia renderà buona parte dei lavori obsoleti (quindi non più necessari). Come dicevo in precedenza, e come diceva lo stesso Harari, occorrerà sempre più “reinventarsi” in nuovi lavori, man mano che le Tecnologie “supereranno” quelli che si stavano svolgendo.

Tuttavia, questo potrebbe avere una “posizione limite”: una posizione in cui, di fatto, tutte le attività saranno superate. Anche quello è una sorta di “punto critico”: che, però, potrebbe esserci.

Come facevo notare anche nel mio “Da Byron al Futuro”, i costi di produzione saranno sempre più bassi. Così come quelli dell’Energia, che in quel caso era fornita da pannelli solari nello Spazio.

Già in quella situazione che prospettavo, che si riferiva ad un ipotetico anno 2066, la necessità di lavorare per vivere era sempre meno presente.

In fondo, lo stesso Harari parlava di “Post Working Models”. Uno di questi modelli potrebbe essere proprio questo: una Società in cui il “lavorare per vivere” non sarà più un qualcosa di necessario.

Come questo avverrà è tutto da vedere: tuttavia, secondo me, questa è la cosa più probabile, almeno “in proiezione futura” più distante.

Infatti, le Nuove Tecnologie finiranno per rendere tutti, o quasi, i lavori obsoleti. Quelle poche attività che dovranno essere svolte non avverranno più su base obbligatoria, ma su base volontaria. E tutti avranno di che vivere. Nel mio “Da Byron al Futuro” si stava “camminando” in quella direzione, seppure non era ancora pienamente raggiunta. Tuttavia, la direzione era quella.

Secondo me, questo è il Futuro a cui l’Umanità è destinata. Come e quando avverrà è tutto da definire, ovviamente. Tuttavia, questo sarà il destino dell’Umanità.

E, secondo, me, l’Umanità non dovrà nemmeno attendere secoli perché ciò avvenga. Secondo me, tutto questo sarà Realtà entro la fine dell’attuale secolo. Questo vuol dire che, quando questo avverrà, qualcuna delle persone che oggi già calca il terreno di questo Pianeta sarà ancora in vita. Come, in effetti, prevede Bostrom.

Come questo avverrà, lo dicevo poco fa, è da definire, e il flusso del Tempo ce lo farà comprendere. Tuttavia, secondo me, e a quanto pare non solo secondo me, non potrà che essere così: l’evoluzione delle Tecnologie non potrà che portare a questo.

3 – Nuovi lavori, dalla “Cooperazione” con l’Intelligenza Artificiale

Questa è una possibilità, per così dire, “intermedia”. Anche lo stesso Harari faceva notare che, i nuovi lavori che sorgeranno, saranno dati dalla “cooperazione” con l’Intelligenza Artificiale, e non dal contrasto con questa.

Di conseguenza, nasceranno nuove attività, in cui vi saranno “team” di Robot e Umani assieme. Che assieme coopereranno.

Questa è una possibilità: un’Intelligenza Artificiale che, in qualche modo, “affiancherà” a tutti gli effetti l’Uomo.

Questa la vedo come opzione possibile, almeno nell’immediato futuro, o in quello a media scadenza (con questo intendo un periodo da qui alla metà di questo secolo).

Per un futuro più distante, però, già prima della fine di questo secolo, visti gli attuali sviluppi, il “Machine Learning” renderà le macchine sempre più capaci, vista la citata velocità di apprendimento (si ricordi l’esempio del Computer Scacchistico, fatto nella parte precedente). Di conseguenza, molti lavori “passeranno” alle macchine.

Credo quindi che, alla fine, tutto questo “confluirà” comunque in una Società dove il “lavorare per vivere” un sarà più una necessità.

Secondo me, il “punto di approdo” sarà comunque quello.

Alcuni studiosi condividono questo pensiero: oltre al citato Nick Bostrom, di questa idea sono Manuel Castells, che esprime questo nella sua trilogia: “L’Era dell’Informazione” e

Daniel Susskind, che la esprime nel suo libro “A World without Work”.

Posso citare anche l’imprenditore e politico statunitense Andrew Yang, che aveva proposto il citato Universal Basic Income (UBI), noto anche, come già fatto notare nella parte precedente, come “Reddito Universale”.

Conclusioni: Uomo comunque al centro

Siamo giunto al termine di questo lungo “excursus” sull’Intelligenza Artificiale.

Siamo partiti, ovviamente, da “cos’è e come funziona”: cosa necessaria per capire. Si sono anche, poi,  descritti degli strumenti per provarla, e spero che questo sia stato fatto, anche prima di leggere le ultime due parti, come ho suggerito.

Per tutto il resto, sarà il futuro a parlare, con i suoi sviluppi, sempre più veloci, quasi “vorticosi”, di questo strumento.

Oggi questa, secondo me, è una rivoluzione paragonabile a quella di Internet, tra la fine del precedente secolo e l’inizio dell’attuale. E, forse, è ancora superiore, e il tempo lo dirà con fermezza.

L’Intelligenza Artificiale non potrà non cambiare la Società: occorre accettare questo cambiamento, piuttosto che rifiutarlo, per restare peraltro ancorati ad un modello sociale che genera schiavitù.

Sicuramente, i primi lavori eliminati saranno quelli più ripetitivi. Poi, piano piano, anche altri lo saranno. O meglio, come dicevo prima, diverranno obsoleti: meglio mantenere questa prospettiva, altrimenti si finisce per “cadere” nell’ottica dei detrattori: che, come detto in precedenza, sono potenzialmente pericolosi.

Il rendere determinate attività obsolete avrà due vantaggi: il primo sarà che molte di queste attività  estenuanti e sicuramente non salutari saranno eliminate.
Pensiamo, ad esempio, a chi fa le pulizie nelle case: deve stare, per ore al giorno, in posizioni sicuramente non salutari, maneggiare prodotti non salutari, se non tossici, ripetere gesti dannosi per il fisico e così via. Una macchina che permette di svolgere questi compiti permetterà a queste persone di liberarsi della necessità di qualcosa di estenuante e malsano.

Lo stesso pere chi scarica pacchi e altro: non è, a differenza dell’attività fisica in palestra, un’attività fisica che porta salute. Il fatto che la necessità di questa attività sparisca sarà solo di beneficio per l’Uomo.

L’altro vantaggio è che le persone saranno sempre più autonome nei confronti di determinati compiti, senza dovere più dipendere da qualcuno. Ad esempio, il fatto di poter generare immagini con un prodotto di generazione immagini permette di non doversi più rivolgere a un grafico; avere una macchina che svolge lavori domestici permette di non doversi più rivolgere a qualcuno per svolgerli, accettandone le richieste e, ovviamente dovendolo pagare. Le macchine, come unica richiesta, hanno la manutenzione, e il loro costo di acquisto iniziale (che, però, sarà sempre più basso): per il resto ci assistono 24 ore al giorno (salvo il rumore in casa, ovviamente!), quando noi vogliamo, e a costo zero, se non quello dell’energia per farle funzionare (comunque enormemente inferiore al costo di una prestazione professionale).

Insomma: si preannuncia, anche per questo, una società più “libera”.

E una società più “libera” non potrà, secondo me, che portare alla “libertà” dalla necessità di svolgere un lavoro per vivere, magari all’opposto delle nostre capacità e potenzialità (ad esempio, un artista costretto a fare le pulizie o uno studioso costretto a lavorare in un Call Center). Si potrà, secondo me, preannunciare una Società non più basata sul lavoro, ma, come diceva anche la Psichiatra Erica Poli, sull’”Energheia”, vale a dire sullo sviluppo delle nostre potenzialità.

Se ben utilizzata, la Tecnologia potrà essere il vero “propulsore” per e verso un Mondo Nuovo.

Magari, potrebbe aiutarci a realizzare quello sviluppo di una “Nuova Coscienza” di cui molti parlano.

Una volta liberati dal peso di lavori estenuanti, che dobbiamo svolgere per vivere, una volta liberi dal peso di molte cose, le nostre potenzialità potranno davvero “volare”, e renderci migliori.

Insomma: la Tecnologia potrà creare una società davvero “Umana”, dove noi potremo svilupparci al meglio, e avere accesso a molta più conoscenza. Essendo anche sempre più in forma e in buona salute, sempre grazie alla Tecnologia, che potrebbe addirittura, come dicevo nella Terza Parte di questo lavoro, arrivare a “prevedere” delle malattie prima che queste si manifestino.

Insomma: auspico che queste Tecnologie portino verso un Mondo migliore, davvero “umano”. Quello che si potrebbe chiamare “Un Nuovo Umanesimo”: che, credo, qualcuno già in vita ora potrà vedere e toccare con mano.

Alla fine, comunque, dipende tutto da noi. Personalmente, io sono ottimista. E spero lo potrete essere anche voi.

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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