Di Jean Bessala**
Le criptovalute sono state condannate per il loro record ambientale in un momento in cui gli investimenti tradizionali si sono rapidamente spostati verso valori ambientali, sociali e di governance (ESG) più verdi. Quindi, quanto tempo ci vorrà prima che le criptovalute si guadagnino le loro credenziali verdi?
Gli investimenti verdi sono asset come le obbligazioni che pagano progetti con risultati ambientali e sociali positivi. Le obbligazioni verdi , ad esempio, contribuiscono a ridurre le emissioni di gas serra, a incrementare la capacità di energia rinnovabile e all’adozione di infrastrutture di trasporto pulite.
Gli investimenti in criptovalute, d’altro canto, sono ampiamente considerati dannosi per l’ambiente, principalmente a causa del mining di criptovalute e dell’enorme energia che richiede. Il mining nel contesto delle criptovalute si riferisce a un meccanismo chiamato “proof of work” (POW) in cui i “minatori” di criptovalute utilizzano computer specializzati per risolvere complesse equazioni matematiche per proteggere le transazioni e creare nuove monete. È qui che entra in gioco l’uso di energia.
Agenzie e organizzazioni come l’ Agenzia Internazionale per l’Energia e le Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione circa gli effetti del crypto mining, in particolare di Bitcoin, la criptovaluta più nota.
L’impatto ambientale delle criptovalute
L’Istituto universitario delle Nazioni Unite per l’acqua, l’ambiente e la salute ha stimato che nel 2020-2021 le reti Bitcoin avevano un’impronta di carbonio, acqua e terra significativa.
L’impronta di carbonio di Bitcoin era equivalente alla combustione di 38 miliardi di tonnellate di carbone, mentre la sua impronta idrica (utilizzata principalmente per i sistemi di raffreddamento) avrebbe soddisfatto il fabbisogno idrico domestico di oltre 300 milioni di persone nell’Africa subsahariana.
Il Cambridge Blockchain Network Sustainability Index colloca il consumo di elettricità delle reti Bitcoin al di sopra di quello di diversi paesi sviluppati, tra cui Norvegia e Svezia. Per gli investitori che vogliono seriamente raggiungere gli obiettivi ESG, questo aspetto delle criptovalute sarebbe probabilmente un fattore decisivo.
È anche reso difficile dalla mancanza di regolamenti sulle attività crittografiche. Dopo anni trascorsi ai margini dei mercati finanziari e considerati un’impresa “per arricchirsi in fretta”, gli investimenti crittografici stanno diventando mainstream. Ma c’è ancora poca regolamentazione per proteggere gli investitori e garantire che i partecipanti adottino pratiche in linea con i valori ESG.
Gli scettici sottolineano i principali problemi che affliggono questi mercati, tra cui l’uso di criptovalute e piattaforme per il riciclaggio di denaro, le truffe e la manipolazione dei prezzi.
Quindi è certamente difficile sostenere la causa green delle criptovalute. Ma allo stesso tempo sarebbe fuorviante guardare solo un lato della medaglia. Il fatto è che le criptovalute hanno un percorso impegnativo ma raggiungibile per essere ampiamente accettate come green.
Decarbonizzare l’industria delle criptovalute
Innanzitutto, il settore stesso ha riconosciuto la necessità di cambiare pratiche e processi per diventare più sostenibile. Nel 2021, un numero significativo di attori del settore delle criptovalute ha firmato il crypto climate accord (CCA) con l’obiettivo a lungo termine di decarbonizzare il settore globale delle criptovalute entro il 2040.
Il CCA ha fissato due obiettivi intermedi. Il primo era lo sviluppo di standard e tecnologie per avere blockchain alimentate al 100% da fonti rinnovabili già dal 2025. Il secondo obiettivo afferma che i firmatari dovrebbero raggiungere emissioni nette zero dal consumo di elettricità entro il 2030.
I recenti sviluppi tecnologici suggeriscono che il settore ha iniziato a mettere in atto dei piani, con la comparsa di strumenti e infrastrutture sostenibili.
Diverse aziende come Mara e Argo stanno lavorando a tecnologie come sistemi di raffreddamento a immersione a basso consumo energetico che riducono significativamente il consumo energetico necessario per l’attività mineraria.
Queste aziende stanno anche sviluppando sistemi in grado di riciclare il calore prodotto da asset digitali e da data center, e di reindirizzarlo per fornire energia alle comunità.
L’implementazione di queste tecnologie è facilitata dalla relativa mobilità dei crypto miner e dalle opportunità che alcuni governi e regioni offrono loro.
Inoltre, l’industria delle criptovalute ha visto l’emergere di criptovalute autoproclamate ecosostenibili, come la blockchain pubblica Cardano e Powerledger . Queste valute utilizzano un meccanismo meno dispendioso in termini di energia chiamato “proof-of-stake” (POS) anziché POW.
A differenza di POW, i minatori POS devono puntare le loro partecipazioni (la quantità di criptovaluta) quando convalidano e verificano transazioni e registrazioni. Quindi, se un minatore cerca di falsificare le registrazioni, potrebbe potenzialmente perdere la sua partecipazione. Il processo elimina la necessità di complessi calcoli informatici e quindi riduce drasticamente il consumo di energia. Infatti, nel 2022, la criptovaluta Ethereum è passata da POW a POS, riducendo il suo consumo di energia di quasi il 100%.
Il percorso verso le criptovalute verdi è agevolato da istituzioni come il Financial Stability Board , che sta adottando misure per fornire quadri di riferimento per la comprensione, la conformità e il raggiungimento degli obiettivi e dei valori ESG.
Insieme, questi elementi potrebbero aprire le porte a un futuro in cui gli investitori consapevoli potranno rischiare con le criptovalute.
**professore di Finnza presso la Salford Business School, University of Salford
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