Mitridatizzare la decadenza

Mitridatizzare la decadenza

Editoriale del direttore responsabile Emilia Urso Anfuso

Si dice che Mitridate Epatore Dionisio, maggiormente noto con il nome di Mitridiate il Grande o, in tempi recenti, Mitridiate VI Re del Ponto, regnante turco, nato a Sinope nel 132 a.C. e morto nel 63 a.C., fosse noto per due ragioni: la prima è quella di esser stato tra i più acerrimi avversario della Repubblica Romana.

La seconda ragione è relativa a un fatto particolare: temendo di poter essere avvelenato da qualche nemico, iniziò ad assumere ogni giorno una particolare miscela di sostanze velenose, calibrata al punto da non essere letale ma da abituare, secondo le sue intenzioni, l’organismo ai veleni.

Stando a ciò che è emerso sulla sua morte, ottenne l’effetto immunizzante. Senza voler ripercorrere i fatti storici, egli tentò il suicidio assumendo del veleno che, però, non ebbe l’effetto desiderato. Provò quindi a suicidarsi usando la spada, ma l’età avanzata non gli permise di portare avanti il progetto. All fine, accadde ciò che tentò tutta la vita di evitare: morì ucciso dalle lame dei nemici.

Cosa porta gli esseri umani a scegliere

Ho descritto questi fatti del passato per spiegare il motivo per cui, anche oggi, viene usato il termine mitridatizzare, con il senso – più consono ai tempi attuali – di assuefarsi, abituarsi al punto da divenire immuni, quindi senza alcun tipo di reazione, di fronte a fatti inaccettabili per esempio e che, altrimenti, avrebbero sortito una reazione avversa.

Il processo di mitridatizzazione, oggi, necessita di alcuni elementi che non sono veleni naturali o di natura chimica ma che, eppure, lo sono anche se sotto una forma diversa.

Uno degli elementi è un motivo collettivo di dissenso nei confronti, per esempio, di un comportamento riprovevole a livello sociale. Un altro elemento è il metodo di diffusione del comportamento e in questo caso, anche in questo caso, i media rappresentano il fattore fondamentale.

La domanda è: cosa porta gli esseri umani alla mitridatizzazione e perché?

Nei tempi attuali, diversamente da quelli antichi, la maggior parte delle scelte che si compiono non sono autonome ma dettate da scelte determinate a monte e da altri.

Un esempio tra i più semplici è rappresentato dai prodotti di consumo. Chi sceglie/acquista cosa e perché? La scelta di un prodotto, di un colore, di uno stile, può apparire autonomo eppure, è sempre più dettato da esigenze di mercato che, attraverso abili strategie che vanno a toccare – in maniera inconsapevole ai più – parti del cervello che rispondono a determinati input.

Scegliamo il colore nero perché ci ricorda qualcosa o perché siamo stati indotti ad amare questo colore attraverso una lunga serie di campagne pubblicitarie, immagini, video, film, trasmissioni televisive, confezioni di prodotti esposti nelle vetrine dei negozi o messi in bella mostra sugli scaffali dei centri commerciali?

Esistono poche scelte dettate dal proprio intelletto o da un ricordo del passato o un’emozione nell’epoca del marketing sfrenato e del sistema di induzione delle scelte che di personale, ormai, conservano poco e nulla.

Consapevolezza e inconsapevolezza

La scelta indotta, quindi dettata da scelte altrui anche se non palesata attraverso azioni imposte, rappresenta una forma sottile di imposizione che, essendo inconsapevole, nasconde un’autoritarismo maggiore rispetto al comando palese.

Se si entrasse in un negozio e il proprietario o il commesso ci ordinasse di acquistare un prodotto, lo manderemmo serenamente a quel paese e usciremmo indignati da quel punto vendita.

Se si entra nello stesso negozio ma, attraverso un sapiente uso delle tecniche pubblicitarie chiediamo un determinato prodotto/colore, ecco che abbiamo comunque subito un’azione autoritaria ma, essendone inconsapevoli, non riteniamo di aver subito un’abuso.

E’ la differenza tra scegliere e decidere, di fondamentale importanza per avviare un processo di riflessione personale e poi collettiva, che possa aiutare la società a uscire da certi legami e dipendenze invisibili eppure dagli effetti devastanti.

Accettare l’inaccettabile: l’assuefazione alla decadenza che uccide l’integrità morale

In pochi anni la società è cambiata. Non in meglio sotto diversi aspetti ed è necessario che io ribadisca un concetto che esprimo da anni: non sempre la modernità apporta miglioramenti.

In alcuni casi, nel corso del tempo, ho dibattuto anche con il mio collega Vittorio Feltri su questo tema. Lui ha sempre affermato che moderno è sempre meglio, portandomi l’esempio del fatto che “Un tempo nelle case non esistevano i cessi”.

Corrisponde al vero, tecnologicamente siamo giunti a livelli evidentemente apprezzabili di sviluppo al punto che si riflette, anche, sugli impatti negativi e positivi dei sistemi di intelligenza artificiale sulla vita umana. Proprio tutto bene non va, tutto sommato. Ma rispetto le opinioni altrui, che cozzano con le evidenze confermate dai dati, molto spesso.

Tornando al tema centrale, quanto è bene che la società sia rapidamente cambiata e che le regole di convivenza siano, in molti casi, sovvertite?

Un altro elemento su cui è necessario riflettere è però determinante: accettare l’inaccettabile spesso è un processo più semplice e immediato, rispetto a opporsi a un metodo, a un fatto o a un sistema.

Porto alcuni esempi pratici:

  • il politicamente corretto;
  • la sessualità che esce dagli ambiti della vita privata e si palesa come elemento collettivo;
  • il trash diffuso dai media che serve ad assuefare le persone all’accettazione della volgarità e a comportamenti altrimenti inammissibili.

Il politicamente corretto è un metodo che serve, evidentemente, a dirigere l’opinione generale delle persone verso una determinata idea che deve diventare collettiva.

Se la gran parte di una popolazione viene diretta a pensare che qualcosa è sbagliato e quindi, va “corretto” con un pensiero o un comportamento a cui adeguarsi, si ottiene una massa allineata a un pensiero. Un pensiero non determinato da un ragionamento ma da un’esigenza esterna, che nella maggior parte dei casi è di origine politica.

Qui sotto un mio articolo scritto in esclusiva per il quotidiano Libero in cui esprimo il mio pensiero sul Politically Correct:

Per ciò che concerne l’attività sessuale di individui adulti e consenzienti, tra le “mura domestiche” ” (ovviamente un modo di dire) si può scegliere ciò che si preferisce.

Il problema nasce nel momento in cui si decide, anche in questo caso politicamente ma in modo che la collettività non si renda conto di essere indotta a fare una scelta, che sessualizzare la società con l’intento di far perdere i freni inibitori, sia cosa buona e giusta.

La perdita dei freni inibitori, si sappia, non è solo legata alla condotta sessuale degli individui, ma è riconducibile, anche, ad azioni violente o comunque poco aderenti all’accettabilità generale.

In alcuni casi, la perdita dei freni inibitori è un effetto di patologie neurologiche o psichiatriche, è bene quindi non sottovalutare i rischi legati a questa condizione. La perdita dei freni inibitori in psichiatria è legata, per esempio, a disturbi del comportamento di una certa gravità – come il disturbo bipolare – o alla malattia di Huntington, patologia di tipo neurologico, che ha tra i suoi sintomi anche la perdita dei freni inibitori.

Potrebbe apparire semplicistico considerare grave la perdita dei freni inibitori a causa di un processo sociale imposto e finalizzato, forse, a spogliare gli individui di quegli elementi che sono stati processati nel corso dei millenni e sono serviti, fino a oggi, a renderci dissimili dalle bestie. Camminare nudi per strada non è solo sconveniente per ragioni di decenza, ma perché comunque non è bello procedere pubblicamente mostrandosi al mondo senza velarsi e quindi, proponendosi al mondo senza filtri.

L’idea del disvelamento fa anch’essa parte di un processo che, antropologicamente, ha portato l’umanità a un progresso, per esempio al corteggiamento che ha preso il posto all’assalto del maschio sulla femmina, cosa che – evidentemente – accadeva, più o meno in maniera secca e senza troppe moine, ai tempi dell’Uomo di Neandhertal.

Per semplificare: a furia di vedere in televisione e sui palcoscenici dei concerti musicali, corpi mozzafiato che si muovono riproducendo in maniera significativa le movenze dell’atto sessuale, l’umanità è vittima di un processo di assuefazione da un lato, si iper sessualizza dall’altro ma la cosa più pericolosa è determinata dalla cancellazione dei freni inibitori, condizione che, portata a livelli inadeguati alla civile convivenza, può far scaturire azioni violente perché si diventa inconsapevoli dell’azione commessa.

Vogliamo davvero continuare a regredire pensando che si tratti, invece, di un sistema sociale moderno e progredito? Se tutto appare essere lecito, tutto può essere commesso, anche e soprattutto azioni illecite (almeno così considerate fino ad ora).

Il terzo elemento dell’elenco che ho portato prima è rappresentato da comportamenti volgari o poco aderenti alla civile convivenza e diffusi attraverso la televisione.

Un esempio tra tutti e molto recente: il saluto in diretta di una delle protagoniste del Grande Fratello che ha rivolto l’estremo saluto alla ex suocera che sarebbe in fin di vita. (Ho usato il condizionale perché mi auguro che la signora Laura possa vivere ovviamente).

Ritenere che tutto ciò che salti in mente, al singolo cittadino o a una trasmissione televisiva molto seguita, possa esser fatto (in questo caso per il sacro share) è parte del problema: assuefazione a comportamenti che, fino a poco tempo fa, tutti più o meno consideravano inammissibili, ora sono introdotti fin dentro le case degli italiani che possono anche indignarsi, molte le lamentele sui social e soprattuttto su X ma che, alla fine, lasciano il tempo che trovano: a furia di assistere a simili comportamenti, anche l’indignazione lascerà il posto all’assuefazione.

(Il post che l’agenzia funebre Taffo ha dedicato su X ai saluti pubblici dagli studi del Grande Fratello)

Poiché a volte la scelta di cancellare immagini e post è fattibile, ho preferito scattare anche uno screenshot di questo post anche perché il video della Luzzi che saluta la ex suocera in fin di vita è scomparso dal web…

In qualche modo, gli esseri umani assumono un po’ di “veleno” ogni giorno ma in questo caso non lo fanno consapevolmente e inoltre, questo “avvelenamento” costante non serve ad assuefare l’organismo o il cervello per benefici scopi preventivi sulla salute fisica o mentale, bensì per perdere la capacità critica e quindi, per accettare l’inaccettabile.

Si tratta di una forma di mitridatizzazione in questo caso non voluta eppure molto diffusa e accade in quanto buona parte degli esseri umani non riescono a decidere, con grande forza e volontà, di smettere di esser vittime di ogni tipo di decisione esterna alle proprie idee che, alla fine, esistono sempre meno come elemento di unicità.

D’altronde, come fa un inconsapevole a decidere di cambiare rotta alla propria esistenza?

Le finestre di Overton

Concludo questa analisi con un sistema strategico ancora oggi poco conosciuto eppure largamente utilizzato sulle masse e che è denominato Overton Windows, cioè le finestre di Overton.

Per semplicità inserisco qui sotto il link a un mio approfondimento sul tema, che è stato pubblicato il 13 Novembre del 2022:

In conclusione, contrariamente a chi consiglia di “spegnere la TV e accendere il cervello”, raccomando di prendere atto, un po’ ogni giorno, di cosa viene proposto e diffuso anche e soprattutto attraverso i media.

Solo così si può restare lucidi e vigilare affinché il livello medio di accettabilità dei comportamenti umani non scenda al di sotto di una certa soglia. Ovviamente, non basta vigilare ma sarebbe, o meglio è, necessario che la voce dei cittadini fuoriesca oltre i limiti della gabbia dei social, che se da un lato appaiono essere un ottimo luogo – virtuale – anche per manifestare il dissenso, dall’altro lato sono la prigione perfetta per non consentire di manifestare, concretamente, la propria opinione su quanto accade.

Buona riflessione a tutti.

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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