Rubrica a cura del dottor Claudio Rao
Non è necessario essere un appassionato di moda per rendersi conto di quanto l’abbigliamento possa influenzare la percezione che gli altri hanno di noi. E l’immagine che di noi vogliamo mostrare.
Non per nulla esiste una « psicologia dell’abbigliamento » che si occupa degli effetti psicologici della scelta degli indumenti sia sulla persona che li indossa che sugli altri. Vestendoci trasmettiamo un messaggio preciso su chi siamo, cosa pensiamo di noi stessi e su come vogliamo essere percepiti socialmente.
In altre parole, l’abbigliamento è una forma di comunicazione non verbale.
In Pedagogia Clinica® « L’analisi sulla cura della persona nel compiere questa azione [abbigliarsi] offre grandi opportunità per rilevarne ogni informazione, precisarne l’identità personale, le facoltà e le istanze e accedere perciò a ogni sfumatura degli interessi e del manifestarsi, comprendere quanto essa sia viva, partecipe di sé e disponibile ad arricchirsi con quanto lo specchio le propone ».¹
Le psichiatre francesi Catherine Joubert e Sarah Stern, si sono interessate al tema che hanno trattato nel loro libro « Spogliati. Il linguaggio segreto del look » edito da Piemme nel 2006.² Il nostro modo di vestire parla di noi, dei nostri desideri consci o inconsci, spiegano.
Secondo la dottoressa Joubert, il nostro abbigliamento è alla frontiera tra la nostra intimità, il nostro mondo interiore e quello sociale. Appartiene contemporaneamente alla nostra interiorità e alla nostra esteriorità. Per questo è vocato a trasmettere un messaggio di sé agli altri. In particolare durante l’adolescenza.
Le modificazioni fisiche in questa fase della vita – spiega la dottoressa Stern – sono sconvolgenti e l’abbigliamento permette di controllare la propria immagine, la propria apparenza fisica. In questa età di sessualizzazione del corpo si gioca con i vestiti per esporsi o per nascondersi. Per questo la moda assume un valore così importante nei più giovani.
È anche vero che a qualsiasi età della vita attribuiamo qualcosa di particolare agli abiti, precisa la collega Jourbert. Che la posta in gioco siano le relazioni sociali, affettive, amicali o professionali. Senza contare i nostri vecchi abiti, testimoni del nostro passato o quelli delle persone care scomparse. « Come i vecchi pullover che infiliamo in casa per anni e che diventano una sorta di oggetto transizionale³ » conclude la Stern.
Abiti ed emozioni
Quando al mattino scegliamo i capi da metterci, esprimiamo il nostro stile personale, ma optiamo anche per un abito che riflette il nostro umore attuale o quello che vorremmo avere. Indossare vestiti a tinte vivaci, per esempio, può migliorare il nostro stato emotivo dandoci serenità e dinamismo. Scegliere una tenuta scura e cupa, al contrario, può riflettere uno stato di malinconia o di riservatezza.
Colori e stati d’animo
I colori, come abbiamo spiegato la scorsa settimana, hanno un ruolo essenziale nelle nostre vite, dunque anche nella psicologia dell’abbigliamento. Ogni tinta indica emozioni ed evoca specifiche risposte mentali. Per questo, la scelta del colore del nostro vestito avrà un impatto significativo sul nostro stato d’animo.
Il rosso stimola la nostra energia e vitalità. Il blu ci calma e favorisce la riflessione. Il nero è associato all’eleganza, ma anche al mistero o alla riservatezza. Il giallo evoca gioia e positività e… favorisce il buon umore!
Vestíti ed autostima
L’abbigliamento non è soltanto un modo per esprimere le nostre emozioni, ma può influenzare anche la nostra fiducia in noi stessi! Indossare un vestito che ci fa sentire a nostro agio ci trasmette una sensazione di fiducia e sicurezza facendoci sentire più propensi all’interazione sociale. Esprimendoci meglio e relazionandoci più positivamente agli altri.
La psicologia dell’abbigliamento, insomma, ci mostra a che punto le nostre scelte in fatto di guardaroba siano importanti. Il nostro modo di vestirci può influenzare le nostre emozioni, i nostri stati d’animo e perfino la nostra autostima. Per questo scegliere degli indumenti che riflettano il nostro stato d’animo e gli obiettivi della nostra giornata è tuttaltro che un problema secondario.
¹ Guido Pesci, Marta Mani, Dizionario di Pedagogia Clinica, Armando Editore, Roma, 2022, pag. 7.
² Edizione originale « Déshabillez-moi, psychanalyse de nos comportements vestimentaires », Hachette Pluriel Éditions.
³ « Nello sviluppo infantile umano, un oggetto transizionale è, solitamente, un oggetto fisico che fornisce conforto psicologico al bambino, sostituendo progressivamente il legame simbiotico genitore-figlio. Gli esempi più comuni includono bambole, orsacchiotti o coperte ». (https://it.wikipedia.org/wiki/Oggetto_transizionale)
DONA ORA E GRAZIE PER IL TUO SOSTEGNO: ANCHE 1 EURO PUÒ FARE LA DIFFERENZA PER UN GIORNALISMO INDIPENDENTE E DEONTOLOGICAMENTE SANO
Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
Lascia un commento