I benefici delle vacanze

I benefici delle vacanze

Rubrica a cura del dottor Claudio Rao

Per la maggior parte di noi, l’estate è foriera di ferie, di vacanze, di riposo. Dopo undici mesi di lavoro, tensioni e sacrifici. Sinonimo di disconnessione, cambiamento, abbandono della consueta routine, le ferie non sono solo benefiche, ma perfino necessarie alla nostra salute psicofisica

Nonostante tutto, anche in vacanza, il nostro cervello consuma ancora il 20% delle risorse energetiche del nostro organismo – assicura Francis Eustache neuropsicologo e ricercatore francese¹. Solo il 5% in meno che se dovesse concentrarsi su un calcolo mentale o la risoluzione di un problema.

Come fare allora per “mettere il cervello in vacanza”? Come approfittare davvero delle agognate ferie? Lo psichiatra Michel Lejoyeux² ci offre qualche pista di riflessione. Mettendoci in guardia da alcuni eccessi.

Il primo rischio da evitare è quello di voler esagerare

Godersi la famiglia e gli amici, fare sport, concedersi il tempo di leggere, di visitare città e paesi, di fare lunghe passeggiate in montagna sono tutte cose rinviate per troppo tempo? Normale desiderare recuperare il tempo perduto! Attenzione però – avverte il professor Lejoyeux – perché questa frenesia può celare ben altro. « In vacanza, la mancanza della nostra quotidianità, ci priva dell’ottimo sedativo dei nostri impegni delle nostre attività, occupazioni e abitudini. Tutte cose che – durante l’anno – ci impediscono di connetterci con noi stessi. Esse ci evitano di confrontarci con ciò che nei nostri pensieri o nelle nostre emozioni può generare ansia. Le vacanze ci privano di tale protezione e questo può diventare inquietante. Questo è ciò che spinge alcuni di noi a rifiutare l’idea di vacanza, come mancanza di attività, di dolce far niente. È ciò che definiamo come la mini nevrosi della domenica o la grande nevrosi delle vacanze estive ».

Il rischio è scegliere qualsiasi attività pur di colmare questo vuoto! C’è chi parte col lavoro in valigia o il computer sotto il braccio, chi è in permanenza su tablet e smartphone. E chi, con una certa abilità, riesce a convertire gli svaghi in modalità professionale, programmandoli accuratamente in modo da cadenzare tutte le giornate delle proprie ferie.

Lejoyeux ci ricorda che vacanza significa poter sperimentare le pause, il decrescendo, il cambio di attività fisiche e mentali. Saper tollerare un po’ di noia, un tempo non sempre programmato e pianificato! Una vera vacanza è abbracciare un nuovo stato d’animo, una nuova forma mentis e non necessariamente farsi un viaggio all’altro capo del mondo. Se proviamo sollievo a farci un semplice giro dell’isolato senza pensare a niente, siamo già in vacanza!

Un secondo rischio è quello di sperare di dimenticare totalmente il lavoro

Le ferie sono l’occasione di liberarci dallo stress dei vincoli e dagli obblighi professionali. Desideriamo farlo quanto prima, non appena chiusa la porta dell’ufficio o del negozio. Ma non basta recarsi in stazione o all’aeroporto perché la nostra testa si metta in modalità vacanza! « Siamo talmente assorbiti dal nostro lavoro durante tutto l’anno – ricorda lo psichiatra – che necessitiamo di un periodo di decompressione per cui non dobbiamo stupirci se i primi giorni viviamo in zona “no man’s land”, una sorta di terra di nessuno ». Un breve periodo di transizione un po’ destabilizzante perché non siamo ancora vacanzieri al 100%. Chiediamoci che cosa ci aspettiamo dalle nostre ferie. Soprattutto non angosciamoci – né tantomeno sentiamoci in colpa – se il lavoro resta presente nei nostri pensieri!

«Bisognerebbe, al contrario concepire la vacanza come l’opportunità di un progressivo cambiamento – suggerisce Lejoyeux. Può, per esempio, darci una lezione di lentezza o insegnarci a rientrarci sulla nostra vita affettiva o amorosa», tutte cose che produrranno i loro effetti più in là, magari in forma permanente, quando avremo ripreso la nostra attività lavorativa.

Il terzo rischio è quello d’idealizzare le vacanze

Ci immaginiamo al sole, coi nostri figli felici, in totale armonia, attorno a delle tavole imbandite di pasti succulenti. Idealizzare le ferie, immaginarle troppo perfette, amplierà la delusione fronte ai piccoli disguidi che potranno verificarsi (ce n’è sempre qualcuno). Il rischio è quello di perdere di vista i momenti gradevoli concentrandosi unicamente sui problemi: le tensioni familiari, il maltempo, dei vicini troppo invadenti. Ricavandone l’impressione di vacanze fallite o sciupate.

Per queste ragioni, il professor Lejoyeux raccomanda: «Lasciamo a casa il nostro perfezionismo! Come prepariamo le valigie, così dovremmo preparare la testa. Come? Lasciando a casa il proprio assolutismo, questa tendenza a pensare che alla minima difficoltà le nostre vacanze siano fallite!»

Concretamente, più che attenderci il Nirvana, assaporiamo le piccole soddisfazioni. Concentriamoci sull’istante, sul momento presente, l’hic et nunc, assaporandoci le cose che non possiamo fare il resto dell’anno: una bevanda sorseggiata serenamente, assorti nei nostri pensieri; il piacere del sole sulla pelle o del vento tra i capelli; la discussione fine a se stessa con persone piacevoli; un riposino fuori programma. Saranno probabilmente questi i ricordi più belli e i momenti delle vacanze che ricorderemo con maggior nostalgia.

Il quarto e ultimo rischio additatoci dal Lejoyeux è quello di essere troppo tesi

Ogni istante delle nostre vacanze rappresenta una sfida, un percorso salutare da compiere, una tappa verso esperienze da non perdere?Se la nostra tendenza è quella di preparare con eccessiva precisione le nostre ferie, elencando le cose da fare, i siti da visitare, le esperienze imprescindibili, dovremo mettere in conto il rischio di stress, frustrazioni e delusioni.

«Restiamo vigilanti a non crearci una “sindrome da vacanza”», mette in guardia Lejoyeux. La tendenza attuale è il conformismo, anche per le ferie! Come se esistesse un modo giusto per fare le proprie vacanze! Allora, trasgrediamo ed approfittiamo del nostro periodo di riposo come meglio ci aggrada.

Stacchiamo

In ogni vacanza avremo dei momenti sì e dei momenti no, ma se sapremo viverle ed assaporarle ai nostri ritmi, tutte le ferie saranno “riuscite”. Basterà evitare la mania del perfezionismo.

Non fissiamoci su pc smartphone e tablet

« Diffidiamo di questa specie di ortoprassi psicologica che vuole una disconnessione totale e illimitata in vacanza. Una direttiva quasi dittatoriale! Possiamo ovviamente mantenere qualche contatto e restare reperibili se lo desideriamo. L’eccesso di disconnessione ha altresì i suoi lati negativi. Come trovare il giusto mezzo? Ricordandoci che in vacanza bisognerebbe innanzitutto restare tranquilli. Senza pressing. Con o senza smartphone » dixit Michel Lejoyeux.

¹ Direttore dell’EPHE (École pratique des hautes études) a Caen, in Normandia e presidente del Consiglio scientifico dell’Osservatorio delle memorie.

² Michel Lejoyeux autore, esperto nel campo della psicologia cognitiva e dei disturbi dell’umore,  professore di Psichiatria e Medicina delle dipendenze all’Università Paris VII-Denis Diderot. Pr. Michel Lejoyeux, Addio tristezza! Dalle neuroscienze un nuovo approccio per guarire dalla “depressione moderna”, Marta Cai traduttore, Vallardi editore, 2017.

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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