Rubrica a cura del dottor Claudio Rao
Con la fine dell’anno scolastico e le meritate vacanze molti di noi riscoprono il ruolo dei nonni. Di necessità virtù.
Non tutti possiamo permetterci vacanze lunghe come quelle scolastiche, spesso neppure turnando tra padri e madri. Così, oltre a “Estate Ragazzi” e agli oratori parrocchiali, torniamo a sollecitare i nostri genitori, dei collaboratori familiari che sono spesso la chiave di volta delle nostre giornate e talora, anche delle nostre serate.
Non sempre però il gap generazionale favorisce rapporti sereni ed intese stile “famiglia del Mulino Bianco”. Spesso si creano screzi e difficoltà relazionali perché le prospettive dalle quali osserviamo i problemi nelle diverse età della vita sono talmente differenti da sembrare inconciliabili. Già il vecchio Socrate lamentava: “I nostri giovani amano il lusso, hanno modi di fare scorretti, scherniscono l’autorità e non hanno rispetto per i più anziani. Ai nostri giorni, i bambini sono dei tiranni”.
Penso a Christine, 35 anni, madre di due bambini di 2 e 6 anni e alle sue confidenze di una ventina d’anni fa. Le riporto “a braccio” avendo resettato il suo dossier da almeno qualche lustro. «Adoravo andare dai miei genitori quando non avevo ancora figli. Da allora ho sempre l’impressione che giudichino il mio modo di educarli. È incominciato quando erano neonati e noi, secondo loro, li prendevamo troppo rapidamente in braccio senza lasciarli piangere nella loro culla finché non si fossero riaddormentati. Così facendo, avremmo dato loro delle brutte abitudini, li avremmo viziati insomma. Noi abbiamo perseverato, mantenendoci fermi sulle nostre posizioni. Una situazione che ho vissuto come un’insopportabile invasione di campo e che ricordo ancor oggi è la seguente. Siamo seduti a tavola e Colombe (5 anni), mentre sua nonna serve il contorno, mette la manina sul piatto e dice “no verdura”. Mia madre gliene serve lo stesso un bel po’ affermando che “In questa casa i bambini mangiano di tutto”. Spiazzata, ho obbligato mia figlia a finire il piatto, tra lacrime e proteste: ci ha messo tre ore. Ero nervosa e abbiamo trascorso una giornata orribile. A casa nostra vige la regola che se Colombe pensa che la cosa non le piaccia, ne assaggia comunque un pezzettino e poi mangia altro. I miei genitori considerano questa mentalità lassista e diseducativa per la bambina. Non dico che i metodi dei miei genitori siano sbagliati e che i nostri sono la panacea, ma ritengo che ognuno abbia diritto a scegliere i proprî! Siamo vissuti in periodi diversi e la nostra epoca è così diversa dalla loro… Vorrei soltanto che i miei figli potessero godersi i loro nonni senza questi continui screzi sulla loro educazione».
E’ assolutamente normale non essere d’accordo con i proprî genitori sull’educazione dei proprî figli: i tempi sono cambiati a una velocità vertiginosa, inimmaginabile per le generazioni precedenti che si succedevano in modo ben più cadenzato nel tempo e nello spazio. Pensiamo soltanto a smartphone e tablet, ai nostri orarî di lavoro, all’appartamento e al contesto urbano o rurale nel quale viviamo. Alla progressiva emancipazione della donna, al coinvolgimento attivo dell’uomo nell’educazione dei figli. Alle separazioni, alle famiglie “allargate”, alla società multietnica che è entrata a pieno titolo nelle scuole dei nostri ragazzi. Vere rivoluzioni culturali che hanno cambiato radicalmente il volto della nostra società. E che hanno rimesso in discussione l’educazione che abbiamo ricevuto!
Alcuni di noi pensano di aver ricevuto un’educazione troppo rigida e temono che i propri figli possano risentirne. È un fenomeno piuttosto comune, in quanto ogni generazione è convinta di aver allevato i propri figli meglio di quella precedente.
Oggi privilegiamo la comunicazione, l’esternazione dei sentimenti e delle opinioni laddove ieri veniva valorizzata la disciplina. Tutto questo crea una diacronia intergenerazionale. Come posso difendere i miei figli senza ferire i miei genitori?
Per alcuni nonni le cose sono invero un pochino diverse. Sembrano così felici di avere nipoti che hanno “dimenticato” il giogo delle regole della buona educazione alle quali loro erano stati educati e sottomessi. Costoro ritengono (forse non del tutto a torto) che l’educazione dei nipoti non sia compito dei nonni e si occupano invece di soddisfare tutti i loro desiderî, viziandoli più del dovuto! Non è raro che questi nipotini, ritornati figli, dicano ai loro genitori: « Ma con nonna posso guardare questa trasmissione alla tele! ».
Allora, specie quando tutta la famiglia si ritrova riunita attorno a un tavolo per le feste comandate, è importante che il bambino sappia chi detiene l’autorità e quali regole si devono seguire. Quando i genitori siedono a tavola o sono presenti, sono le loro regole che si devono applicare. E’ una questione di coerenza e di equilibrio. Cedere senza preavviso perché i nostri genitori non sarebbero d’accordo, farebbe sentire nostro figlio disorientato e confuso, indebolendo la nostra autorità parentale.
In alternativa, per evitare problemi e conflitti intergenerazionali, si possono stabilire regole speciali durante le visite ai nonni, ma esse vanno chiarite e spiegate in anticipo al bambino.
Altra cosa è se i nostri pargoli si apprestano ad un soggiorno da soli a casa dei nonni. In tal caso il bambino capirà e sperimenterà che esistono diversi stili di vita ai quali è necessario sapersi adattare. E saprà ritrovare facilmente i ritmi della vita familiare senza rimetterli troppo in discussione al proprio rientro tra le mura domestiche.
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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