Indagine del direttore responsabile Emilia Urso Anfuso
Il collega giornalista Franco Di Mare era una persona gentile, educata e dal carattere dolce ma forte. Era in grado di trasmettere serenità nei momenti più stressanti e trasferiva saggezza con un’occhiata.
E’ morto di una malattia terribile, Franco, un tumore di quelli che non lasciano scampo: mesotelioma pleurico si chiama e mangia i polmoni e il respiro, fino a togliertelo del tutto. Fino alla morte.
Una malattia che lo colpì per cause di servizio che la Rai non volle mai riconoscere. La sua battaglia Franco la condusse fino agli ultimi giorni della sua esistenza, per testimoniare un problema enorme, di quelli di cui non si deve parlare perché è grave ed è…reale.
Nel periodo storico in cui la maggior parte delle notizie devono essere passate più volte al vaglio di noi professionisti dell’informazione per verificarne la veridicità, le notizie vere, quelle gravi, faticano a emergere ma in casi simili il motivo è chiaro e si chiama coinvolgimento di certe istituzioni. Che spesso sanno. Ma non si deve sapere…
Progetto Signum: la commissione d’inchiesta sui danni da vaccino ai militari di cui non si parla…
In Italia certi temi si affrontano solo quando le evidenze su certi fatti sono tali da non poterle nascondere all’opinione pubblica. Quando per esempio avviene una serie di morti sul lavoro, tema grave e che imbarazza il nostro paese per ciò che riguarda il mancato sviluppo di misure serie e sempre più urgenti a tutela della salute e dell’incolumità dei lavoratori, quando ci scappa l’ennesimo morto, ecco che arriva il discorso pubblico, i ministri allineati – magari per un giorno o due – per manifestare dolore e sconcerto, per dichiarare promesse che, regolarmente, sono riposte nel cassetto che porta l’etichetta “Dimenticatoio”.
L’Italia basa il sistema paese sulle urgenze e non si sviluppano programmi di lungo termine da qualche decennio. Ogni settore è aggravato da questo tipo di sistema: ne parlai ai tempi della mia lunga inchiesta sul post sisma in Abbruzzo, ne parlai spesso nei miei articoli di analisi sull’economia e sul diritto al lavoro, ne parliamo ma se chi deve mettere nero su bianco le decisioni che concretizzerebbero le pratiche migliori, le nostre restano parole e buone intenzioni.
Parliamo per esempio di una commissione di inchiesta parlamentare monocamerale che quasi nessuno conosce, quella che da anni è in piedi sul tema delle vaccinazioni obbligatorie ai militari che partono per le missioni estere e che, in molti casi, hanno subito gravi conseguenze derivanti – evidentemente – dalla somministrazione di questi farmaci.
Progetto Signum è il nome dato allo studio sugli effetti genotossici sulle risorse umane militari derivanti dalle vaccinazioni obbligatorie. Anche in questo caso, si parla di sicurezza sul lavoro ma poiché si tratta di personale militare, persino l’opinione pubblica stenta ad associare le due cose, come se un militare non fosse un lavoratore.
Al seguente link dal sito della Camera dei Deputati, è ancora possibile leggere qualcosa di ufficiale su questa commissione d’inchiesta unicamerale e sul Progetto Signum: sottolineo che è “ancora” possibile leggere qualcosa, perché via via – come per magia tipicamente possibile sul web – diversi documenti, video e prove, sono stati cancellati o pubblicati in “modalità privata” (…).
Per maggior sicurezza, inserisco la stessa pagina in formato .PDF scaricabile e la “cristallizzo” utilizzando lo strumento professionale che permette di certificare che una pagina web esiste o esisteva fino a un certo giorno: è utilissimo quando qualcuno decide di cancellare la realtà dei fatti, altro che “Fact Checker“…
https://www.camera.it/leg17/561?appro=la-commissione-d-inchiesta
Quanti sono al corrente di questa commissione di inchiesta parlamentare ma soprattutto, quanti colleghi giornalisti ne hanno parlato nel corso degli anni? Pochi, perché siamo in pochi ad avere il coraggio di fare il nostro mestiere. Coraggio e mestiere dovrebbero comporre un ossimoro e invece…Invece è normale dover associare il termine “Coraggio” alla professione giornalistica. Non a caso, in Italia il Ministero degli Interni rende pubblico, sul sito istituzionale, un tema poco diffuso che è quello relativo alle minacce e alle intimidazioni che noi giornalisti di inchiesta riceviamo con una certa regolarità.
La verità fa male a chi si comporta male, questo sia chiaro a tutti.
Molto interessante da leggere ciò che riportò il sito analisidifesa.it nel 2017 in merito alla relazione finale della IV Commissione d’Inchiesta sull’uranio impoverito: ecco il link all’articolo: https://www.analisidifesa.it/2017/09/in-principio-era-luranio-impoveritopoi-i-vaccini/
2017: viene pubblicata la mia indagine sui vaccini obbligatori ai militari in missione all’estero
Tornando al tema della commissione di inchiesta parlamentare sui vaccini obbligatori ai militari, nel corso degli anni mi sono occupata in maniera approfondita di questo tema e di seguito ripropongo una delle mie indagini, in questo caso pubblicata il 22 Agosto del 2017: all’interno sono inseriti diversi link su cui è necessario cliccare con il mouse per accedere ad altre informazioni rilevanti e a documenti molto importanti che resi di dominio pubblico.
Parlai anche del Progetto Signum, delle risultanze di queste analisi e di molto altro.
Cliccare sul seguente link per accedere alla mia indagine: VACCINI: INCHIESTA PARLAMENTARE SVELA LA CORRELAZIONE CON REAZIONI AVVERSE E MODIFICAZIONI DEL DNA
All’interno di questa indagine, tra le altre cose scrissi:
“Inizialmente, si pensò che l’incidenza dei linfomi di Hodgkin fosse relativa all’esposizione all’uranio impoverito, ma andando avanti nella ricerca, si capì che – oltre all’esposizione all’uranio impoverito – tra le cause dell’aumentato numero di casi di linfoma, ci fosse una stretta relazione, oltre che a sostanze cancerogene come cadmio e nichel, anche alle massicce dosi di vaccino inoculate obbligatoriamente ai militari in missione.”
In massima sintesi, le risultanze delle analisi e delle verifiche dello studio, fecero emergere che non fu solo l’uranio impoverito la causa dell’aumento dei casi di linfomi di Hodgkin ma anche le massicce dosi di vaccino obbligatoriamente inoculate ai militari in partenza per le missioni all’estero.
Notare una cosa: il video che pubblicai all’interno di questa mia indagine è stato poi messo in “modalità privata” (provate ad accedere e vedrete che risultato otterrete). Quel video riportava l’interrogazione parlamentare
Per far comprendere meglio cosa avvenne nel corso del tempo, vi propongo un video diverso ma ancora pubblicato online: l’ho scaricato in locale così che, se dovesse sparire per magia, potremo sempre prenderne visione…
Questo video è stato PUBBLICATO NEL 2019 e le dichiarazioni che contiene, conferma le correlazioni tra vaccinazioni e aumento di certe patologie: E’ IMPORTANTE PRENDERNE VISIONE
Dopo il 2019, come sappiamo fu praticamente impossibile parlare di effetti avversi da vaccinazione: la pandemia trascinò via con sé ogni minima regola di coerenza ed equilibrio scientifico.
La politica, specialmente in Italia, si arrogò il contorto diritto di trasformarsi in scienza e la vaccinazione di massa fu imposta a suon di obblighi che cancellarono persino il diritto al lavoro.
Elisabetta Trenta e Roberto Vannacci: il coraggio di denunciare
In questo periodo si torna a parlare delle vittime dell’uranio impoverito anche attraversi alcuni eventi che si stanno tenendo, per esempio, nella capitale presso le sale del Campidoglio.
Paola Vegliantei è fondatrice e presidente dell’Accademia della Legalità ed è tra le organizzatrici di questi incontri, due dei quali si sono tenuti alla presenza del Colonnello Carlo Calcagni – noto per essere una delle vittime da uranio impoverito e quella di oggi, 9 Luglio 2024, in memoria del collega Franco Di Mare e sempre sul tema degli effetti dell’uranio impoverito.
Cito questi incontri in quanto conosco personalmente la Vegliantei e insieme abbiamo condotto, di recente, tre convegni sul tema della violenza, quindi mi fa piacere sostenere l’impegno di chi sostiene la diffusione di tematiche che su cui lavoriamo in pochi.
Ritengo fondamentale, in un paese come l’Italia, parlare metodicamente e pubblicamente di questi temi, perché è sintomatico di una volontà collettiva a non restare muti di fronte a certi orrori che ci coinvolgono tutti.
In questo paragrafo cito i nomi dell’ex Ministro della difesa Elisabetta Trenta e del neo eletto europarlamentare, Generale Roberto Vannacci, per un motivo che li accomuna: sono due persone che hanno avuto il coraggio di denunciare pubblicamente i problemi derivanti dagli effetti dell’uranio impoverito sul personale militare.
La Trenta è arrivata anzi a difendere il Generale Vannacci dalle accuse derivanti dalla pubblicazione del libro “Il mondo al contrario”, riflettendo sul fatto che potrebbe derivare tutto dal fatto che quando Vannacci era al comando del contingente italiano in Iraq (2017-2018) pensò di rompere il “muro di gomma” che l’esercito impose sul tema dei rischi sulla salute dei nostri militari esposti agli effetti dell’utilizzo delle munizioni statunitensi prodotte con uranio impoverito.
Alla fine della missione, non avendo ricevuto replica alle sue comunicazioni relative ai tanti documenti inviati al ministero anche in merito al DVR, Documento sulla Valutazione dei Rischi, Vannacci decise di depositare un esposto presso la procura di Roma e presso la procura militare. Diciamo che questo tipo di attenzione nei confronti della sicurezza e della salute dei nostri militari non deve essere gradita ad alcuni. Diciamolo.
Per chi desidera approfondite quanto avvenne al rientro di Vannacci dalla missione in Iraq, può leggere il seguente volume scritto dal tenente colonnello Fabio Filomeni, al fianco di Vannacci e che quindi, ha potuto testimoniare quanto accadde: “Baghdad: ribellione di un generale – Non abbandono i miei uomini esposti all’uranio impoverito”
Leggetelo e scoprirete molto su Vannacci e su quanto accade intorno a noi.
Pandemia, vaccini, segreti e dintorni: la mia inchiesta sulla pandemia e il coraggio di raccontare la verità
Resterò la prima e unica giornalista che, a livello nazionale, ebbe il coraggio – e qui torniamo al tema del coraggio giornalistico – di sviluppare la prima inchiesta sulla pandemia e sul piano vaccinale: la prima puntata fu pubblicata il 20 Marzo del 2020 e per ben tre anni lavorai per realizzare le decine di puntate successive, ricche di documenti originali, approfondimenti, spiegazioni e chiarimenti su quanto stesse accadendo nella realtà e al di fuori delle dichiarazioni obbligatoriamente uniformi da parte di politici, gran parte dei colleghi giornalisti e degli opinionisti televisivi.
Ecco il link di accesso alla sezione all’interno della quale sono pubblicate le decine di puntate della mia documentatissima inchiesta sulla pandemia e sul piano vaccinale: https://www.gliscomunicati.it/sezione/le-inchieste/inchieste-emilia-urso-anfuso/page/5
Quel coraggio mi fece meritare di ricevere, il 9 Settembre del 2023, lo stesso premio che pochi anni prima fu assegnato al collega Franco Di Mare, quello per il giornalismo investigativo internazionale intitolato al giornalista d’inchiesta Javier Valdez, morto assassinato causa delle sue inchieste, e istituito dall’organizzazione internazionale BookForPeace.
Ecco un altro video interessante, risalente a circa 8 anni fa: non mi interessa il partito politico, mi interessa che se ne parli
A parte queste considerazioni e ricordi, auspico che i riflettori non si spengano su queste tematiche che, lo ricordo ancora, interessano tutti noi. Quando qualcosa di grave viene tenuto nascosto all’opinione pubblica, quando noi giornalisti riceviamo intimidazioni e minacce perché raccontiamo ciò che accade, quando si deve tacere e si parla di coraggio nell’esporre i fatti, è lampante che non si vive in un paese a regime democratico, se non sulla Carta…
***Foto di copertina: Scriban, CC BY-SA 3.0 http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/, via Wikimedia Commons
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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