Rubrica a cura del dottor Claudio Rao
Truffe, corruzione, malavita. L’onestà sembra una vitrù d’altri tempi relegata alla soffitta della nonna. Già Seneca decretava: « Quid est homine inimicissimus? Altero homo! » L’uomo è il peggior nemico dell’uomo, in buona sostanza. In barba alla generosità disinteressata a cui ci può capitare di essere testimoni.
Ci siamo mai chiesti cosa ne pensa la scienza?
I ricercatori, scrutando il cervello attraverso le tecniche di neuroimagining, hanno scoperto che la reazione dei neuroni quando le persone sono chiamate a scelte morali cambia da individuo a individuo. Sarebbero coinvolte zone profonde, lontane dalla coscienza e dalle quali dipendono molte delle nostre scelte in termini di comportamento.
Una teoria evoluzionista che ci proviene dagli Stati Uniti ci svela addirittura che ” i buoni ” avrebbero la meglio sui ” cattivi “!
L’etologo olandese Frans de Waal, scomparso nel marzo scorso, è noto per aver riconosciuto i sentimenti e l’empatia in diverse specie animali e anche un ancestrale senso della morale. Nel suo libro « Il bonobo e l’ateo »¹ afferma: « Oggi è largamente condivisa l’idea che siamo fatti per vivere insieme e prenderci cura gli uni degli altri. Gli esseri umani hanno una naturale tendenza a formulare giudizî morali. La morale dunque, lungi dall’essere un semplice rivestimento esterno, è una qualità interiore che ci appartiene biologicamente ».
Anche l’etologa e biologa statunitense Joan Roughgarden sembra di questo parere nell’opera « Le Gene généreux. Pour un darwinisme coopératif »² in cui sottolinea l’importanza del lavoro di gruppo.
Le neuroscienze mostrerebbero dunque che il nostro cervello è programmato per percepire, per sentire il dolore degli altri e che la generosità attiva le zone cerebrali della gratificazione. Noi esseri umani abbiamo infatti ereditato dal mondo animale l’empatia, ovvero la capacità di comprendere e risentire lo stato d’animo altrui: sia per la gioia, che per il dolore.
Già negli anni Settanta, il biologo francese e Premio Nobel per la medicina Jacques Monod, analizzando il comportamento del lupo sottolineava che « Tra due bestie feroci assetate di sangue il combattimento non finisce mai con la morte dello sconfitto. All’ultimo istante esso è invariabilmente risparmiato, grazie a un riflesso istintivo che impedisce al più forte di infliggergli il colpo di grazia, il morso che gli aprirebbe l’arteria ».
La natura non sarebbe dunque né egoista, né violenta, né razzista, né sessista, né omofoba. Tutt’altro !
La biologia evoluzionista suggerisce l’esistenza di un disordine naturale dovuto al caso e alla selezione naturale, rivelandoci un’immensa varietà di comportamenti. In certi tipi di rospi, per esempio, è il maschio che porta le uova sul dorso e che se ne occupa fino alla schiusa.
Attenzione però a non sottovalutare il contesto sociale. Fattori come relazioni socio-culturali, appartenenza sessuale e classe sociale esercitano non poca influenza sui nostri comportamenti e sulle nostre scelte.
Vi sono infatti due categorie d’individui che manifestano la tendenza a sentirsi esentati dal rispetto delle convenzioni. I primi sono i privilegiati che, in virtù dei vantaggi sociali ereditati o conquistati, si comportano come se fossero al di sopra delle regole. Gli altri sono, specularmente, gli emarginati, le persone socialmente svantaggiate che si sentono vittime di ingiustizie.
Se l’impulso a spartire equamente é naturalmente istintivo, risulta altresì indispensabile creare le condizioni sociali per poter favorire la realizzazione della propria natura positiva
¹ Frans de Waal, Il bonobo e l’ateo in cerca di umanità tr i primati, Raffaello Cortina Editore, 2013.
² Joan Roughgarden, Le gène généreux: Pour un darwinisme coopératif [traduzione francese da «The Genial Gene: Deconstructing Darwinian Selfishness»], Paris, Le Seuil, 2012.
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