Elezioni europee 2024: la candidatura di Ilaria Salis fa riflettere su come stanno cambiando velocemente i parametri sociopolìtici

Elezioni europee 2024: la candidatura di Ilaria Salis fa riflettere su come stanno cambiando velocemente i parametri sociopolìtici

Editoriale del direttore responsabile Emilia Urso Anfuso

Un vulcanico Pietro Senaldi, condirettore del quotidiano Libero, ospite della trasmissione condotta su Rete4 da Bianca Berlinguer, ha lanciato lo scorso 7 Giugno una sfida a noi colleghi giornalisti sul caso della candidatura alle europee di Ilaria Salis da parte di Alleanza Verdi e Sinistra (AVS). Effettivamente, a parte il quotidiano Libero e qualche mia esternazione sul caso Salis, il resto della stampa nazionale sembra non essere interessata alle vicende che ruotano intorno a questa persona che, eppure, dovrebbe essere di interesse pubblico dal momento che è candidata alle europee.

La Salis è nota alle cronache per esser stata tratta in arresto in Ungheria con l’accusa di aver partecipato, il 10 febbraio 2023, a ben due atti di violenza e di far parte dell’organizzazione antifascista Hammerbande, il cui scopo sarebbe quello di colpire a martellate i presunti neonazisti. Le foto del volto massacrato di una delle vittime di questa organizzazione fecero il giro del mondo, così come quelle che ci mostrarono una Ilaria Salis portata in tribunale in catene.

Paese che vai, sistemi di sicurezza che trovi. Mica come in Italia, in cui il sistema giuridico garantisce, sempre più spesso – sono le notizie di cronaca a confermarlo non io – l’immunità a chi delinque e non certo ai cittadini onesti. Ora metterò da parte la mia opinione personale, che come sapete uso per le mie scelte personali e non per la professione che svolgo da anni, e torno al tema centrale: Pietro Senaldi e le riflessioni sulla candidata Ilaria Salis.

Accetto la sfida lanciata in TV da Pietro, che a un certo punto ha detto: “Voglio vedere quanti colleghi parleranno della storia della Salis”! riferendosi, tra le altre cose, al fatto che a quanto sembra, ella da anni occupa un appartamento a Milano senza pagare l’affitto.

La candidatura della Salis doveva essere evitata: vi spiego perché

Le “altre cose”, lo sappiamo, sono relative a quelle informazioni sulla Salis emerse nel corso del tempo, quando si iniziò a parlare di 4 condanne e 29 denunce che questa maestra col pallino dell’antifascismo organizzato avrebbe collezionato nel corso del tempo proprio a causa della sua propensione all’attivismo antifascista.

Il condizionale lo uso volutamente, perché nel caos generale di questo periodo è preferibile concedersi un tempo maggiore di verifica dei dati e delle fonti su certe informazioni.

Gli elettori dei partiti di Sinistra ritengono quindi la candidatura alle europee di Ilaria Salis cosa buona e giusta. Il motivo sarebbe riconducibile non tanto alle competenze o ai pregressi politici della Salis (Ne ha? Non è dato sapere…) persona che conosciamo a causa delle sue trasferte al di fuori dei confini nazionali e non per motivi di diporto.

La Sinistra ha deciso questa candidatura perché questa donna è stata condotta in quel tribunale ungherese incatenata mani e piedi e quindi, ha scelto uno degli elementi del sistema riconducibile al politicamente corretto che si basa sul vittimismo proposto come programma idealistico da abbracciare a prescindere dalle idee e dalle convinzioni.

Ritengo che la candidatura della Salis offenda prima di tutto la Salis, perché è evidente che chi ha deciso di candidarla non le sta dando la possibilità di dimostrare la sua eventuale innocenza nelle aule dei tribunali. Il fatto di candidarla mentre si trova agli arresti, ora domiciliari, ha puzzato fin da subito di scorciatoia, di soluzione di una situazione che dovrebbe esser risolta diversamente e questo per un senso di giustizia collettivo, che non può non prendere in seria considerazione, per esempio, chi oggi si trova in galera magari per un errore giudiziario, ma che non potendo contare sulla risonanza mediatica non ha le medesime opportunità offerte alla Salis che, comunque, pur potendo contare sulle garanzie giuridiche, è innocente o colpevole fino a prova contraria.

Cosa è deontologicamente lecito mostrare in TV e sui giornali

Ci sono un paio di cose da chiarire per far comprendere meglio la situazione in merito alla diffusione di quelle immagini della Salis in manette ai polsi e alle caviglie:

  • le immagini di una persona in manette sono da evitare: lo consiglia la deontologia giornalistica – art. 8 delle Regole deontologiche giornalistiche;
  • L’art. 114, comma 6-bis c.p.p. vieta espressamente la pubblicazione dell’immagine di persona privata della libertà personale ripresa mentre si trova sottoposta all’uso di manette ai polsi. La pubblicazione è consentita tuttavia se la persona interessata presta il proprio consenso.
  • anche il Garante Privacy fin dal 2021 ammonisce le testate giornalistiche sulla pubblicazione di immagini che offendono la dignità della persone.

Cosa recita l’art.8 delle Regole deontologiche giornalistiche? Si chiede ai giornalisti di non fornire notizie, né di rendere pubbliche immagini che possano risultare lesive della dignità della persona, salvo il limite delle informazioni essenziali. Per “informazioni essenziali” in alcuni casi, e dietro consenso della persona arrestata, si possono diffondere le immagini della persona in maniette.

La Salis ha concesso la diffusione delle immagini, per cui nulla di deontologicamente scorretto è stato perpetrato da parte della stampa nazionale ed estera.

Le dichiarazioni di Sorgi sulla Salis sono un macigno contro la società attuale

Attenzione però, perché qui arriva il momento della riflessione collettiva e lo spunto ce lo fornisce Marcello Sorgi, editorialista di La Stampa, che intervenuto lo scorso Venerdì 7 Giugno come ospite della trasmissione in onda su La7 “L’aria che tira” sulla candidatura di Ilaria Salis ha dichiarato: “Dico una cosa scorretta, ma sicuramente per lei sarebbe stato più vantaggioso restare in carcere” e ha aggiunto “nel momento in cui l’hanno mandata ai domiciliari una parte del suo appeal è venuta meno. I suoi compagni di Avs che l’hanno candidata faranno di tutto per portarla come donna simbolo per aver subito dei soprusi tremendi, però l’immagine in ceppi era molto forte…“. 

Sorgi non ha dichiarato nulla di strano o di male: ha semplicemente fatto emergere ciò che pensano i sostenitori della Salis, che è assurta agli onori delle cronache internazionali proprio a causa dello stato detentivo e di quelle manette alle caviglie e ai polsi che ha desiderato ostentate dando il consenso alla loro diffusione.

Attenzione, però, al tipo di messaggio: stiamo quindi facendo parte di una società composta ANCHE di persone che sostengono la candidatura di un carcerato ancora in attesa di giudizio – sono gli stessi che si stracciano le vesti contro ogni minimo scostamento al criterio di onestà se si tratta di personaggi di Centro Destra o di Destra – ma che abbandonano il candidato in questione per “mancanza di appeal” scatenata dal fatto che non si trovi più ospite delle patrie galere?

Politicamente corretto? No, grazie…

In massima sintesi, apprendiamo che in questo paese è ammissibile, anzi ampiamente raccomandato, sostenere chi si trova agli arresti in attesa di giudizio per reati di una certa gravità, ma non è apprezzato chi diffonde le proprie idee ed è sostenuto da un certo numero di elettori – vedi il caso Vannacci che, può piacere o meno, ha il suo bacino di sostenitori che deve essere accettato e rispettato e non combattuto a prescindere in quanto non aderente a un modello di pensiero unico, quello che si nutre del cosiddetto “Politicamente corretto” di cui ho parlato più volte analizzandone gli aspetti negativi, come nell’articolo che scrissi in esclusiva per il quotidiano Libero e che trovate qui sotto in versione digitale: buona lettura e buona riflessione a tutti

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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