(IN)Sanità – una brutta storia vera tra le troppe di malasanità italiana

(IN)Sanità – una brutta storia vera tra le troppe di malasanità italiana

Di Anna Izzo – (vicenda realmente accaduta alla madre dell’autrice)

Le persone della mia stessa risma sono particolari: possono soprassedere su un Pontefice che si lascia scappare un’espressione colorita e abbastanza politically uncorrect, addirittura riescono a non dare fuoco alla cartella elettorale vedendo il blasonato scambio di parole fra il Presidente del Consiglio e un Governatore, ma hanno anche dei limiti non indifferenti: non accettano soprusi e abusi.

Mai.

In qualsiasi circostanza.

Che la Sanità Italiana sia ormai al collasso e sempre più volta al modello USA è chiaro, ma sarebbe bene spiegare a medici e paramedici, che va bene, ci mancherebbe, sono oberati di lavoro etc. etc. quanto mi dispiace, che negli USA mai e poi mai una donna di quasi 85 anni, inferma ma lucida, nonostante il Parkinson, e soprattutto ex infermiera con un concetto ben preciso della Sanità (nel senso esteso del termine) avrebbe subito il trattamento farabutto, indecente, INSANO che l’ha resta totalmente inabile, allettata e costretta al pannolone (e con un occhio che va annerendosi in modo sinistro).

Ebbene sì: mia madre ha visto le proprie condizioni esacerbarsi in modo repentino dopo un “soggiorno breve” con pernottamento in una struttura ospedaliera milanese.

Non sto a fornire ulteriori indicazioni: dico solo che il lupo perde il pelo ma non il vizio, e cambiare nome al nosocomio ha consentito soltanto alla Santa a cui in precedenza era dedicato di non soffrire ulteriormente per i casi impossibili…

Blocco intestinale: 118 e ambulanza. Che arriva in oltre mezz’ora perché “erano tutte occupate” (nel frattempo mia madre era ormai al limite del collasso). Occupate come l’ospedale più vicino, in cui per inciso ha lavorato e vi sono i medici che l’hanno in cura per la sua patologia: viene quindi deviata altrove, sottolineando la nostra fortuna, dal momento che avremmo potuto finire anche fuori Milano.

La nostra fortuna è stata quella di non avere più alcun contatto con mia madre: lei nel girone dei sofferenti, i parenti fuori, nel limbo, ad attendere lo stillicidio di notizie.

Non vado ad approfondire oltre, perché so perfettamente quanto certe situazioni arrechino dolore: dico solo che mia madre, fra le varie sciagure, ha anche tre vertebre rotte causa osteoporosi, ed essere letteralmente sbattuta come un tappeto su un lettino volante, essere ignorata nonostante i lamenti di dolore (avevo specificato di somministrarle un antidolorifico, col motivo ben in chiarito), reduce da un enteroclisma praticato coi piedi, è stato per lei un trauma.

Ma mai come quello di vedere ignorata la sua richiesta di venire dimessa: non era ritenuta credibile? Avrebbero dovuto fare riferimento a me, ma hanno optato per mezza fiala di Talofen, psicofarmaco dagli effetti devastanti, e per il cosiddetto “contenimento”.

Ottimo: si torna a casa: dimessa alle 10:30… Si arriva alle 13 e passa, perché le ambulanze private “sono tutte occupate” (poi si parla tanto di disoccupazione…).

Non so se mia madre si riprenderà mai da tale choc: ormai vede ovunque infermieri e medici violenti e senza scrupoli (sì: anche in mio marito e in me, trasferitici a casa sua per non lasciarla sola). Attendiamo che l’effetto dello psicotico passi del tutto e che colei che mi generò torni a essere la solita rompiscatole precisetti (Vergine ascendente Vergine: fate vobis). E che la sanità italiana, indipendentemente da tutto, comprenda cosa significhi realmente “privato” (perché “paziente privato dei suoi diritti fondamentali” non è la risposta giusta).

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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