Germania anno 2024

Germania anno 2024

Di Lucaa del Negro

L’azzardante riferimento numerico al titolo del capolavoro di Rossellini del 1948, è costante in questo articoletto che mi accingo a scrivere: un anno che si presta a divenire punto di svolta e nuovo riferimento per un’epoca che potrebbe essere però già iniziata.

Proprio in queste ore, lo Stato tedesco celebra i 75 anni della sua Costituzione che in realtà non si definisce così perché la “Legge fondamentale” è chiamata “Grundgesetz” e non “Verfassung“, per l’appunto “Costituzione”.
Il perché è presto detto, e la spiegazione si cala sulla decisione degli Alleati che intenderono -sempre nel 1948- “nascondere” ai sovietici l’intenzione di formare uno Stato chiaramente sul modello anglosassone, laddove i francesi poche cartucce tenevano in canna, eccetera eccetera eccetera.

Si narra comunque che “La Legge” sia amatissima da tutti i cittadini dei 16 Stati (Länder) che compongono la federazione, compresi i sostenitori della AfD, la formazione politica che cresce a vista d’occhio per un motivo che tento di decifrare addirittura con questo pezzo, sebbene la formazione conservatrice ed euro scettica -anti immigrazione- abbia dei tratti che somigliano molto a quelli della Carboneria, soprattutto perché il timore allarghino essi il bacino di elettori, già ha palesato l’idea da parte de “l’esecutivo di Governo” (coalizione semaforo, Ampelkoalition) di allontanarli con gli extra-parlamentari, della serie “gli alleati furono e sempre sono alleati tra di loro”!

Non credo ci sia molto da dubitare riguardo il sano patriottismo che si evince dalle tante letture sulla Repubblica Federale di Germania, e nello stesso tempo non credo ci sia tanto da dubitare sul peso che i tedeschi hanno dovuto sopportare nel vedere ricostruire il proprio Paese in qualità di sconfitti ed umiliati, come il lungometraggio straordinario (senza attori professionisti) indicato all’inizio di questo scritto ci permette di vedere.

Un Popolo di nazisti (nessuno escluso) è stata la definizione ancora oggi -alla bisogna- utilizzata a più riprese, e l’ossessione di essere giustamente “antinazisti” nell’anno duemilaventiquattro, si percepisce in ogni messaggio elettorale captato nelle città teutoniche, indipendentemente dal colore del Partito che si propone di governare; oltre il carcere immediato per chi conservi materiale hitleriano sempre in primo piano, l’ultima particolare iniziativa è quella che il Palazzo di Giustizia capitanato dal Ministro bavarese della Giustizia Georg Eisenreich ha intrapreso a 100 anni dal processo a Hitler in quel di Monaco di Baviera, dove non si dette -100 anni fa’ appunto- una giusta pena per il colpo di stato fallito che vide in quell’occasione Adolf Hitler sparare un colpo di pistola sul soffitto dichiarando deposto il Governo.

Secondo il Presidente del Tribunale regionale di Monaco I Dr. Beatrix Schobel, quello fu un momento scatenante per l’ascesa del dittatore, un pericoloso sbaglio da non ripetere mai più. (Rif. bayern.de/protokoll-eines-justizversagens-100-jahre-hitler-prozess).

Il sensibilizzare l’opinione pubblica è fare democratico e civile, soprattutto se il pericolo di una deriva autoritaria è visibile ma, nella Germania di oggi, Baviera ed ex DDR comprese, a mio modesto parere, questa continuativa esortazione che i tedeschi sopportano senza problemi, rimane un fardello, una zavorra che darà impronta caratteristica agli anni che stanno svelandosi alla società tedesca comunque cambiata in maniera radicale.

Analogie con l’Italia – scritto a beneficio dei lettori della testata giornalistica glicomunicati.it – non ce ne sono per il mio punto di vista che propongo: il numero di immigrati, regolari senza dubbio od in attesa di esserlo, “nuovi cittadini inclusi”, è impressionante. Dovessimo contarne “tre” in Italia, per fare un confronto paritetico, in Germania ne conteremmo “quindici”. Sì, qua siamo alla quarta, quinta e non lo so’ nemmeno io a che generazione di immigrati, e quando negli anni ’50 e ’60 la richiesta di operai era altissima (bisognava ricostruire da zero praticamente, perché gli anglo-americani distrussero praticamente tutto con una furia che oggi definiremo quasi esagerata) e turchi e italiani e balcanici arrivarono in massa con i treni in un moto che sembrava essere identico a quello degli anni terribili appena trascorsi.

La “neo-società tedesca” -con il beneficio del mio dubbio e della mia curiosità di cronista per come potrà svilupparsi e ripresentarsi in questa parte di mondo per come lo abbiamo conosciuto e per come è ancora oggi- rimane calmierata da servizi (superlativo quello sanitario dove l’odontoiatria è trattata come qualsiasi branca medica, bene è ricordarlo) ed infrastrutture comunque ancora eccellenti, salari degni del lavoro svolto (doppi e tripli ed oltre rispetto a quelli italiani se si fanno i conti correttamente includendo agevolazioni, sgravi fiscali, sostegno nel periodo della disoccupazione e “minijob“) e che permettono a tutti una vita dignitosa, dove i negozi sono pieni zeppi di merci di ogni tipo ed i prezzi al dettaglio sono allineati con quelli dell’Italia (non della Lombardia!) soprattutto quelli di tipo alimentare, escludendo la tazzina di caffè al bar che comunque non può più essere un termine di paragone per tante ragioni culturali; anche le proteste sono contenute e le forze di Polizia è raro vederle all’opera nelle strade.

Se in Baviera la costruzione della Stazione Centrale ferroviaria di Monaco (Hauptbahnhof) traina un indotto enorme, calcolando che questa opera è un investimento economico tra i più alti in Europa, registro che anche l’ex-zona mineraria e dell’acciaio (Thyssen) della Ruhr (oggi tra le più verdi d’Europa!) conta migliaia di cantieri pubblici aperti; nelle Università sono stazionati permanentemente i gazebo delle grandi Aziende -BMW, SAP/INTEL, per un esempio bavarese- per i primi contatti con gli studenti, molti dei quali hanno tratti per nulla nordici.

Sembra insomma che ognuno reciti una parte con la consapevolezza di quale sia effettivamente.

E’ ancora la Germania il Paese del “bengodi” secondo questo scritto?

L’organizzazione rimane sicuramente il fattore trainante della Repubblica federale, la “carta vincente” che i tedeschi -quando non costretti al muro dalla devastante alleata forza- hanno sempre nel loro mazzo; la riservatezza che contraddistingue gli indigeni biondi -spariti dai centri storici e distribuiti negli infiniti chilometri di ciclo vie (non “piste ciclabili” all’italiana…) che fanno a pari con le autostrade ed i collegamenti ferroviari che uniscono ogni centro abitato- è piuttosto evidente o mal celata ricercando quel “meltin pot“, la cosiddetta società cosmopolita, pratica quasi del tutto inesistente, laddove il modus operandi del cittadino tipo è il rispetto del lavoro che viene svolto anche dai politici in qualità di servitori dello Stato, legislatori che possono produrre decreti a volte favorevoli ed a volte no, come ad esempio quello recente della legalizzazione delle droghe leggere di fatto entrate nella quotidianità senza grandi patemi d’animo, se escludiamo il mio personale, pronto a chissà quali scenari urbani (bonghi e rasta armati di cannoni fumogeni nei giardini pubblici 🙂 e che laconicamente -dopo non aver trovato traccia dei consumatori d’erba in pubblico- in una farmacia mi hanno spiegato essere una terapia come un’altra.

Il fardello, è un peso che alcuni hanno assimilato fino a renderlo parte caratteristica del proprio modello di vita, utilizzato altresì per sviluppare una muscolatura invidiabile; la fatica, complemento del lavoro, generalmente è una prova fisica, dove le attività di pensiero e tra tutte la filosofia per nominare l’eccelsa materia che i germanici nel recente passato hanno approfondito in maniera ideale arricchendo di concetti esistenziali (Dasein) la vita e l’umanità (moderna) tutta, sembra un pericoloso movimento che non va concesso a questa razza di Persone: distruggere con le bombe o indurre l’economia verso un precipizio (la “questione delle auto elettriche” rimane aperta e, la Germania -Paese che nell’industria automobilistica è ancora eccellenza e riferimento- ha scommesso quasi tutto nelle batterie, intanto che il pensiero corre a quel presunto “scandalo del Diesel” come ad un precedente, una prima prova…) sembra il destino che a forza spetta ai tedeschi per tenerli occupati e non farli pensare?

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***Tutte le immagini pubblicate in questo articolo, compresa quella usata in copertina, sono state scattate e rielaborate da Lucaa del Negro che le ha espressamente fornite alla testata Gli Scomunicati per la pubblicazione



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