Vannacci e gli alunni disabili: persino l’Istat gli dà ragione

Vannacci e gli alunni disabili: persino l’Istat gli dà ragione

Editoriale del direttore responsabile Emilia Urso Anfuso

Da anni consiglio una cosa molto semplice da applicare per ottenere sempre o quasi una panoramica precisa sui fatti reali: ponete le cose al contrario rispetto alle dichiarazioni pubbliche. Questo consiglio non è basato sulle mie opinioni personali, che semmai sfodero quando devo scegliere il colore preferito per un abito, se devo decidere dove andare in vacanza o su altri temi che riguardano esclusivamente, me.

Si basa, invece, sulla constatazione – nel corso dei decenni – della differenza tra parole e fatti. Di parole, ogni giorno in tutto il mondo, si produce una tale quantità da non poterle contare nemmeno col più potente e veloce calcolatore.

Per ciò che riguarda i fatti, potremmo iniziare a ragionare, dal momento che un conto è dire un altro conto è fare. La situazione diviene ancor più difficile e complessa se a dire è chi siede nelle sacre poltrone della politica e sono personaggi chiamati a parlare ma soprattutto, a promettere pubblicamente. Detto questo, da anni ormai in Italia viviamo in una stramba condizione, direi “sinistra”, termine alquanto azzeccato, che impone una sistematica cancellazione della normalità a colpi di incoerenza, di frettolose comunicazioni di massa che tendono a voler convincere il maggior numero di persone che la coerenza va gettata nel secchio della spazzatura.

In molti casi questo sistema ha presa, e ha presa su coloro che ritengono eccessivamente stancante utilizzare il proprio cervello al fine di comprendere cosa accade intorno a loro. Più semplice accettare ogni sistema, senza cogitare, trovarsi in un sistema ribaltato e dire nulla, zero, non opporre alcun tipo di resistenza intellettiva.

Non comprenderò mai come costoro riescano a farsi trattare così ma accade e con sempre maggior frequenza ed è un danno per tutti, perché di cose assurde, in special modo in Italia, ne accadono ormai ogni giorno, al punto da non esser possibile accettare un sistema paese basato sull’incoerenza venduta come migliorativa dell’equilibrio delle cose.

Fatto il dovuto preambolo, passo all’azione.

Il caso Vannacci e perché ha ragione sugli alunni disabili

In realtà, non esiste un solo caso Vannacci, ma tanti casi Vannacci dal momento che a ogni sua dichiarazione una schiera di intervistatori – con una predominanza di inviati di testate e trasmissioni di colore politico avverso alla Lega o al Centro Destra – si slanciano, microfono in resta, nell’inutile tentativo di far passare il Generale per un pericoloso sovversivo dell’ordine sociale, del politicamente corretto, di ciò che una fetta di politici e popolazione a loro fedele, gradirebbe ottenere come sistema sociale di cui far parte.

In questo caso mi soffermerò sulle dichiarazioni relative agli studenti disabili: Vannacci ha avuto modo di chiarire più volte cosa intendesse e come, eventualmente, le sue parole siano state fatte passare per un pensiero di tipo diverso.

Soffermiamoci, però, sul concetto che è peraltro molto delicato e riflettiamo insieme: il lettore ricorda in quale paese viviamo? Si ha contezza della situazione generale in cui versa l’Italia per ciò che riguarda i diritti civili e in ogni settore di applicazione?

Quanti lettori che stanno leggendo queste righe sono genitori e conoscono le condizioni sgarrupate delle scuole pubbliche nazionali? Quanti rotoli di carta igienica siete costretti ad acquistare e quanto freddo i vostri pargoli sono costretti a subire durante le ore di lezione a causa della mala gestione ANCHE della scuola pubblica?

Tratterò ora, dati alla mano, il tema centrale: Italia, studenti disabili e insegnanti di sostegno.

Una lezione sulla coerenza

Domanda: uno studente che presenta un ritardo nell’apprendimento o nelle attività motorie trova maggior giovamento a restare chiuso in un’aula con altri giovani ma spesso senza alcun tipo di supporto formativo e quindi, senza la possibilità di progredire secondo i suoi personalissimi tempi di apprendimento?

Oppure (come credo di aver compreso che intendesse Vannacci) è bene che segua un percorso con insegnanti specializzati nel supporto e formazione in presenza di problematiche nell’apprendimento, perché di questo si parla, è questo il tema centrale.

Cosa trovate più discriminante, far restare indietro un giovane pur di far sembrare, a puro titolo di immagine, che è stato “integrato” o formarlo davvero, ponendo le dovute attenzioni – caso per caso – alle sue capacità che, in mezzo ai cosiddetti “normodotati” sono dissolte nell’inutile tentativo di normalizzare la situazione attraverso il politicamente corretto?

Si rifletta con calma e si generi una riflessione personale.

I dati nazionali su alunni disabili e insegnanti di sostegno

Ciò che sto per far emergere sono i risultati che l’Istat ha reso pubblici per ciò che riguarda i dati relativi agli alunni disabili e agli insegnanti di sostegno.

Per ciò che riguarda l’anno scolastico 2022/2023 ecco la fotografia scattata dall’Istituto di statistica:

  • aumenta il numero degli alunni disabili che durante l’anno scolastico 2022/2023 erano 338.000;
  • i 338.000 alunni disabili frequentano scuole di ogni ordine e grado e rappresentano il 4,1% degli studenti italiani;
  • rispetto all’anno scolastico precedente l’aumento degli alunni disabili è stato pari a +7%;
  • appare migliore il rapporto studente/insegnante di sostegno con un rapporto pari a 1,6;

Questi dati, però, non sono esaustivi di una realtà difficile. All’aumento del rapporto studente insegnante, va infatti correlata una serie di dati ulteriori che definiscono meglio la situazione reale:

  • 1 insegnante su 3 non ha una formazione specifica per il sostegno agli alunni disabili;
  • il 12% degli insegnanti viene assegnato in ritardo;
  • il 60% degli alunni disabili cambia insegnante di sostegno ogni anno.

Passiamo ora al tipo di patologie che interessano questi studenti:

  • la disabilità intellettiva interessa il 37% degli studenti disabili delle scuole primarie ed è la più frequente;
  • per ciò che riguarda le scuole secondarie di primo e secondo grado la percentuale di studenti affetti da disabilità intellettiva cresce al 42% (primo grado) e sale al 48% per il secondo grado;
  • gli alunni affetti da disturbi dello sviluppo psicologico sono pari al 32% ma la percentuale cresce fino al 57% per ciò che riguarda i piccoli che frequentano la scuola dell’infanzia;
  • disturbi dell’apprendimento e dell’attenzione affliggono 1/5 degli alunni disabili di ogni ordine e grado;
  • disabilità motoria, visiva e uditiva sono meno frequenti ma arrivano alla soglia del 10,5% per la disabilità di tipo motorio e dell’8% per le disabilità di tipo uditivo o della vista.

Oltre ai dati che ho appena riportato, uno in particolare va tenuto in considerazione: il 39% degli alunni disabili presenta più di una patologia invalidante e questa situazione è più frequente negli studenti con disabilità intellettiva.

Cosa significa tutto questo?

Che gli alunni disabili restano indietro perché manca, fondamentalmente, un reale sistema di formazione dedicato a loro. Mancano le risorse umane specializzate. Manca la continuità didattica, fondamentale per gli alunni con

Per i lettori interessati, inserisco di seguito il documento originale relativo al report realizzato dall’Istat per l’anno scolastico 2022/2023 dal titolo: Aumentano gli alunni con disabilità
e persistono criticità per l’inclusione scolastica

Vannacci ha ragione: gli alunni disabili meritano rispetto e una formazione vera

In questo video il Generale Vannacci spiega cosa intendesse con le dichiarazioni rese in merito agli alunni disabili:

Facciamo ora una bella riflessione sull’importanza del fare rispetto alla poca sostanza del dire.

E’ più importante pensare di sentirsi migliori perché – a parole – si parla di inclusione degli alunni invalidi oppure è più importante fare in modo che il sistema scolastico nazionale offra a questi studenti l’opportunità di studiare attraverso l’insegnamento trasferito da professionisti specializzati in questo tipo di formazione?

Si preferisce davvero non permettere ai ragazzi che presentano patologie invalidanti anche di tipo intellettivo di fare progressi o è preferibile prendersene cura ma davvero, con le risorse umane adeguate all’altissimo ruolo dell’insegnamento, in special modo se le nozioni devono passare attraverso filtri diversi per l’apprendimento umano?

Davvero esiste una componente di individui che non comprendono il valore della tutela, della cura, della preoccupazione che va data a chi merita di ottenere ogni tipo di attenzione e costoro preferiscono quindi riempirsi la bocca di “Politically correct”, quel sistema che serve esclusivamente a rovinare qualsiasi tipo di normalità?

Non impongo le mie opinioni, come chi mi segue da tempo sa bene, ma in questo caso mi permetto di proporre la lettura di un mio articolo che scrissi per il quotidiano Libero e fu pubblicato sul numero del quotidiano in edicola il 29 Luglio del 2020 sul tema del politicamente corretto e con questo vi invito, ancora una volta, a riflettere attentamente e generare il vostro pensiero autonomo anche su questo argomento:

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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