Rubrica a cura del Dottor Claudio Rao
«Per essere felici nella vita bisogna essere dei santi o dei perfetti idioti» La frase è attribuita, credo impropriamente, ad Agostino, vescovo d’Ippona e dottore della Chiesa.
La felicità sarebbe dunque una chimera? Ultimamente si fa un gran parlare di salute e di meditazione, di benessere fisico e mentale.
Una cosa è certa: lamentarsi non serve a niente.
Una doverosa premessa. Smartphone, pc e social network non giovano alla nostra salute né fisica né mentale e, anche se ci fanno sentire un po’ meno soli e ci danno informazioni alternative – talora perfino più precise e puntuali dei media tradizionali – non migliorano il nostro sentimento di benessere e non sono affatto la chiave di vòlta per la felicità.
Allora proviamo a concentrarci su ciò che favorisce il nostro equilibrio psico-emotivo.
- Primo fattore (genetico, ma non troppo): ognuno è artefice del proprio benessere.
Ciascuno è artefice della propria felicità! Faber est suæ quisque fortunæ stando al celebre aforisma attribuito al console romano Appio Claudio Cieco.
Secondo alcuni ricercatori in psicologia, il 40% della nostra felicità dipenderebbe da noi! Elementi genetici e culturali influenzerebbero la nostra capacità di percepire positivamente gli eventi. Impattando il nostro umore. Tuttavia non tutta la nostra felicità sarebbe « genetica ».
Secondo i ricercatori sarebbe possibile « aggiustare la soglia di questa sensazione di felicità » con operazioni fai-da-te.
Ognuno di noi è responsabile del proprio sentimento di felicità, anche se il 10% resta legato alle nostre « condizioni di vita »: abitazione, disponibilità economica, legami affettivi, salute, fisico, etc.
Sonia Lyubomirsky, psicologa dell’Università della California e autrice dei due best sellers “The How of Happiness” e “The Myths of Happiness” in cui tratta di alcune ricerche sulla felicità, suggerisce ciò che definisce lei stessa delle banalità: la pratica della gratitudine, il perdono, le relazioni sociali, la capacità di godersi il presente e di praticare la meditazione.
Richard Davidson, docente di Psicologia e Psichiatria all’Università del Wisconsin, studiando il cervello dei monaci buddisti (noti per cercare di risentire emozioni positive) ha constatato che il loro livello di felicità è particolarmente sviluppato.
- Secondo fattore (sociale): l’altruismo.
State insieme e siate generosi. Le relazioni sociali sembrano essere primordiali nella ricerca del nostro benessere; dei paletti sulla strada della nostra felicità!
La generosità sembra il suggerimento principe: c’è più gioia nel dare che nel ricevere sembra essere tutt’altro che un vecchio adagio dei tempi andati.
Tempo fa lessi che la rivista scientifica « Nature Communications » consegnò 100 dollari a 50 persone chiedendo loro di spenderli per se stessi o per un amico. Scannerizzando il loro cervello, fu successivamente documentato che coloro che erano stati più generosi presentavano una maggiore attività cerebrale nella zona legata alla felicità!
- Terzo fattore (socio-alimentare): la condivisione.
Non mangiate da soli. Condividere i pasti ci fa bene. Studiosi britannici documentano che le coppie che condividono il loro pasto si considerano più felici delle coppie che mangiano separatemene. Il rapporto sarebbe 67% contro 58%. Anche un altro studio di Oxford lo conferma: mangiare da soli riduce la soglia del nostro sentimento di felicità.
- Quarto fattore: la natura.
Natura e benessere vanno a braccetto. L’aria aperta e il contatto con la natura sono elementi privilegiatiche contribuiscono ampiamente alla sensazione di felicità. Uno studio statunitense riferisce che piantare alberi e fiori in un quartiere riduce le depressioni degli abitanti del 41,5%!
Qualche anno fa, esaminando dei twitter postati da 160 parchi di San Francisco, emergeva che le persone erano « più felici » nei parchi.
Un altro studio che avevo reperito spulciando « Frontiers in Psychology » attesta che un momento passato a contatto con la natura riduce i livelli ” di cortisolo e dell’enzima alfa–amilasi”, in altre parole dello stress!
- Quinto fattore: lo sport.
Lo sport è benefico, anche a piccole dosi. Basterebbero 10 minuti al giorno per stimolare la felicità! Parola dell’università del Michigan.
Le persone che praticano sport aumenterebbero del 20% la possibilità di essere felici. O addirittura a 52% per 3 ore a settimana (che corrispondono a soli 25 minuti al giorno).
La secrezione di endorfina e serotonina aumenterebbero la sensazione di benessere e ci conferirebbero una maggiore autostima. Senza sottovalutare l’effetto sociale dello sport! L’importanza, però è legata alla pratica regolare e non occasionale delle attività fisiche.
- Sesto fattore: i cani.
Il nostro migliore amico contribuisce alla nostra felicità! Il 36% delle persone che convivono con un cane si considerano « molto felici », contro il 32% delle altre. Teniamo presente che avere un cane contribuisce alla vita sociale e… genera incontri. Un mio amico, in Belgio, lo suggeriva per incrementare le conquiste femminili!
Certo è che un amico a quattro zampe elimina il problema della solitudine domestica e riduce stress e depressione, stimolandoci a delle regolari e salutari passeggiate.
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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