Depressione, brutta bestia. Che fare?

Depressione, brutta bestia. Che fare?

Rubrica a cura del dottor Claudio Rao

La depressione, ricordiamolo, è una malattia psichica caratterizzata da turbe dell’umore, disfunzioni cognitive e/o motorie, spossatezza e perdita di attenzione, dinamismo ed energia; disturbi del sonno e pensieri suicidari.

Secondo l’OMS (organizzazione mondiale della salute) ne soffrirebbero oltre 300 miliioni di persone facendone la prima causa di disabilità nel mondo. Una cifra che, purtroppo, è destinata a salire.

Se nelle scorse settimane abbiamo cercato di capirla meglio, oggi cercheremo di individuarne le possibili vie d’uscita.

Il primo, banale, suggerimento è – ancora una volta – l’ascolto. Il dialogo e l’ascolto intrafamiliare o tra amici e perfino tra colleghi di lavoro può spesso favorire l’evidenziarsi di sintomi depressivi, anche parziali. In tal caso, saranno indispensabili i consigli del medico di base.

Il compito dell’entourage del soggetto resterà fondamentale per un sostegno morale, un ascolto non giudicante, un accompagnamento nella terapia e un monitoraggio della sua evoluzione.

Come uscire dal tunnel della depressione?

A scanso di equivoci, precisiamo subito che «uscire dalla depressione» è possibile. Una volta individuati i sintomi e il tipo di depressione, come per esempio quella “stagionale”.

La persona dolente auspica nella maggior parte dei casi la fine del suo disagio, ma – come in una ragnatela – si trova impedita dalla sua stessa incapacità a reagire.

In effetti è necessario passare attraverso alcune tappe.

  • Individuare in noi i primi sintomi.
  • Rivolgersi ad un professionista di fiducia.
  • Riconoscere le cause della nostra patologia.
  • Iniziare un trattamento, concedendosi momenti di benessere, di svago e di relax.
  • Mantenere la rotta intrapresa.

Due sono i pilastri sui quali il nostro edificio dovrà poggiare: la scoperta dei sintomi e l’affidamento ad un professionista adeguatamente formato.

Riconoscimento dei sintomi

Prendere coscienza dei propri vissuti resta una tappa fondamentale. Per uscire dalla depressione è indispensabile prendere atto del proprio stato. Rendersi conto del proprio malessere suscita in noi un desiderio spontaneo, una spinta, uno slancio verso il cambiamento. Una sorta di autorizzazione interiore ad avviarsi verso l’uscita.

I segni caratteristici della depressione li abbiamo già trattati. Ricordiamoci che non vanno né ignorati né banalizzati. Per cui, se ci sentiamo più tristi del solito, privati (senza ragioni apparenti) di piacere e gioia di vivere, demotivati verso ogni attività (soprattutto quelle che abbiamo sempre gradito) e tendiamo ad isolarci, preferiamo restare a casa e a letto ripiegandoci introversivamente su noi stessi, è arrivato il momento di agire prima che sia troppo tardi.

Consultazione di un professionista

Inutile negarlo, uscire dalla depressione richiede l’aiuto di un professionista valido come un medico o uno psicologo. Una decisione non sempre facile da prendere.

Quando siamo depressi non è sempre scontato riuscire a chiedere aiuto perché significa in qualche misura riconoscere la nostra impotenza, la nostra capacità a tirarcene fuori da soli. Una convinzione sbagliata, certo, perfino perniciosa, che alimenta il circolo vizioso della perdita di autostima generata dalla depressione.

Accettare di aver bisogno d’aiuto significa innanzitutto staccare la spina rispetto ai nostri vissuti, riconoscendo la nostra sofferenza. Insomma la conditio sine qua non  per incominciare la risalita.

Il professionista valuterà i sintomi e la loro durata (rinvio al primo articolo della trilogia sul tema). Sintomi che possono essere evolutivi, ovvero accentuarsi con il passare del tempo a seconda delle persone, del loro temperamento, delle sofferenze patite. Per alcuni il disagio sembra impercettibile, atipico (la cosiddetta depressione sorridente), mentre altri manifestano unicamente sintomi fisici come dolori muscolari, insonnia, problemi digestivi, modificazioni più o meno significative del peso, preoccupazioni eccessive, perfezionismo ipercritico, (la cosiddetta depressione nascosta).

Qual è la terapia migliore?

Come Pedagogista Clinico® non sono né formato né abilitato a fornire indicazioni precise. Da studî e letture effettuate mi è sembrato di capire che la psicoterapia cognitivo-comportamentale e la terapia sistemico-relazionale offrono un buon accompagnamento al dolente.

Ricordiamoci che come vi sono diversi tipi di depressione, non esiste una panacea universale e ciascuno deve essere seguito nella propria specificità.

Qualche suggerimento spicciolo

Giova ricordare alcuni suggerimenti che possono rivelarsi utilissimi non solo in altre patologie, ma come abitudini da acquisire e consigli da dispensare.

  • Una sana alimentazione (per la depressione, integrare la nostra dieta con cibi quali il cioccolato fondente, pesci ricchi di omega3 e uova).
  • Un sonno ben regolato (evitare di dormire più di otto ore; dormire troppo può rafforzare la depressione). L’efficienza del nostro sonno diminuisce con l’aumentare del tempo stando a letto prima di addormentarci e al risveglio.
  • Sforzarsi di essere realisti. La depressione ci spinge ad amplificare eccessivamente la nostra percezione degli eventi esterni con tendenza al pessimismo. Per cui è indispensabile cercare di riequilibrare le cose. Essere catastrofici rafforza la depressione!
  • Non ruminare gli eventi. È una cattiva strategia di soluzione del problema.
  • Valorizzare il positivo, i proprî successi e le proprie qualità. (annotare tutti gli accadimenti positivi durante la  giornata).
  • Essere gentili con se stessi. Non puniamoci, non critichiamoci. Incoraggiamoci. Proprio come faremmo con una persona a cui vogliamo bene. Accogliamo la nostra sofferenza, ma diamole un senso: utilizziamola per arricchirci e migliorarci. Per proteggerci e premunirci.
  • Vivere nel presente e vivere il presente. Evitiamo di tormentarci con avvenimenti appartenenti al passato o ad un probabile futuro. Concentriamoci sull’hic et nunc.
  • Coltivare la vita sociale. Le relazioni sociali costituiscono un fattore protettivo per chi di noi è vulnerabile a sviluppare una depressione.
  • Svolgere attività regolari. Bastano un paio di attività gradevoli al giorno ripetute nel tempo (tutti i giorni o a giorni alterni). L’attività costituisce un rinforzo positivo e la progressiva padronanza nello svolgere quell’attività ci porterà ad un conforto e perfino un aumento dell’autostima.

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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