Vino Santo: dal Trentino storia e tradizione per un vino figlio del tempo

Vino Santo: dal Trentino storia e tradizione per un vino figlio del tempo

Rubrica a cura di Susanna Schivardi e Massimo Casali

Un breve resoconto del nostro recente viaggio in Trentino, per raccontare il Vino Santo, un vino corale.

Per anticipare l’evento che da anni celebra il Vino Santo, DiVinNosiola ormai alle porte dal 21 marzo al 30 marzo, vogliamo raccontare la nostra esperienza alla scoperta di quello che viene definito il passito dei passiti, prodotto nella Valle dei Laghi, tra il Lago di Garda, le Dolomiti di Brenta e Trento, un luogo dagli affascinanti scorci naturalistici, tempestati di piccoli borghi, dove la storia corre lungo i filari strappati alle montagne. Per produrre questo nettare, prezioso e raro, viene utilizzata una varietà a bacca bianca, la Nosiola, gli acini raccolti sono messi a dimora sulle arèle, dove appassiscono per un periodo estremamente lungo, sei mesi almeno, fino alla Settimana Santa.

La ventilazione nei cosiddetti appassitoi è costante e provocata naturalmente dalle correnti dell’Ora del Garda che pulisce gli acini e li rende sani. La botrytis cinerea fa il resto, si insinua e disperde l’acqua, favorendo la concentrazione degli zuccheri. Le uve vengono poi spremute e si ottiene il mosto, la fermentazione si arresta prima che lo zucchero venga del tutto svolto e a quel punto si ha un lungo processo di invecchiamento. Tradizione dicevamo antica, almeno dal ‘500 se ne hanno le prime notizie, ma dopo le due guerre duro è stato il percorso per riprenderne lo slancio, e finalmente nel 1977 sei piccole aziende si sono unite nell’Associazione Vignaioli Vino Santo Trentino, Fratelli Pisoni, Giovanni Poli, Francesco Poli, Gino Pedrotti, Pravis e Maxentia. Un patrimonio da difendere con una minima produzione di circa 20mila bottiglie, preziosissima.

A raccontarne il percorso un luogo magico, Casa Caveau di Padergnone, inserito in un progetto di riqualificazione del vecchio appassitoio della famiglia di Rebo Rigotti, genetista e agronomo. Si scende in questa grotta appena illuminata, dove dimorano bottiglie da anni, in un clima di riflessione e attesa. Qui il tempo ha un ruolo protagonista, una clessidra a ricordarlo, perché pensiamo ai sei mesi di appassimento e un affinamento di ben 8/10 anni se non oltre. Siamo commossi e assorti, nel percepire odori, suoni, ricordi, narrazioni che ci riportano al metodo tradizionale della spremitura, momento solenne e pacificatore di intenti. La volontà forte di mantenere in vita il contesto del Vino Santo è invidiabile, una bottiglia racchiude in sé costanza e dedizione. Il nettare è ambrato, la sua dolcezza è equilibrata dalla freschezza, un sostegno di acidità che non cede mail il passo.

La Nosiola, uva versatile e moderna, ben si adatta a questa variante dolce, perché la sua acidità è nevrile, si vinifica anche in versione secca e il risultato è chiara espressione del territorio, dove il microclima è mitigato dal vento ma anche grazie alla presenza di numerosi specchi d’acqua. Il nostro tour del Vino Santo prende il via da una delle cantine più rappresentative e punto di riferimento negli anni, Azienda agricola Fratelli Pisoni di Pergolese, una cantina storica da oltre 170 anni, oggi in chiave biodinamica. Un tour magnifico che ci ha fatto entrare nel vivo della produzione vitivinicola trentina, con una storia secolare e una visione avveniristica attuale e legata alle richieste di mercato.

Il pranzo con prodotti locali è stato organizzato nella cornice dell’azienda agricola Gino Pedrotti, con un’accoglienza calorosissima grazie alla vitalità e al sorriso di Giuseppe, che con la sua famiglia vive e cura le vigne a cui la famiglia ha dedicato un’intera esistenza. Siamo sul Lago di Cavedine, dove i filari intagliano le strade e la viticoltura fa parte del passaggio quotidiano di residenti e visitatori.

Saliamo negli appassitoi, qui scopriamo l’anfratto recondito dove le uve appassiscono, a breve le assaggeremo nel bicchiere. La produzione di Nosiola è minima e relegata sulle colline, l’altitudine media si aggira sui 300 metri, la ventilazione incessante si incanala tra i monti e procura costante freschezza alle uve. Iniziamo con Vigneti delle Dolomiti, Igt, Nosiola.

Pravis, Le Frate, Nosiola 2022, al naso agrumato, mela selvatica. Al sorso elegante e fresco, con un’acidità che ravviva il gusto.

Giovanni Poli, Nosioi 2022, un vino complesso e profumato al naso, fresco e compatto, in bocca si evince una certa mineralità, accentuata da cedro e lime.

Maxentia, 2022, una parte di macerazione con le bucce regala note di tostatura, mallo di noce, frutta secca. Molto intenso.

Francesco Poli, Sottovì, 2022, un vino verticale, lineare, dal gusto fresco, floreale, molto minerale in chiusura.

Gino Pedrotti, 2021, giallo intenso, al naso frutta matura, bella complessità si accompagna a spalla acida, sul finale un sentore erbaceo. Si abbina volentieri con formaggi erborinati.

Con grande piacere assaggiamo di Gino Pedrotti il L’Auro Vigneti delle Dolomiti Igt Cabernet Franc 2018, con un 5% di Merlot, una parte fa appassimento, 3 anni li passa in tonneau, ne esce un vino con una forte persistenza vegetale, elegante al gusto, mentolato e fresco. Molto equilibrato e beverino.

Osiamo con Pisoni, Rebo 2004, un vino che ha tenuto benissimo il tempo, forte della robustezza del Merlot e della gentilezza del Teroldego, profumato al naso, in bocca ha una tannicità dolce, molta scorrevolezza pur mantenendo il corpo e lo spessore di un vino rosso importante.

Degustazione Vino Santo Trentino Doc:

Maxentia, 2012, succulento e morbido, si percepiscono tè, dattero, spezie, un vino dalla bontà “struggente”. 

Arèle, Pravis, 2008, evidenti una nota agrumata, lieve tostatura, frutta secca e nocciola. Sul finale piante officinali. Un dettaglio: sulla capsula uno stemma della Dea della Fortuna, presa in prestito dal Duomo di Trento.

Giovanni Poli, 2008, vino delicato e fresco, un’acidità ancora presente, in chiusura piacevole la nota speziata.

Gino Pedrotti, 2006, agrumato al naso, sentori di nocciola al gusto, finale sapido, molto equilibrato, quasi masticabile.

Alessandro Poli, 2006, al naso profumato di fichi secchi, frutta candita, in bocca sinuoso ed elegante. Dolcezza e agrume ben equilibrati.

L’azienda Gino Pedrotti che ci ha ospitato, nel meraviglioso giardino bagnato da un sole accecante e tiepido, vanta una storia che affonda le radici dal 1912 quando il nonno si dedicava alla distilleria. Parcellizzata in 5 ettari e mezzo, recintati con cura per evitare incursioni dagli animali. Nei ricordi di Giuseppe la nonna Tullia e la mamma Rosanna, donne dal forte carattere e che hanno fatto grandi cose per l’azienda. Dopo la scuola agraria di San Michele, Giuseppe ha integrato le sue competenze con un corso in biodinamica. La sua vitalità si esprime in cantina con fantasia e improvvisazione sapiente. Ama l’acciaio, i rimontaggi, predilige la malolattica compiuta, con la sua creatività porta i vini fino oltreoceano, in Giappone, Canada, Boston, Australia, Taiwan e adesso anche Ucraina. Ascoltarlo è un vero piacere, innegabile dire che lasciamo questi posti con una certa vena nostalgica.

Ringraziamo come sempre Federica Schir, ufficio stampa, Garda Trentino e l’Associazione Vignaioli Vino Santo Trentino Doc.

Casa Caveau 
Piazzetta del Mercato, 38096 Padergnone TN

https://www.casacaveauvinosanto.com

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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