Di Alessia Piccioni
Nei processi per separazione giudiziale i testi delle chat hanno efficacia di piena prova. Avvocato Ruggiero: “La società cambia e le chat hanno valore sia per l’addebito di responsabilità, sia per questioni economiche”
In un mondo sempre più digital e connesso non stupisce che molti tradimenti vengono scoperti proprio a causa (o grazie) a device elettronici. Non sono rari casi di persone che, sbirciando le chat o i social del proprio partner, vengono a conoscenza di relazioni parallele e clandestine.
Ma in caso di separazione giudiziale tra coniugi, un messaggio inviato su Facebook o Instagram può avere valore di prova? A quanto pare, la risposta è sì.
“La Suprema Corte di Cassazione, con la sentenza numero 21657/2017, parla chiaro: ‘La relazione di un coniuge con estranei rende addebitabile la separazione ai sensi dell’art. 151 c.c., quando, in considerazione degli aspetti esteriori con cui è coltivata e dell’ambiente in cui i coniugi vivono, dia luogo a plausibili sospetti di infedeltà e quindi, anche se non si sostanzi in un adulterio, comporti offesa alla dignità e all’onore dell’altro coniuge’” spiega l’Avvocato Valentina Ruggiero, esperta in diritto di famiglia.
Nonostante ancora oggi molte persone continuino a pensare al web come a qualcosa a sé, che non ha effetti sulla nostra vita, il mondo virtuale e quello reale sono sempre più sovrapposti, e ciò che accade in un luogo si ripercuote necessariamente anche sull’altro.
“Con l’evoluzione delle tecnologie si è anche evoluta la giurisprudenza in materia di prove nei processi per separazione giudiziale, per adeguarsi alle nuove abitudini di comportamento. – Prosegue l’Avvocato Ruggiero – Questo significa che ad oggi tutti i documenti quali foto condivise online, e-mail, SMS, chat su WhatsApp, su social network e altro, acquisiscono efficacia di piena prova. Quindi, è più semplice provare la responsabilità dell’altro coniuge, sia per l’aspetto di responsabilità per addebito, sia per l’aspetto economico, dimostrando magari il tenore di vita dell’altro coniuge tenuto con l’amante. Tali strumenti possono anche essere rafforzati da prove e testimoni. Il nostro ruolo di avvocati con tali strumenti è facilitato, poiché tutti gli scambi di messaggi che prima erano solo orali, e che quindi erano difficili da provare e da scoprire, ora nella maggior parte dei casi sono scritti e tracciabili. Badate bene però, devono essere strumenti pubblici e che non siano stati reperiti violando la privacy del soggetto, diritto che non decade di certo con il matrimonio. Ad esempio, possiamo usare qualcosa che è stato pubblicato su Facebook o e-mail ritrovate nella casa familiare o inviate ad account comuni, ma non possiamo entrare abusivamente nell’account del partner o sottrargli il telefono”.
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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