Editoriale del direttore responsabile Emilia Urso Anfuso
Nell’Ottobre del 2023, a causa di un “allarme bomba islamista” il museo del Louvre e la Reggia di Versailles furono evacuati.
Il Louvre continua a essere il museo più visitato al mondo, ed è normale attendersi misure di sicurezza di alto livello e programmi di evacuazione al momento opportuno.
…invece no: entrano due giovani, percorrono indisturbate la sala in cui si trova il quadro più famoso al mondo, gettano contro la teca di protezione una zuppa contenuta – a quanto pare dal video – all’interno di due lattine e pluf! Entrano indisturbate nell’area antistante il quadro per declamare i loro slogan ambientalisti.
In tutto questo stonano diverse cose:
- l’inefficienza del sistema di sicurezza
- la lentezza: gli stessi operatori della sicurezza del museo sembrano più interessati alla buona riuscita delle riprese video
- i teli scuri posti contro la scena ambientalista non hanno coperto quanto stava accadendo ma, semmai, posto molti interrogativi
La sicurezza, evidentemente, è un criterio che esiste ma a fasi alterne, secondo il caso, secondo il tipo di organizzazione, secondo il periodo storico o la propaganda – in questo caso climatica – che si sceglie di sviluppare (in questo caso a livello europeo).
Passiamo a un altro tema che interessa (anch’esso) tutti noi…
Abbandono di un minore in ospedale: quando il giornalismo perde il controllo
Ho assistito attonita alla diffusione del video della donna che, presso l’Ospedale di Aprilia lo scorso 26 Gennaio, è stata ripresa nel momento in cui abbandona un bimbo in una carrozzina.
Non sto condannando l’atto dell’abbandono, non conosco le ragioni che hanno spinto questa donna a un atto così estremo, non conosco la sua vicenda e la motivazione che ha portato a questa decisione, saranno semmai le indagini a rivelarlo.
Condanno invece la scelta di essere giunti a diffondere un atto così privato, a mettere al pubblico ludibrio una donna e quella scena di pochi attimi così ricca di contenuti che non conosciamo e che andavano semmai lasciati, appunto, alla capacità professionale degli investigatori.
Da un lato esistono ancora le ruote degli innocenti, che ai nostro giorni sono chiamate in maniera diversa, “Culla per la vita” per esempio, per garantire l’anonimato a chi, per disperazione, non può mantenere un bimbo e desidera che altri lo accolgano in casa per dare un’opportunità di vita e futuro.
Dall’altro lato, oggi assistiamo al disprezzo della privacy ma soprattutto, della nostra deontologia professionale, che eppure noi giornalisti siamo chiamati a onorare costantemente attraverso lo studio dei tanti documenti deontologici, al punto da dover, ogni anno, partecipare a corsi obbligatori per la formazione continua.
Conclusioni
Più volte, nel corso degli anni, ho lanciato appelli e anche dichiarato direttamente, durante riunioni di settori, sul tema dell’informazione necessita di una remise en forme e in tempi stretti.
Se la priorità non è informare ma spettacolarizzare, quando l’interesse generale converge non sul contenuto ma su ciò che questo contenuto deve far emergere, allora significa che non esiste un sistema di informazione ma tanti sistemi che, a seconda del partito di riferimento o dei governi in carica o dei programmi europei, realizzano un piano di comunicazione che si impone per ottenere una reazione collettiva.
Sta accadendo da tempo e nulla fa pensare a una retrocessione dell’applicazione di questo tipo di strategie, anzi.
La soluzione, come spesso accade, è nella mente di chi legge e ascolta: il lettore, il video-ascoltatore, che deve essere in grado di comprendere la differenza tra una notizia e una panzana, tra un evento certo e uno incerto, tra ciò che è giusto prendere in considerazione e su cosa scartare.
Da anni lancio appelli alla comunità dei miei colleghi, appelli metodicamente caduti nell’angolo estremo dell’indifferenza di un settore di difficile gestione. Appoggio qui, in finale di questo mio editoriale, una puntata della mia trasmissione MediaticaMente, che registrai nel dicembre 2020, in piena pandemia e mentre già lavoravo alla mia inchiesta su pandemia e piano vaccinale:
N.B. tutte le puntate della mia inchiesta sulla pandemia sono pubblicata alla sezione “Le inchieste di Emilia Urso Anfuso” a cui si accede cliccando sul seguente collegamento: https://www.gliscomunicati.it/sezione/le-inchieste/page/6/ (6 pagine, cliccare sui numeri che appaiono in fondo a ogni pagina per passare a quella successiva/precedente)
Se desideri donare spontaneamente per sostenere questa testata giornalistica indipendente e auto-finanziata, clicca sul tasto “Dona” che trovi in fondo a ogni articolo pubblicato
DONA ORA E GRAZIE PER IL TUO SOSTEGNO: ANCHE 1 EURO PUÒ FARE LA DIFFERENZA PER UN GIORNALISMO INDIPENDENTE E DEONTOLOGICAMENTE SANO
Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
Lascia un commento