Recessione, proteste, piani occulti: il nuovo corso della Germania

Recessione, proteste, piani occulti: il nuovo corso della Germania

Di Daniel Abbruzzese – dalla Germania

Dalla scorsa settimana, gli agricoltori tedeschi sono in agitazione contro le misure economiche varate dal governo per pareggiare i conti dissestati. L’8 gennaio migliaia di trattori e camion hanno invaso le grandi città e bloccato le grandi arterie di comunicazione. La protesta prosegue e pare che la grande distribuzione ne stia già risentendo. Le televisioni e i media minimizzano, tanto che anche in Italia la notizia è arrivata senza fare troppo clamore.

La “plebaglia” all’attacco dello Stato

La maggior parte dei lettori italiani farà fatica a credere che la Germania, ormai da mesi, stia attraversando uno dei periodi di crisi più gravi dalla fine dell’ultima guerra. Nella percezione comune, o meglio, nel racconto che viene fatto all’estero, la Germania continua a vivere nel boom economico dell’era Merkel: un paese distante, immerso nel grigiore, in cui la produzione industriale e il progresso tecnico prosperano e tutto funziona in maniera fin troppo perfetta. Insomma, anche se il governo Scholz non ha più il tono imperioso della Merkel nei confronti degli altri paesi membri, l’ascendente della Germania rimane lo stesso. Perché, per citare Ida Magli, se la “tedeschità” venisse messa in dubbio, sarebbe in dubbio l’idea stessa dell’Unione Europea.

Non stupisce dunque che, in un momento in cui l’82% dei tedeschi si dichiara insoddisfatto dall’attuale esecutivo, la politica continui a parlare del “governo migliore del Dopoguerra”. Né stupisce che, dopo due anni in cui il processo di deindustrializzazione della Germania è talmente evidente da sembrare forzato, il ministro dell’economia spieghi agli agricoltori scesi in piazza che la loro frustrazione deriva dall’attuale processo di industrializzazione dell’agricoltura. Nello stesso video, trasmesso dalla TV di Stato alla vigilia delle manifestazioni dell’8 gennaio, Robert Habeck invitava la popolazione a prendere le distanze dalle proteste, infiltrate dall’estrema destra e probabilmente sostenute da Putin.

L’insofferenza del ministro per le manifestazioni è forse riconducibile all’esperienza traumatica avuta dieci giorni fa, quando un gruppo di agricoltori, in attesa di un confronto diretto, ha impedito al battello di Habeck di attraccare nei pressi della sua residenza. Non pochi media hanno confermato il fatto che dietro alle proteste ci fossero gruppi di estrema destra, primi fra tutti i Reichsbürger (di questa sorta di Spectre avevamo già parlato qui: https://www.gliscomunicati.it/2022/12/15/un-colpo-di-stato-in-germania-o-un-gran-colpo-di-teatro-come-un-gruppo-di-boomers-e-pensionati-ha-fatto-tremare-la-piu-grande-democrazia-europea/). Insomma, dopo aver guidato le manifestazioni contro le misure di contenimento della pandemia, quelle contro l’obbligo vaccinale, quelle contro l’invio di armi in Ucraina, i nostalgici del nazismo si sarebbero messi alla guida degli agricoltori tedeschi. Esattamente come i manifestanti che li hanno preceduti negli anni scorsi, anche questi dimostranti vogliono difendere i loro privilegi, a scapito delle libertà del singolo e del benessere della comunità. Ad ogni modo, per non confonderli con i precedenti movimenti eversivi, alcuni giornalisti hanno creato un nuovo appellativo per queste frange estremiste: Kartoffelmob o Mistgabelmob (letteralmente, la plebaglia delle patate, o del forcone per spalare il letame).

Un’emergenza infinita

Gli appelli di alcuni organi di stampa e del ministro dell’economia non hanno tuttavia sortito gli effetti sperati: la manifestazione dell’8 gennaio ha avuto un seguito di massa, prolungandosi anche nei giorni seguenti. Agli agricoltori si stanno unendo anche altre categorie: autotrasportatori, ristoratori, commercianti. Categorie che non riescono a convincersi del fatto che, nei momenti di emergenza come quello attuale, i governi non possano che agire nell’interesse della popolazione.

L’emergenza in Germania non si è conclusa con la pandemia, ma ha proseguito, passando per la catastrofe climatica, la guerra in Ucraina, l’inflazione, raggiungendo infine un picco con l’esplosione del gasdotto Nordstream. Questo atto di sabotaggio, combinato con la chiusura delle ultime centrali nucleari, ha rappresentato un duro colpo per la competitività dell’industria tedesca. La crescita dei prezzi dell’energia e l’inflazione (con un aumento dei prezzi percepito del 20%) hanno ridotto lo standard di vita di grandi fasce della popolazione. Gli interventi emergenziali del governo, un bonus di 300 euro a famiglia per coprire parte dei costi energetici ed un tetto applicato ai costi del gas e dell’elettricità, sono stati appena sufficienti a tamponare la situazione. A fronte delle enormi spese per la transizione ecologica e a sostegno di paesi in via di sviluppo come l’India e il Perù, o del nuovo alleato ucraino, buona parte della popolazione ha percepito questi bonus come poco più di un’elemosina. In molti hanno avuto l’impressione che l’esecutivo Scholz, guidato da motivazioni ideologiche, facesse dei maldestri esperimenti con i bilanci dello Stato.

La conferma sembra essere arrivata lo scorso dicembre, quando la Corte Costituzionale ha respinto il bilancio redatto dal governo per il 2023. Avendo infatti la Germania inserito il pareggio di bilancio nella Costituzione, i 60 miliardi di spese immotivate non potevano passare inosservati alla Corte di Karlsruhe. Inizialmente, il governo ha provato a dichiarare le spese come necessarie per affrontare la pandemia; ad un rifiuto da parte dell’alta corte, si è tentato di giustificare le uscite con la catastrofe climatica in corso – motivo anch’esso insufficiente per sforare il pareggio di bilancio. Il governo si è dunque visto costretto a varare un piano finanziario eccezionale per il 2024: abolizione del tetto ai prezzi dell’energia, aumento dell’IVA al 19% sui prodotti alimentari elaborati (quindi su tutti i servizi di ristorazione), sospensione delle agevolazioni sui costi del carburante ad uso agricolo ed incremento della tassa sull’anidride carbonica a dagli attuali 35 a 55 euro per tonnellata. Se questi rincari, che si vanno ad aggiungere a quelli degli ultimi due anni, rappresentano per la maggioranza della popolazione un ulteriore abbassamento delle condizioni di vita, per le aziende agricole rischiano di significare la fine della propria esistenza.

Preoccupazioni immotivate?

Non è stata solo l’arbitrarietà di questi piani finanziari a mettere in agitazione gli agricoltori tedeschi, ma il ricordo di quanto successo nei Paesi Bassi nei mesi scorsi. Per quanto infatti le manifestazioni dei coltivatori olandesi abbiano trovato pochissimo posto fra le notizie europee, a molti erano ben presenti le motivazioni all’origine di queste proteste: l’esproprio arbitrario di molte aziende agricole, motivate dal governo dell’Aia non con problemi di bilancio, ma con l’emergenza climatica. E il fatto che Habeck abbia dichiarato di non voler ritirare la nuova legge di bilancio, ma di voler venire al limite incontro ai coltivatori rialzando in maniera graduale i prezzi del diesel per  mezzi agricoli, fa pensare quanto in base a questi aggravi non ci sia solo l’urgenza di sanare il bilancio.

Ad ogni modo, anche se le proteste proseguono a oltranza, l’opinione pubblica tedesca è alle prese con una notizia molto più importante: Korrektiv, un gruppo di fact-checkers finanziati dal governo federale e da alcune ONG, si è introdotto clandestinamente ad un incontro fra imprenditori, neonazisti ed esponenti del partito di destra AfD, scoprendo che i presenti stavano discutendo un piano per deportare milioni di immigrati e di avversari politici in un qualche stato del Nord Africa. È quindi legittimo che l’interesse della popolazione si sposti, dalle preoccupazioni di un settore economico ormai in dismissione, ad un pericolo più concreto.

E se anche il governo Scholz ha commesso dei passi falsi, ci si può consolare: come ci informa l’attivista climatica Luisa Neubauer, nell’ultimo anno la Germania, grazie alla recessione, ha abbattuto considerevolmente le emissioni di anidride carbonica. Ci si può aspettare di meglio da uno stato democratico?

***Foto di copertina – da Wikipedia: Axel Hindemith – https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Bauernprotest_Hannover_2024_01_11_a.jpg

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