Riflessioni in ordine sparso sul caos nazionale

Riflessioni in ordine sparso sul caos nazionale

Editoriale del direttore responsabile Emilia Urso Anfuso

Le ultime ore del 2023 stanno scorrendo. Come sempre si arriva alla considerazione degli eventi accaduti: l’anno che stiamo per salutare non è dissimile da quelli precedenti, solo che le cose sono cambiate, sono cambiati velocementei parametri di accettazione sociale o di civile convivenza, così come eravamo abituati a vivere e percepire fino a una manciata di anni fa.

Fatti e misfatti di fine 2023

Tra le cose accadute di recente, desidero menzionare i seguenti fatti:

  • Sindaco Sala “Crudele” secondo Vittorio Feltri: A Milano la giunta del sindaco Sala decide di multare una tavolata di senzatetto organizzata dalla onlus Pro Tetto in galleria Vittorio Emanuele per il pranzo della vigilia di Natale. Questo particolare evento non è una novità, perché la onlus in questione la organizza da 4 anni e i vigili di zona sono sempre passati a dare un saluto alla ai partecipanti, povera gente che per una volta viene messa nella condizione di mangiare un pasto caldo e in una zona di luss. Mai era accaduto che dovessero sbaraccare e pure pagare una multa di 230 euro per “Occupazione di suolo pubblico“. Pronta la risposta di Vittorio Feltri, che ha sanato la multa pagando la cifra richiesta, ma ha appellato il sindaco meneghino con l’aggettivo “Crudele“: di seguito uno degli articlo che ne parla:

https://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/37965593/vittorio-feltri-beppe-sala-multa-clochard-pago-io.html

Questi comportamenti arrivano da una giunta di centro-sinistra e confermano la famosa dichiarazione di Intro Montanelli: “La Sinistra ama talmente i poveri, che ogni volta che va al potere li aumenta di numero”. Bravo Vittorio. Non ho altro da aggiungere.

  • Caso Ferragni: la storia del pandoro Balocco e dei milioni che entrano ed escono dai forzieri dell’influencer più nota e ricca a livello mondiale ha tenuto col fiato sospeso, e i cellulari inchiodati sul suo profilo, in attesa di una qualsiasi dichiarazione – che non è giunta – milioni e milioni di utenti del web. Gli stessi che, spesso inconsapevolmente, creano i nuovi miliardari del terzo millennio. Personalmente sono interessata poco o nulla relativamente l’esistenza della nota influencer o del marito rapper, così come poco mi attrae il gossip malsano che è parte integrante del successo di questo tipo di personaggi. Bene o male, purché si parli di loro. E’ ciò che, da tempi non sospetti, fa di una persona comune un personaggio. Se poi, a livello fiscale, son state commesse frodi, dovrà essere un giudice a stabilirlo. Personalmente non seguo gli influencer, non acquisto bottigliette di acqua da 250 cl a otto euro l’una, non compro abiti o accessori perché portano la firma di una influencer: non contribuisco. Attendo gli esiti del giudizio, ammesso che esso sarà emesso. Posso opinare sulla decisione di aver girato un video – quello in outfit grigio corredato di lacrima – che mai avrei consigliato di creare e rendere pubblico, ma questa è la mia opinione personale: da certe beghe si può uscire a testa alta, volendo. Il dubbio che non si volesse uscirne a testa alta è sorto alla mia mente, ma evidentemente elucubro troppo…
  • Governo Meloni: il primo governo italiano a guida femminile sta riscuotendo un bailamme di condanne da ogni parte, persino da certi elettori di centro-destra. Evidentemente a troppi italiani non è ancora chiara una cosa: nessun governo può salvare l’Italia, semplicemente perché – a livello europeo e internazionale – siamo chiamati a partecipare ai “giochi” e alle strategie del grande scacchiere politico mondiale. E’ inutile girare intorno alla questione: nessuno può cambiare le regole dei giochi che non sono create e gestite internamente. Abbiamo voluto la globalizzazione, l’europeizzazione, la sottomissione alle nazioni considerate più forti? Dobbiamo pedalare, farei compiti, sottometterci alle richieste di chi è a capo della UE, accettare riforme contro i diritti umani e zitti e a cuccia. Non va bene? Era opportuno dirlo, dichiarare dissenso, scendere nelle piazze – PACIFICAMENTE – e come fanno in certe nazioni civili, almeno provare a non far dimenticare a chi sta lassù, arroccati nei sacri ambienti politici, che quaggiù si campa sempre peggio e non va bene, visto che i soldi li sborsa, puntualmente, ogni singolo contribuente onesto. Inutile sperare nel prossimo governo o ripassare a memoria i fatti del passato: l’Italia come la ricordavamo non esiste più ed esisterà sempre meno. Tra le riforme in atto ormai da tempo, la trasformazione etnica della popolazione, sempre meno occidentale e sempre più orientale, un sistema giuridico che uccide gli onesti e premia i disonesti, un trend sociale che impone squilibri nei rapporti umani di ogni ordine e grado spacciandoli per “civiltà” e “modernità”.
  • Patriarcato, sessismo, crisi economica e demografica: l’Italia è la seconda nazione al mondo con il più alto numero di persone anziane. Prima di noi il Giappone. Con una grande differenza: in Oriente gli anziani sono spinti a partecipare alla vita sociale, a rendersi utili e a essere attivi. Da noi? Gli anziani sono emarginati spesso persino in famiglia, considerati “un peso” e non una risorsa, se non al momento di chiedere – e ottenere – una somma di denaro. Per farla breve: è inutile sperare di uscire dalla situazione “nascite zero” se i giovani non sono messi in grado di formare una famiglia. Lavori sempre più precari, stipendi da fame che consigliano l’emigrazione, case che costano un occhio della testa. Con basi simili, nessuno è spinto a procreare e a rimpinguare la popolazione italiana ormai anziana. La sostituzione etnica, sostenuta in special modo durante i governi di centro-sinistra, sta procedendo bene. Un giorno non troppo lontano alla cancellazione della classe media, economicamente parlando, si abbinerà la sostituzione degli elementi umani. A furia di emigrare all’estero, peraltro, di veri italiani si rischia di restare in quattro. Anche questo si poteva evitare, ma a tempo debito che ormai è troppo tardi.
  • SSN: ma non era “Il Sistema Sanitario Nazionale migliore al mondo”? Sarà per questo che metodicamente è statp distrutto… a 45 anni dalla sua fondazione, di SSN resta poco o nulla. E’ sufficiente essere costretti a dover accedere a un Pronto Soccorso e, peggio ancora, doverci arrivare in ambulanza, per capire che è tutto finito ormai. Non ci volevano menti geniali per comprendere, già da molti anni, verso dove ci stessimo andando a schiantare, ma si sa: l’italiano medio non molla, l’italiano medio anche quando vede non muove un muscolo. Tira dritto per la sua strada, contribuisce – consapevolmente o meno – alla distruzione di qualcosa, poi bestemmia inferocito. Sui social. Sarebbe stato sufficiente non accettare la soluzione dell’intramoenia come deroga alle normative tutt’ora in vigore, che danno diritto al contribuente di ricevere le cure e gli esami diagnostici in tempi brevi, qualora si ricevesse un appuntamento troppo in là nel tempo. Sarebbe stato utile non correre a pagare medici ed esami pur di farli in tempo utile. Sarebbe bastato conoscere leggi, regolamenti e diritti, per non far crollare miseramente tutto. Ma è un discorso poco accettato dall’italiano medio, che mai ammetterà un errore sostanziale: non sanare l’ignoranza, che a sua volta rende tutti vittima di qualcosa che non funziona perché non c’è la capacità collettiva di chiedere al momento opportuno e le cose giuste. In italia si fa più casino se non si riesce a vedere una partita di calcio tramite Dazn, ma non parliamo di animare un dibattito nazionale sui diritti civili perché ti becchi le ciabattate peggio del Grillo Parlante. Andava detto, ed ecco qua: che piaccia o meno, la realtà di molte cose storte, in Italia, è basata su questa attitudine mentale.

Appoggio qui una mia indagine sul tema dell lunghe liste di attesa per gli esami e l’accesso ai servizi del SSN che fu pubblicata nel 2019 sul quotidiano Libero:

Conclusioni

La situazione generale è grave e non si notano sintomi di miglioramento. Fino a qualche anno fa, avrei concluso un editoriale come quello odierno con una serie di consigli su come migliorare le cose, volendolo fare tutti insieme. Oggi è impossibile generare consigli e fornire soluzioni.

L’assetto politico ed economico nazionale non prevede che la popolazione sia messa al centro delle migliori intenzioni delle agende di governo. Non si tratta di “stupidità” o di “cattiveria”, come molti italiani si ostinano ad affermare. Semplicemente, non è il destino che ci è stato assegnato.

D’altra parte, questa popolazione è perfetta per sperimentare misure aberranti, scelte politiche rivoluzionare ma contro i diritti civili, per imporre scelte di ogni sorta. Non esiste una popolazione più disarmata di fronte alle richieste di chi sta al potere. Persino in Cile, in Venezuela, in Cina, di fronte agli oppressori son scesi per le strade i meno abbienti, i più disperati, i meno in grado di imporre una scelta. L’hanno fatto, vincendo alcune battaglie. Ci hanno provato e hanno vinto.

Qui no, ma d’altra parte la ricchezza media in Italia resta un elemento di divisione tra la percezione delle cose e l’effettiva capacità economica dei contribuenti. Credo che la cosa migliore sia quella di vivere ognuno la propria esistenza, non basando più le aspettative sulla vita collettiva, sulle soluzioni che potrebbero migliorare la società di cui siamo parte integrante. Ognuno per sè è, evidentemente, ciò che anima nel profondo ogni cittadino italiano, che mai o quasi, prende la mano del proprio simile per imboccare una strada comune. E’ il fondamento di ogni paese civile, di ogni nazione risorta, di ogni popolo salvato da se stesso. Non è questo il caso ma la cosa più importante è crescere davvero, diventare adulti e finalmente ammettere.

Ecco un altro mio articolo che scrissi per il quotidiano Libero:

Ammettere ciò di cui questo popolo non ha voluto mai far parte: una collettività.

Pensatevi soli. Buona fortuna a tutti.

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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