Reportage: Terre di Leone nella Valpolicella classica

Reportage: Terre di Leone nella Valpolicella classica

Rubrica a cura di Susanna Schivardi e Massimo Casali

Chiara e Federico intraprendono un viaggio dieci anni fa per arrivare a una linea di Valpolicella e Amarone di nuova generazione

Siamo a Marano di Valpolicella, tra le colline veronesi, per Terre di Leone, azienda giovane condotta da Chiara e Federico, che eredita la passione per la viticoltura proprio dal nonno materno, all’epoca proprietario in questi luoghi di un solo ettaro di terra. Partono da zero e studiano tanto per arrivare oggi a fare due linee di produzione, il Re Pazzo e Terre di Leone, su un’areale di 7 ettari vitati con esposizioni a sud-est, su altitudini di 450 e 500 metri. “Facevamo altro nella vita e siamo titolari di una cantina nata nel 2005, la prima bottiglia è stata venduta nel 2009 e abbiamo impiegato più di dodici anni per vedere se questa è la nostra strada. Non finiremo mai di sperimentare”.

In collina lavorano in alta densità perché hanno un terreno a base di tufo basaltico, “a Marano c’era un vulcano, che ha lasciato una striscia lavica sul Lago di Garda, con alle spalle i Monti Lessini e canali in cui si inoltra una bella ventilazione, le uve rimangono sane e il micro clima molto equilibrato, nonostante le alte temperature”. Si passa poi a un terreno roccioso, grazie alle varietà di suoli presenti a Marano. In generale si tratta di terreni ricchissimi di falde acquifere che vanno spesso arginate con uso di ciottoli, sono frequenti qui le marogne, i muretti a secco che ridisegnano i pendii della Valpolicella, il verde è abbondante e l’irrigazione risulta pressoché inutile.

Guyot e cordone speronato si alternano con pergola veronese tradizionale proprio davanti alla cantina, una produzione contenuta con diverse potature. La vendemmia arriva a maturazione corretta, fanno un primo passaggio di uve per l’Amarone, mentre le seconde uve sono per il Valpolicella. Raccolta e vinificazione avvengono a caduta, un metodo insegnato da altri produttori, che permette un notevole risparmio di energia. Per lo stoccaggio si utilizzano le vasche di inox. Una seconda massa viene pressata e va ad affiancarsi al primo fiore. Il vino è limpido in uscita, grazie a una decantazione statica, prima di andare in legno.

La cantina è un luogo ricavato da una struttura del 1850 circa, le vecchie case dei contadini che abitavano qui a mezzadria. Qui si trovano i legni francesi, tonneau da 500 litri, le botti e le barrique mai sostituite, a leggera tostatura. Con i tonneau affinano il ripasso, gli amaroni invece sono destinati alle botti più grandi, il che significa lavorare col tempo. “Queste sono le sale che noi visitiamo subito al mattino, le ultime che visitiamo alla sera e infine il fruttaio dove va annusata l’aria”. Il vino di Terre di Leone affina in legni differenti in funzione di ciò di cui ha bisogno. 

Ci inoltriamo nel fruttaio, dove gli acini riposano a undici gradi fissi, emanando quell’odore intenso che permane nelle narici, attaccandosi alle pareti e abbandonandoci solo dopo un bel po’ di tempo. Ristrutturato nel 2005, ospita le uve per almeno 3 o 4 mesi.

Le linee, come abbiamo detto, sono Terre di Leone, con Amarone, Ripasso, Superiore e Dedicatum. Il Re Pazzo che è una linea successiva, giovane, accattivante, e si chiama così perché il re è simbolo di un vino di ingresso, e pazzo perché sono stati alternativi fin dall’inizio, legando questo vino alla quotidianità, senza tempo, da bere in qualsiasi momento e non per forza con piatti particolarmente elaborati.

Il Re Pazzo Valpolicella Classico 2022, fa solo acciaio. Vino sapido e balsamico, richiama il sorso.

Il Valpolicella Ripasso Classico Superiore 2021 vede il tonneau in tempo variabile tra 6 e 8 mesi. Il frutto è delicato e l’espressione del territorio immediata.

Il Re Pazzo, Amarone della Valpolicella Classico 2017, “figlio della pressa” come lo definisce Chiara, ha un frutto deciso, eleganza spiccata, lunghezza. Tre anni in legno da dieci ettolitri, e poi riposo in bottiglia.

Il Dedicatum Rosso veneto Igt, 2018, vede solo le annate migliori, è figlio di ben 14 varietà diverse tutte reimpiantate in dimensioni variabili, dalla vigna del nonno. Quattromila bottiglie numerate, una volontà di Chiara per rendere ogni bottiglia unica. Il frutto qui si arrotonda, i sentori glicerici e vanigliati, il rabarbaro, il pepe e la confettura grazie a quattro anni di legno da dieci ettolitri o tonneau, un vino che esce dalla Doc e racconta l’anima più autentica di questa azienda. Al palato è molto caldo, intenso e la freschezza ne facilità la bevibilità.

Il Valpolicella Classico Superiore 2017, è il vino del cuore, affina per 40 mesi in legno e ha gran bisogno di tempo. Grande vino rosso dalla bella struttura, tannino levigato, elegante e dal sorso pieno e intenso. I richiami sono la mora e il mirtillo, resine e frutti selvatici. In un secondo momento si avvertono i sentori di rabarbaro, il chinotto e un fondo tostato e di pepe nero. Ingentilito da un equilibrio tra morbidezza e corpo, il finale alla gustativa è coerente col naso.

Il pranzo presso l’Antica Trattoria da Bepi ci propone una serie di piatti tipici a partire dal Vinappeso, un prosciutto stagionato in una rete e poi cullato tra Amarone e Recioto, dandogli la caratteristica nota dolce finale. Lo abbiniamo al Valpolicella Ripasso Classico Superiore 2018, di cui producono circa 2000 bottiglie, e le cui note fruttate sono tipiche della tecnica del ripasso. L’affinamento lungo in tonneau gli dona grande verticalità, Chiara lo definisce “una montagna da scalare”.

Amarone della Valpolicella 2012 è figlio di un’annata siccitosa, molto profondo dal frutto accentuato sotto spirito, di marasca, mora e prugna, il tannino è ben levigato. L’annata 2013 è più spigolosa, dal profilo più giovanile grazie a un’annata poco siccitosa e più fresca. Affannamento di 7/8 anni per un vino che si presenta pronto. 

Due linee parallele che corrono insieme puntando a vini davvero innovativi, capaci di stare al passo con i tempi, alla moda ma per rimanere comunque legati alla tradizione. L’eleganza che li connota è presente in ogni sorso, portando anche il neofita ad apprezzarne bevibilità e immediatezza. Vini da abbinamento ma anche da meditazione, per tracciare un nuovo percorso accanto a quello che è il tiro già noto della Valpolicella.

Grazie all’ufficio stampa Federica Schir

TERRE DI LEONE
VIA VALPOLICELLA, 6/B
37020 LOCALITA’ PORTA – VR

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