Reportage a cura di Susanna Schivardi e Massimo Casali
“Reboro, Territorio & Passione” evento organizzato dall’Associazione Vignaioli Vino Santo Trentino Doc in collaborazione con Garda Dolomiti e la Strada del Vino e dei Sapori del Trentino
Nella magnifica cornice della Valle dei Laghi, tra il lago di Toblino e di Santa Massenza, nel piccolo borgo di Santa Massenza, ci inoltriamo in un angolo nascosto tra monti e specchi d’acqua che racconta il Trentino sotto altra veste, dove si svela la produzione di un vino passito da uve Rebo, il Reboro, narrato in gemellaggio con il Sagrantino passito di Montefalco, alla sesta edizione di un evento ormai consolidato. Quest’anno il binomio scelto si svicola tra note morbide e slanciate della produzione trentina e quelle più dure e tradizionali dell’Umbria, in un percorso che ci riporta ad antiche memorie ma anche alla voglia vibrante di far conoscere le uve autoctone meno note.
Accompagnati dall’enologa e comunicatrice del vino Sissi Baratella che ha condotto la Masterclass regalandoci spunti davvero interessanti, sono state presentate e servite dieci diverse etichette, per parlare dell’antica pratica dell’appassimento, che qui con il Reboro si arricchisce, forte già del Vino Santo, produzione unica al mondo che tutti ci invidiano e tipica di questa parte di Trentino.
Territorio pazzesco per la produzione di uve atte ad appassire, e quello che la Baratella ci ha suggerito è che oltre alle altitudini, venti e particolari esposizioni, grande gioco lo fa la luce, riflettendosi sugli specchi di acqua, andando a rifrangersi sulle viti, e perché no, contribuire in qualche modo alla qualità. Solo una suggestione questa, che però vogliamo accogliere come futuro argomento di studi e non escludere quindi una certa rispondenza alla realtà dei fatti.
Il Reboro, che cos’è? Nome di fantasia, marchio registrato dell’Associazione Vignaioli Vino Santo Trentino, è un vino fatto da uve a bacca rossa Rebo all’85% minimo, secondo un disciplinare interno. Vuole appassimento fino a novembre, su quelle stesse arele che abbiamo visto utilizzate per la Nosiola del Vino Santo, e poi botte di legno per tre anni. Le uve Rebo prendono il nome dall’omonimo artefice, enologo e genetista, Rebo Rigotti, strano destino a partire dal nome, il tedesco rebe che significa vite. Dai suoi studi a San Michele all’Adige, dopo un errore fortunato, l’uva Rebo nasce dall’incrocio tra Merlot e Teroldego, buccia spessa e resistente, che ben si presta all’appassimento.
Tra le bottiglie in degustazione ricordiamo, Rebo Vigneti delle Dolomiti IGT, Pravis 2021 dove si incontrano astringenza, ruvidezza e sapidità. Il Rebo Trentino Doc di Giovanni Poli Santa Massenza 2021, dalla bella acidità, tannico, con sentori di mirtillo, assaggio snello e scattante. Passiamo all’appassimento. Il Reboro Rosso passito, Vigneti delle Dolomiti IGT, Pisoni 2018, un vino che racconta perfettamente il focus di questa giornata. Concentrazione e densità elevate, note fruttate di prugna, ciliegia e ribes. L’acidità si inorgoglisce e si trasforma, lasciando il passo a un vino muscolare. Il Reboro Francesco Poli 2017 mostra subito un’evidente terziarizzazione, al palato robusta la tostatura, frutta secca, mandorle, sul finale amaricante. Si tratta di vini eleganti, compatti, ma sorprendono per la verticalità tipica dei vini di montagna, un naso dolce per un palato secco e avvincente.
Il passo al Sagrantino è dato dal filo comune dell’altitudine, trattandosi in Umbria degli Appennini, sempre di vini di montagna parliamo. Il Sagrantino di Montefalco racchiude una manciata di comuni, ed oggi abbiamo come detto la versione passita.
I tannini di quest’uva non temono il freddo, anzi lo cercano e nell’appassimento non decadono. Ricordiamo il Montefalco Sagrantino DOCG 2016 Fattoria Colsanto, e a seguire il Sagrantino Montefalco Memoira 2015 Colpetrone, dove percepiamo una frutta rossa più convinta, il tabacco, le spezie e la liquirizia che termina sul balsamico. Il Montefalco Sagrantino Passito Docg 2015 Scacciadiavoli, dai tannini spintissimi, un retrogusto lungo e persistente, note di frutti piccoli rossi, sposate a suggestioni speziate complesse.
Un’accoglienza calorosa quella che ci è stata offerta alla cena “Reboro l’Oro del Trentino”, presso il Grand Hotel Lido Palace di Riva del Garda, dove il giovane chef Stefano Rossi ha preparato una cena gourmet ricercata, abbinata ai vini dell’Associazione Vignaioli Trentino. Una carrellata di finger food iniziale, che ho apprezzato insieme allo Spumante Acquastilla Brut Rosè 2019 di Giovanni Poli, metodo classico da uve Rebo, un’esplosione di freschezza, mineralità, avvolgenza, per esaltare le prelibatezze a base di tartare di manzo o pappa al pomodoro con burrata. Un’apertura alle danze del vino con un Nosiola, L’Ora 2021 di Cantina Pravis, alla visiva giallo brillante e consistente, al naso note aromatiche che ammiccano a nocciola e frutti sul finale olfattivo che lascia il passo a freschezza e lunghezza in bocca.
Rebo 2019, Gino Pedrotti, un vino pieno, di corpo, intenso, dal colore profondo, con note di ciliegia, prugna, e sul finale tostato, al palato spezie e lievemente ammandorlato, molto invitante al sorso e avvolgente.
Reboro 2016 Giovanni Poli, un bel rosso granato, si esaltano frutta rossa, confettura, sul finale speziato, un vino profondo, corposo, dai tannini compatti e evoluti. Sposato con l’ottima guancia di vitello, castagne affumicate, crema di sedano rapa e spugnole, un gioco di sapori autunnali che donano tutta la leggerezza della raffinata ricerca di una cucina giovane e moderna.
Chiudiamo con Vino Santo Trentino Doc 2012 Maxentia, per aprire invece il prossimo capitolo dedicato a questo prodotto di eccellenza, da appassimento naturale lungo, che sviluppa i suoi aromi grazie all’Ora del Garda e alla Botrytis Cinerea all’interno dell’acino. Fermentazione e affinamento procedono pigramente per diversi anni, dando vita a un vino dolce da meditazione. La veste è color oro ambrata, profumi di caramello e fichi secchi con la nota salmastra che va a comporre in perfetto equilibrio la dolcezza con un fresco finale.
Vino Santo Trentino Doc 2007 Fratelli Pisoni, dai riflessi dorati, al naso frutta esotica e albicocca, delicato e armonico, dalla struttura molto intensa, con profumi dove spiccano miele, candito e caffè. Al palato elegante, la concentrazione di zuccheri sempre stemperata dalla freschezza. Un vino straordinario.
Un finale magnifico con l’apertura di una forma di Trentingrana del Caseificio di Primiero che abbiamo abbinato nuovamente al Reboro, andando a cavalcare un’onda di fragranze trentine che tutte hanno regalato un quadro autentico di questo angolo di mondo dove gusto, tradizione, arte e visione si fondono perfettamente. Grazie all’Associazione per l’opportunità e come sempre a Federica Schir. Un omaggio a Sissi Baratella che per tutta la serata ha saputo orchestrare i piatti dello chef con l’apertura delle bottiglie, raccontandone i dettagli e lasciandoci immergere in un mondo incantevole, cullato dalle placide note del lago a ridosso della sala, che su di esso si affaccia con le sue enormi vetrate.
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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