Indagine del direttore responsabile Emilia Urso Anfuso
Dopo il delitto che ha come protagonista la giovane Giulia Cecchettin, morta per mano del suo ex fidanzato, il cui nome non nomino per ragioni di rispetto nei confronti di Giulia, l’opinione pubblica e le istituzioni, tutte, sembrano essersi resi conto che, effettivamente, esiste un problema e che questo problema va sanato.
Abbiamo vissuto per anni considerando l’omicidio un tema da cronaca nera e giudiziaria, da ricordare durante giornate dedicate e da approfondire attraverso le diverse trasmissioni televisive. Per anni bastava un 8 Marzo e un 25 Novembre per lavare anime, coscienze e qualche stretta di mano che diventava meno oleosa…
Ho scritto “Omicidio” e non “Femminicidio” volutamente perché sto per comunicare i dati certi tra femminicidi e omicidi le cui persone uccise erano di sesso femminile. A questi dati ne aggiungerò un altro: quello relativo a tutti gli omicidi accaduti dall’inizio del 2023 a oggi e a quanti uomini hanno trovato precocemente la morte per omicidio.
I veri dati sui decessi per omicidio e come leggerli
Con l’omicidio di Giulia Cecchettin, si allunga la lista delle donne uccise. Una certa stampa nazionale inserisce questa triste vicenda in una lista generica, che appella come “Femminicidi” e fa diventare Giulia la 106ma vittima di femminicidio. Non è così.
E’ bene fermarsi un attimo e considerare bene un paio di elementi per non cadere vittime di una propaganda politica che fa male, soprattutto, alle vittime di violenza di ogni genere.
Cosa si intende col termine “Femminicidio“? Esclusivamente la morte provocata da un coniuge, un ex coniuge un compagno o un ex compagno. Si tratta di un omicidio basato sul genere (femminile) e determina il ruolo patriarcale degli esseri umani di sesso maschile.
Se una donna muore durante una rapina, un attentato o per mano di un vicino di casa non si tratta di femminicidio bensì di omicidio. Non è una mia opinione personale: è la distinzione anche giuridica dei diversi tipi del reato più grave contro la persona che è, appunto, l’omicidio.
Dopo la morte di Giulia Cecchettin si è aggiunta a una lista di tipo generico la sua morte, da parte di una componente politica è stata quindi considerata la 106ma vittima di femminicidio. Questo metodo di chiama propaganda politica e fa male a tutta la collettività.
Ecco, infatti, la situazione reale da inizio del 2023 e i dati sono forniti dal Ministero dell’Interno – Dipartimento della Pubblica Sicurezza – Direzione Centrale della Polizia Criminale: (in basso troverete anche il documento originale in formato .pdf che potrete scaricare sul vostro PC)
- nel periodo 1 gennaio – 19 novembre 2023 sono stati registrati 295 omicidi (+4% rispetto allo stesso periodo del 2022), con 106 vittime donne (-3% rispetto allo stesso periodo del 2022 in cui le donne uccise furono 109)
- le donne uccise in ambito familiare/affettivo sono state 87 (-4% rispetto allo stesso periodo del 2022 in cui vittime furono 91); di queste, 55 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner (+4%).
- le donne uccise in ambito familiare/affettivo sono state 87 (-4% rispetto allo stesso periodo del 2022 in cui vittime furono 91); di queste, 55 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner (+4%).
Dal seguente link potete scaricare il report ufficiale realizzato dal Servizio Analisi Criminale del Ministero dell’Interno:
Di conseguenza, poiché la matematica non è (ancora) un’opinione, ecco che il reale numero di vittime di femminicidio scende a 55. Con questo, non sto dicendo che sia un dato minore o meno grave: sto aiutando l’opinione pubblica a non cadere in errore sui dati forniti propagandisticamente. Conoscere a dovere, in maniera reale e trasparente, corrisponde a vivere in un vero sistema democratico. Ogni tipo di modificazione della realtà corrisponde, invece, a una forma di dittatura, seppure essa possa a molti apparire intangibile e persino di poco conto.
Sottraiamo ora al numero complessivo delle vittime di omicidio da Gennaio al 19 Novembre 2023 che è pari a 295 il totale del numero di vittime di sesso femminile, che è pari a 106, otteniamo la cifra 189 che corrisponde al numero di morti per omicidio. Di sesso maschile.
A cosa servono questi calcoli e queste riflessioni sui dati certi? Non a sminuire il fenomeno della violenza contro il genere femminile, me ne occupo da molti anni e da anni cerco in ogni maniera di dare il mio contributo. Servono semmai a dare a tutti voi una panoramica ONESTA della situazione reale, affinché non si diffonda – come sta già accadendo – un sistema di violenza contro tutto il genere maschile e a prescindere.
Sta già accadendo, basta leggere e ascoltare le dichiarazioni di neo-intellettuali di sinistra e di sesso femminile, che proclamano – a reti quasi unificate – la mortificazione di tutto il genere maschile e in quanto tale, reo a prescindere. Una sorta di peccato originale dettato però dal femminismo 3.0
A proposito: bisognerebbe, oggi, considerare l’aspetto del femminicidio anche sul piano omosessuale: se una coppia di lesbiche si trova in una situazione di questo genere, cioè la donna che è la parte maschile della coppia omosessuale uccide la compagna o moglie che rappresenta quindi la parte femminile, possiamo parlare anche in questo caso di patriarcato o dobbiamo interpellare la politica affinché vari nuove misure ad hoc?
Transeat…
Dati Istat confermano: in Italia meno omicidi rispetto al resto d’Europa
Malgrado quanto si possa credere, l’Italia è la nazione che registra il minor numero di omicidi rispetto al resto dei paesi europei.
Che piaccia o meno a certi opinionisti e a certi colleghi conduttori di trasmissioni televisive, è l’Istat a confermarlo, non io e nemmeno la Sora Lella del piano di sopra.
A parte me, che da anni sciorino dati ufficiali anche sul tema della violenza, senza mai dimenticare di citare quelli relativi al mondo maschile, recentemente anche Giuseppe Cruciani e Maurizio Belpietro hanno tentato di sciorinare i dati ufficiali non senza evidenti difficoltà.
Ecco Maurizio Belpietro alle prese con Bianca Berlinguer e Chiara Appendino, entrambe agguerrite nel tentativo di salvaguardare dati che non corrispondono alla realtà:
Vi sciorino io i dati che il collega Belpietro ha tentato, giustamente, di far conoscere agli italiani, direttamente dall’Istat e non dalle nostre opinioni personali: scaricate sul vostro PC il seguente documento originale.
A pagina 2 troverete i dati che confermano le parole del collega quando ha affermato che l’Italia registra la più bassa percentuale di omicidi rispetto al resto d’Europa:
L’Istat ha però registrato sotto la voce “Femminicidi” tutti i casi di omicidio che hanno avuto come vittima una donna, ma il dato reale l’ho reso pubblico nel paragrafo precedente ed è fornito direttamente dal Ministero dell’Interno: nessuna opinione personale, quindi.
Solo dati certi, quindi, che a volta lo stesso Istituto Nazionale di Statistica lavora senza guardare troppo all’importanza del settore in cui inserire certe percentuali.
Sta poi a noi analisti saper leggere a dovere i dati e incasellarli nel posto giusto dopo averli confrontati con quelli dei ministeri o delle Forze dell’Ordine.
Violenza contro gli uomini: dobbiamo parlarne
Un movimento semi-spontaneo è sorto dopo l’ennesimo femminicidio, quello di Giulia Cecchettin.
E’ un movimento composto di donne di tendenza politica a Sinistra, che hanno subito imboccato la strada della “ribellione al patriarcato” lanciando fuoco e fiamme per le strade di alcune città italiane. Sembra di essere tornati agli anni ’70, ai reggiseni bruciati nelle piazze e agli slogan “La vagina è mia e la gestisco io”. Nulla appare essere cambiato se non la data dell’anno sul calendario.
Per lottare contro l’oppressore, pardon, contro il genere maschile tutto, e contro la violenza del patriarcato, molte signore e anche diversi uomini, si sono distinti ieri 25 Novembre, Giornata Mondiale per l’eliminazione della Violenza contro le Donne, per la loro evidente tendenza al pacifismo (…)
Da quando la violenza lava la violenza?
Ma soprattutto: per quale motivo una parte politica sta innescando volutamente una violenza senza pari contro il genere maschile, al punto da spingere certe neo-intellettuali a dichiarare guerra al genere maschile tutto e si consente loro di farlo attraverso le trasmissioni televisive in prima serata?
Quale scopo ultimo si cela nell’inoculare, a livello sociale, il falso concetto che solo la donna sia vittima e che tutto il genere maschile sia da additare a colpevole di ogni male contro il genere femminile?
Tutto questo sta già provocando criticità e accade in un periodo storico in cui la società di cui facciamo parte non ha certo necessità di maggiori problemi.
Quando è l’uomo a essere vittima
Dell’uomo vittima si parla mai. Non sta bene parlarne, forse non conviene.
Eppure l’uomo è vittima, almeno quanto la donna e se non si può parlare di maschicidi al pari del fenomeno dei femminicidi, si dovrebbe almeno parlare degli effetti degli abusi sul genere maschile operati dal genere femminile.
Uomini abusati psicologicamente, economicamente, persino fisicamente e anche sessualmente.
I dati non sono certi e il motivo conosciuto anche dalle forze dell’ordine è che pochi denunciano. Da un lato esiste una resistenza di tipo culturale: un uomo sopporta, anche le botte o i soprusi psicologici, i più difficili da provare quando si subiscono (ovviamente sia dagli uomini sia dalle donne) o la violenza di tipo economico.
Quanti uomini vanno a finire letteralmente in mezzo a una strada dopo un divorzio? Quanti subiscono stalking e persecuzioni dalle ex? Quanti, tra le pareti di casa, vivono situazioni aberranti a causa di violenza di vario genere?
Analizzando nello specifico i casi di violenza sugli uomini, la forma di molestia più diffusa, secondo l’Istat, è quella verbale, seguita da pedinamenti e, infine, molestie fisiche. Il luogo in cui si consuma la maggior parte dei casi di violenza è ancora una volta la casa.
Ed ecco un documento ufficiale Istat che analizza le molestie sui luoghi di lavoro e che conferma come, tra il 2015 e il 2016, le molestie di ogni genere, anche quelle a sfondo sessuale, abbiano avuto un maggior numero di vittime di sesso maschile: a pagina 2 si legge infatti
“Per la prima volta i quesiti sulle molestie hanno riguardato sia le donne sia gli uomini tra i 14 e i
65 anni (15.764 donne e 16.347 uomini). Le molestie rilevate includono: le molestie verbali,
l’esibizionismo, i pedinamenti, le telefonate oscene e le molestie fisiche sessuali“.
Per scaricare il documento originale è sufficiente cliccare sul link di seguito:
Da notare che questo documento è stato pubblicato nel 2018, analizza i dati degli anni precedenti e dopo non si trova altro, come se il tema della violenza e degli abusi contro gli uomini non sia di interesse generale.
Conclusioni
Tra la il dire e il fare c’è di mezzo il mare, recita un vecchio motto. Anche tra la propaganda politica e i dati reali, passano i sette mari.
Le ragioni che spingono a traportare una buona parte dell’opinione pubblica a convincersi che ciò che viene detto e ridetto in televisione o su certa stampa corrisponde alla realtà assoluta sono troppo complesse per essere chiarite in un solo editoriale.
Resta il fatto che i dati reali sono quelli che avete potuto leggere direttamente dalle documentazioni originali che vi ho reso disponibili e non dovete dimenticare una cosa molto importante: in democrazia si comunicano alla popolazione i dati reali. In dittatura no.
Ognuno tragga la conclusione che preferisce.
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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