La giusta distanza o la distanza giusta?

La giusta distanza o la distanza giusta?

Rubrica a cura del Dottor Claudio Rao

« Ama il prossimo tuo come te stesso » è una massima evangelica che ci rinvia… all’amore per noi stessi! Forse non ci abbiamo mai fatto caso, ma la premessa per amare gli altri è innanzitutto amare e rispettare noi stessi.

Molte persone con cui ho parlato (oltreché clienti venuti in consultazione in passato) lamentano l’incapacità di prendere le distanze con amici, conoscenti o familiari.  

Un problema piuttosto comune sul quale cercheremo di riflettere, ricavandone qualche suggerimento pratico.

Un riflesso importante in questa dinamica è quello di valorizzarci, ricordandoci sempre che gli elementi centrali delle nostre vite siamo noi! Se qualcuno nel nostro entourage inquina il nostro ben-essere, è nostro diritto-dovere prenderne le distanze. Un po’ come facciamo sui Social quando “blocchiamo un amico”.

Prendendo esempio dai più giovani che non esitano a “cancellare” dal proprio mondo virtuale coloro che costituiscono più un problema che un arricchimento, potremmo immaginare qualcosa di analogo nella vita reale. Liberandoci dagli impedimenti di una relazione che inceppa il nostro processo evolutivo o ci impedisce nel nostro benessere.

Una questione di priorità, onde non esaurire tempo ed energie con persone che non lo meritano. Individui che fagocitano la nostra disponibilità senza restituirci nulla in cambio: un sorriso, un minimo di riconoscenza o un mutuo sostegno.

Non è sempre evidente il riuscire a riconosere coloro che non hanno (più) bisogno di noi, il momento in cui perdiamo importanza per qualcuno.

Può capitare che sfumi la stima reciproca, che la necessità iniziale si trasformi in un rapporto interessato. Per questo è indispensabile riconoscere chi ha un autentico bisogno di noi e ci apprezza sinceramente da chi si sta progressivamente allontanando da noi. 

Chi di noi è genitore sa cosa significhi vedere la propria prole acquisire una graduale indipendenza. Evoluzione naturale che manterrà per contro intatto il rapporto emotivo-affettivo.

Certe amicizie, invece, riaffiorano unicamente nei momenti di necessità. Vi sono persone che richiedono il nostro aiuto quando hanno bisogno di un favore o di un momento di ascolto che solo noi potremmo prestargli. In questi casi la prudenza è d’obbligo!

La disponibilità a sostenere affettivamente gli amici, ad ascoltarli, a comprenderli non può prescindere dal principio della reciprocità. Un’amicizia, come ogni altra relazione interpersonale autentica, si basa su uno scambio di emozioni, di pensieri, un mutuo sostegno. Se difetta di queste caratteristiche e la persona ricorre a noi solo in caso di necessità, sarà necessario stabilire dei limiti. Il tutto con tatto e diplomazia, evidentemente. Non si tratta di rompere ex abrupto la relazione, ma di definire dei paletti: « Non posso farlo perché non mi corrisponde », « Mi sembra che tu riscopra la nostra amicizia solo quando hai bisogno di qualcosa… Penso di meritare di più da parte tua ».

Un processo delicato, ma – in determinate relazioni – indispensabile al nostro ben-essere.

Allora, come fare concretamente?

  • Il primo suggerimento è quello di valutare la relazione. Esaminarne la natura, la reciprocità, l’impatto emozionale (ci fa star bene o è un fattore di stress e negatività?)
  • Il secondo passo sarà quello di fissare dei limiti. In modo chiaro ed inequivocabile. Precisando alla persona la nostra disponibilità di tempo e di energie con una certa fermezza per evitare di essere soggiogati o manipolati.
  • Il terzo consiglio è quello di dare priorità al proprio benessere. Star bene con se stessi è la conditio sine qua non per poter essere aperti e disponibili all’altro; empatici e simpatetici, secondo il vocabolario di noi Pedagogisti Clinici®. Evitiamo le relazioni che ci esauriscono emotivamente e dedichiamo un po’ di tempo a noi stessi e a coloro che sentiamo come intimamente importanti.
  • Altro avvertimento – non meno importante – è imparare ad essere più selettivi nei propri impegni scegliendo le persone alle quali dedicare il nostro tempo e il nostro impegno.
  • Ultima raccomandazione (da me già reiterata in diversi altri pezzi) è imparare a dire di no. In maniera rispettosa, delicata, diplomatica e senza necessariamente giustificarne la ragione. Evitiamo di favorire situazioni che presagiamo essere dannose al nostro ben-essere, che inquinerebbero il nostro stato d’animo.

Essere presenti per le persone che contano davvero per noi, potrebbe riassumere lo spirito di queste riflessioni. Non temiamo di veder partire “amici” o scemare relazioni che non ci facevano del bene.

È un’evoluzione che fa parte della vita: sciogliere amicizie, ricrearne di nuove, riscopririrne di dimenticate.

L’importante è arricchirsi dell’altro, cogliendo l’occasione di crescere e di maturare e offrendola ai nostri amici vicini e lontani. Non lasciandoci fuorviare dal dolore della perdita, dal  dal timore del cambiamento.

Non si tratta di accumulare amici come se fossimo sui Social, ma di esplorare nuove opportunità che nutrono il nostro spirito, arricchiscono la nostra esperienza e impreziosiscono  le nostre vite. Reciprocamente. 

Coloro che hanno sinceramente bisogno di noi e piacere della nostra compagnia ce lo dimostreranno con relazioni rispettose e prive di egoismi.

Con costoro, sarà nostra cura (e nostro dovere, mi verrebbe da aggiungere) dimostrare riconoscenza e reciprocità, manifestando a nostra volta il bisogno ed il piacere che abbiamo della loro compagnia; coltivando l’empatia. Perchè un’amicizia può essere più benefica di una consultazione; terapeutica e lenitiva. Poichè – per citare nuovamente la Bibbia – « Non di solo pane vive l’uomo ».

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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