Rubrica a cura del dottor Claudio Rao
Come riuscire a far in modo che il nostro cambiamento duri nel tempo?
Decidere di cambiare, di staccare la spina; optare per la distensione; imparare a relativizzare; cessare di colpevolizzarci, accettandoci per ciò che siamo è il percorso che abbiamo cercato di compiere insieme attraverso una maratona di una trentina articoli. Quasi un manualetto della distensione ad uso dei lettori de Gli Scomunicati. Già, ma come fare perché tutti i nostri sforzi e il nostro impegno perdurino nel tempo?
Potremmo indicare la motivazione come la chiave di volta della situazione. Motivazione è una parola che ha fatto scorrere fiumi d’inchiostro, soprattutto in educazione. Fondamentale per spronare i proprî studenti o i proprî dipendenti, come per qualcuno che voglia mettersi a dieta o smettere di fumare.
Essere motivati significa aver voglia di perseguire un obiettivo, determinarsi a passare all’azione, mantenere la rotta. Voler essere più felice o meno infelice. Quest’ultimo desiderio in particolare (essere meno infelici) è quello che ci “motiva di più”. Fare qualcosa per scongiurare il negativo, per evitare il dispiacere. Svolgere il compito per non essere sgridati dall’insegnante, tacere in una riunione per evitare di ridicolizzarsi, tollerare un lavoro per evitare di essere disoccupati e così via.
La sua ratio è negativa, dunque non possiamo adottarla per il nostro obiettivo: la distensione.
Per la motivazione positiva esiste un’altra opzione: la ricerca del piacere. Essa corrisponde alla tensione verso un obiettivo, uno scopo, un’opportunità: riconoscimento, soldi, serenità, felicità… Una motivazione assai portante, anche se non sempre persistente o stabile (può scemare una volta ottenuto il vantaggio).
La visualizzazione positiva è una tecnica che consiste nell’immaginare qualcosa, nel creare nella mente delle immagini corrispondenti alla realtà o inventate che possiamo utilizzare per favorire il rilassamento, la meditazione ed il cambiamento personale. Nel nostro caso, proviamo ad immaginare cosa ci succederebbe, lo stato positivo in cui ci verremmo a trovare una volta riusciti a staccare la spina, ad acquisire una visione più serena ed equilibrata della vita.
Chiedetevi:“In questa difficile situazione, una volta raggiunto uno stato di distensione, cosa vivrei di positivo?”“Cosa cambierà davvero per me?” Potrete immaginare di ribattere adeguatamente, con calma e precisione, ad un’osservazione al vetriolo di un collega. E risentire in maniera precisa e vibrante l’orgoglio e la soddisfazione che ne provereste.
Una tecnica piuttosto efficace nei momenti difficili in cui possiamo immaginare e perfino prevedere mentalmente talune situazioni spinose, preparandoci delle risposte ad hoc o anticipando atteggiamenti difensivi adeguati.
Può capitarci di desiderare staccare la spina da situazioni che ci causano sofferenza. Tuttavia se non riusciremo ad analizzare lucidamente il nostro comportamento cercandone la causa prima, sarà una missione impossibile! Non ci sarà possibile cambiare la situazione senza sapere cosa dobbiamo rimettere in gioco in noi stessi.
La distensione richiede lucidità su noi stessi prima che sulla situazione. Osservarci in maniera obiettiva, senza giudizî morali, ma neppure complicità con ciò che siamo. Non ci sarà possibile staccare durevolmente la spina se non riusciremo ad esplorare certe “zone pericolose”. Non sarà possibile accoglierci, accettarci se certe zone d’ombra resteranno inesplorate, se non avremo il coraggio di conoscere ciò che ci impedisce di progredire. Il filosofo Nietzsche ce lo illustra con l’esempio dell’albero che per andare a cercare la luce verso l’alto deve contemporaneamente affondare le proprie radici verso il basso, la terra, l’ombra.
Quando impariamo ad andare in bicicletta (o lo “insegniamo” ai nostri figli e nipoti) non ne viviamo l’inebriante sensazione se non dopo barcollamenti e cadute. Inizialmente rimpiangiamo il triciclo, finché non lo abbandoniamo a profitto della nuova e più gratificante esperienza.
Così per ogni cambiamento. Facciamo errori e mini-regressioni che ci causano dolori e imbarazzo, tanto da farci rimpiangere la situazione che vogliamo abbandonare. Essere performante richiede costanza ed esercizio. Tuttavia, ad immagine di un trekking in montagna, volgendoci indietro ed osservando il percorso compiuto, ne saremo rincuorati ed orgogliosi.
Concludendo, staccare la spina significa prendere le distanze, osservare più lucidamente la vita e noi stessi, acquisire una visione oggettiva senza giudicarci e senza compiacerci.
Qualora, nonostante questi suggerimenti e tentativi diversi e determinati, questa nostra esigenza confligga troppo fortemente con la capacità di gestire situazioni apparentemente inamovibili o causi pesanti sofferenze, sarà opportuno il parere di uno specialista.
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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