Editoriale del direttore responsabile Emilia Urso Anfuso
La missione di noi giornalisti, noi buoni e onesti giornalisti gradisco sottolineare, è quella di far emergere la realtà dei fatti, scandagliare tra le pieghe degli accadimenti, indagare, far conoscere alle persone, i nostri lettori, ciò che non potrebbero venire a sapere non avendo strumenti idonei alla scoperta di documenti, scandali, fatti, funzionamento di sistemi etc.
Spero con questo di aver chiarito, una volta per tutte, quale sia la vera funzione di un giornalista che non è mai “saper scrivere”: questaa è, semmai, la competenza di base richiesta agli scrittori. La professione del giornalista è diversa, molto diversa e molto complessa.
Devi saper cogliere le situazioni e farlo prima degli altri, devi azzeccare il momento storico, devi saper analizzare le situazioni, le documentazioni, mettere insieme i tasselli di enormi puzzle che riportano, alla fine, il disegno completo.
E’, spesso, una vera e propria attività di intelligence operata in ambiente diverso.
Detto questo, a volte noi giornalisti possiamo toccare con mano certe situazioni di respiro nazionale o internazionale, in special modo se non ci occupiamo delle Sagre del tortello – ammesso che non si scoprano scandali anche in quei contesti ovviamente – e ancor più se la nostra professione ci ha spinto a occuparci di realizzare inchieste su certi temi e settori.
Personalmente, come molti di voi sapete, mi sono specializzata in inchieste sul SSN e sulla farmacologia, o meglio, su certe industrie farmaceutiche.
Il 24 settembre scorso, come ho reso noto pubblicamente, a causa di una rovinosa caduta cagionata dall’insicurezza che vige all’interno di certi locali di ristorazione, ho subito una grave frattura. Trovandomi quel giorno a Roma e non nella mia Milano o Merano, dove da anni sono in cura e controllo presso l’ospedale Tappeiner, sono stata trasportata in ambulanza presso l’ospedale Agostino Gemelli, il cui biglietto da visita – il Pronto Soccorso – non rende merito ai bravi medici, ai preparati chirurghi e ricercatori e ai tanti infermieri che nei reparti, pur con le note difficoltà dovute a un programma di distruzione del SSN che era palpabile ormai da diversi anni, si fanno in 4 per sopperire alle carenze di personale e di risorse finanziarie.
Lo ribadisco, così come ho scoperto che altri prima di me hanno denunciato: gli orrori di quel Pronto Soccorso e di diverse risorse umane che vi lavorano, nulla hanno a che vedere con i tagli alla sanità e alle risorse umane: la disumanità in reparto non si tocca con così evidente e brutale violenza… tutti sanno, ma possono far poco e quindi tocca a noi contribuenti far emergere i fatti
Ecco quindi un paio di fatti concreti: le mie prime, terribili, ore passate presso il PS del Gemelli, per non parlare dei due giorni successivi in cui ho, anzi, abbiamo noi tutti ricoverati toccato con mano
Ed ecco le dichiarazioni rilasciate al Corriere lo scorso Maggio da una Manager ricoverata proprio presso il PS del Gemelli: chi passa da quel PS, ripeto, non tocca con mano i tagli finanziari al SSN bensì una selezione delle risorse umane evidentemente operata ad hoc, poca sensibilità, parecchia arroganza, assistenza col lanternino…
Diverso il discorso di medici e infermieri di reparto, che ogni giorno si fanno in 4 e anche in 5 per sopperire alle troppe difficoltà che si abbattono, poi, sui malati…
L’inefficienza del CAD
Essere contribuenti significa contribuire economicamente al mantenimento di servizi e pubbliche funzioni.
Noi italiani paghiamo le tasse e le imposte più pesanti a livello europeo per avere indietro…poco e nulla. Non in tutti i casi, non ovunque, ma nella maggior parte dei casi è una realtà inconfutabile.
Facciamo l’esempio del CAD che è il Centro di Assistenza Domiciliare di cui i cittadini italiani hanno pieno diritto qualora si trovino in condizioni di necessità ad accedere a servizi di assistenza domiciliare dedicati a>
- persone non autosufficienti parzialmente o totalmente;
- disabili che necessitino di riabilitazione;
- malati di Hiv e Aids;
- pazienti terminali oncologici e non;
- soggetti affetti da disturbi mentali;
- tossicodipendenti e altri che presentino stati di dipendenza.
Se esci da un delicato intervento chirurgico e devi restare allettata/o per un determinato periodo ma devi immediatamente iniziare un percorso di riabilitazione motoria, i soldi che hai generosamente versato nel corso della tua vita nelle casse dello Stato Italiano, servono anche a darti il diritto di ottenere, tra le altre cose, il fisioterapista domiciliare gratuito.
E’ il mio caso personale e lo rendo noto per il bene di tutti gli italiani.
In ospedale, poco prima di congedarmi, mi comunicano che è stato redatto anche il programma di riabilitazione motoria, mi fanno scegliere tre tra diverse cooperative che forniscono il servizio di riabilitazione di cui sto parlando (Scelta che si fa al buio, non conoscendo queste cooperative) e quindi torno a casa, in ambulanza privata in quanto a quel punto l’ospedale non fornisce più il servizio di trasporto anche se il paziente è evidentemente allettato.
Inizia così il delirio delle spese da affrontare e dell’assoluta carenza dei servizi che il CAD di riferimento (ricordo che questo incidente l’ho subito a Roma e che la circoscrizione di riferimento è quella di Aurelia)…
CAD: chi l’ha visto?
Il 6 ottobre torno quindi a casa in ambulanza privata e con in circolo una buona dose di morfina, che mi ha dato effetti “piacevoli” per almeno un paio di giorni. Gli effetti erano di una sorta di serenità indotta, che poco tempo dopo ha lasciato spazio a dolori forti e tutto il resto.
In famiglia, consci dei tempi forse un po’ lunghetti di attivazione della richiesta immediatamente inoltrata al CAD anche attraverso il medico di base, ci organizziamo per avviare subito un programma di riabilitazione.
NOTA: stiamo parlando qui del mio incidente, una caduta rovinosa da una sedia pericolosamente posta nella zona esterna di un locale di ristorazione, caduta che mi ha provocato una grave frattura periprotesica spiroide dissastata.
Le condizioni post operatorie della mia gamba all’arrivo a casa sono difficili: i soli edemi post operatori ma anche dovuti alla prolungata permanenza in posizione supina, rendono irriconoscibile il mio arto operato (3,5 ore di intervento molto delicato e ben riuscito grazie alle grandi capacità e competenze del professor Maccauro, primario del reparto di traumatologia e Ortopedia, e del suo team)
Il fisioterapista privato – significa A PAGAMENTO – ha dovuto, durante i primi appuntamenti domiciliari, preoccuparsi prioritariamente di drenare gli importanti edemi per POI iniziare a effettuare insieme a me, col mio impegno intendo, il programma di riabilitazione.
Nel frattempo, del CAD e dei servizi di cui TUTTI noi contribuenti abbiamo diritto, manco l’ombra.
Passano i giorno, il CAD viene gentilmente sollecitato via mail a fornire un cenno di vita. Nulla, non si riesce a sapere nulla.
In famiglia decidiamo allora di ricorrere al sistema migliore: contattare la dirigenza che è al di sopra del medico che – udite udite – a causa di un insano sistema burocratico, deve passare a casa dei pazienti per “effettuare la valutazione fisiatrica”…peccato che la valutazione sia stata puntualmente fornita dall’Ospedale Gemelli con tanto di menzione di come devo essere riabilitata.
Giorno 14mo dall’inoltro della richiesta al CAD: si presenta il medico che deve “valutare”. Ha modi spicci (…) chiede “Come mai non ha chiesto di essere trasferita presso il centro interno di fisioterapia”? compiendo il primo ERRORE: caro signore, ops…dottore…certo che abbiamo provato… “E perché non è ricoverata in quel centro”?
Lo guardo sorridendo e dico: “Sta scherzando, vero? A suo parere, se ci fosse stato posto, io oggi sarei qui ad aspettare la valutazione del CAD mentre spendiamo molto denaro per il fisioterapista privato”? Mi guarda ostile e comincia a parlare del mio incidente palesando di conoscere poco dell’accaduto, altra nota di demerito, caro signore…ops, dottore.
A un certo punto, prende un modulo e mi dice “Ora deve scegliere tre di queste cooperative che forniranno il servizio di fisioterapia”…rido mentre, prendendo il foglio, dico: “Ho già compilato questo modulo IN OSPEDALE effettuando la scelta, ma se proprio dobbiamo ricominciare da capo”… mi guarda senza guardarmi: non sa che dire ma è ostile. Fa bene, ha capito di non avere di fronte una capra. E’ lo sguardo ostile di chi sta di fronte a una che SA come sta funzionando il sistema, una che anzi, questo sistema lo racconta da anni.
Dirà poi, mentre usciva, una frase che è molto grave ma lui non se ne rende conto: “Io ero IN VACANZA DA 10 GIORNI e NON ESISTE UN SOSTITUTO”: grazie per averci rammentato che pagare le tasse e le imposte in questa nazione è servito solo a farci ottenere il nulla mischiato col niente.
P.S. sia chiara una cosa: i servizi forniti gratutiamente dal CAD rappresentato UN DIRITTO PER I CONTRIBUENTI, non si tratta di “concessioni” o di “agevolazioni” fornite non si sa perché e per come. Abbiamo DIRITTO alle cure, alla riabilitazione motoria, anche a infermieri domiciliari qualora essi servano. Prendetene atto così da non fare l’errore di pagare tutto di tasca vostra: ecco la lista dei diritti inalienabili di cui parlo: e NESSUNO deve e può azzardarsi a comportarsi come se l’erogazione di questi servivi corrispondesse, automaticamente, a farci trattare da barboni: è da denuncia penale qualora qualcuno assumesse anche questo tipo di atteggiamento, ricordatevelo bene
https://www.bussolasanita.it/schede-61-assistenza_domiciliare_a_chi_e_rivolta_e_come_viene_attivata
Conclusioni e riflessioni per tutti
Oggi è il 24 ottobre, sono passati 18 giorni dalle mie dimissioni dall’ospedale, dalla richiesta regolarmente inoltrata al CAD per ottenere ciò che è giusto, nulla di più, e sono passati 18 giorni dall’inizio delle spese da affrontare per riabilitarmi, perché il bravo fisioterapista ha un costo per le sue prestazioni domiciliari, e per farmi rialzare deve venire quasi ogni giorno.
Ora provate a immaginare chi non ha un minimo, dico un minimo, di risorse per permettersi un fisioterapista provato domiciliare: la tua ripresa fisica, psicologica, professionale possono andare a quel paese, mentre chi ha umanamente diritto di “andare 10 giorni in vacanza” ti guarda in maniera ostile perché una mail scritta a dovere, ti esorta a coprire subito gli sfasci di questo sistema orribile contro i contribuenti onesti.
P.S. stamattina, grazie a un’ennesima mail di denuncia dei fatti inoltrata anche ai dirigenti della regione Lazio, così come lo stesso medico appena rientrato dalle vacanze auspicava che venisse fatto, la ricezione della telefonata da parte della dirigenza, costernata per la situazione vergognosa, apre uno squarcio su come questo SSN non sia solo stato fatto a pezzi con l’evidente motivazione di arrivare alla privatizzazione, ma di come certe persone si prestino a far parte di questo sistema.
D’altronde, andando a verificare i curriculum di certi medici della PA si scopre anche che il ricambio generazionale a volte non avviene persino quando questi professionisti hanno passato l’età della pensione.
Non stupiamoci, quindi, se ogni anno giovani medici e infermieri scappano a gambe levate dall’Italia: ci sono anche motivi di “legame” a certi posti di lavoro, come accade con certe poltrone: nelle democrazie reali, il ricambio generazionale anche nelle professioni è segno di civiltà.
Elemento che in Italia è ormai desueto ma devono essere i contribuenti a ristabilire l’ordine delle cose, sia chiaro…
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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