Cantina Rottensteiner: sinonimo di tradizione e qualità

Cantina Rottensteiner: sinonimo di tradizione e qualità

A cura di Susanna Schivardi e di Massimo Casali

 Ci ha accolto in azienda con quel fare elegante e disinvolto, Hannes, nipote dell’omonimo fondatore della Cantina Rottensteiner, ed è stato subito immersivo, in un racconto che parte dal lontano 1956, quando il vino veniva mandato in parte in Svizzera.

Di questa terra, l’Alto Adige, dove il porfido rosso, fondamentalmente una roccia vulcanica, e altitudine dettano legge, si è innamorato a quei tempi il signor Vogel, che aveva visto lungo sulla vocazione per la viticoltura, questo angolo di mondo che all’oggi può costare anche svariati milioni di euro l’ettaro. Di filari in vendita ce ne sono davvero pochi, appena la incontriamo, Judith, moglie di Hannes, ci tiene a dire che ormai non esistono più nicchie libere dove potersi allargare.  

Siamo alle porte di Bolzano, all’imbocco della deliziosa Val Sarentino, la famiglia abita proprio nelle vicinanze della cantina, e nei pressi sorgono i masi che compongono l’articolato puzzle di questa magnifica realtà vinicola. Una tradizione secolare alle spalle non poteva che offrirsi nello splendore di ben 24 etichette, tra bianchi, rossi e rosati, che fanno letteralmente il giro del mondo, con un export pari al 30% del prodotto.

Il nostro pomeriggio prende il via dal maso Tollhof, che l’ospitalissimo Klaus ci apre alla visita, camminando tra i filari di Pinot bianco ci accomodiamo attorno ad un piccolo tavolo arricchito di gustosità locali e apriamo le tre annate di questa varietà che qui ha la sua vocazione in assoluto. Il Pinot biancoCarnol, Alto Adige Doc, dall’etichetta che esce fuori in parte dalla tradizione delle classiche e frutto della migliore selezione delle vigne intorno a Bolzano, è un vino perfetto, nel suo colore e nell’olfatto profumato, ma dal fondo sapido che incanta alla gustativa.

Equilibrio e persistenza lo rendono fresco e armonioso, e il porfido qui si esprime molto bene, su un’altitudine che varia dai 650 agli 850 metri, scongiurando un caldo che di anno in anno vede salire l’asticella. Consigliamo un assaggio del Pinot Bianco 2012 che vede un 5% di barrique nuova, l’annata calda gli dona dei profumi avvolgenti di frutto, e un filo di idrocarburo che gli assicura slancio, per una sapidità ancora più accentuata rispetto alla 2017 che abbiamo assaggiato e che tiene gli anni perfettamente, con una complessità molto elegante.

La 2022 fresca e briosa regala una croccantezza vivace, molto fedele alla varietà e vera icona di questo territorio. Un intro incantevole per questo viaggio in quella che definirei una vera favola altoatesina.

Judith rimane con noi per poco, perché deve andare perché ha un appuntamento in centro con il coro, dove lei suona il flauto traverso. Rimane con noi il marito Hannes, che ci accompagna in cantina, scendere con lui in questo regno significa fare un viaggio nella storia e in tutti i segreti di questo luogo. Come sentirsi Alice nel paese delle meraviglie, orecchie tese ai racconti del mastro cantiniere, che gestisce la conversazione e le domande come se ormai fosse abituato all’insistenza di una stampa che dovrebbe conoscere a memoria la sua storia. Ma ci mette poco a riprendersi, complice la nostra simpatia, e a esaltare una parte di questa narrazione è proprio la bellissima immagine scolpita sulla facciata di una grande botte, dove il fondatore e Vogel sono seduti uno di fronte all’altro (in foto). Apriremo i vini di Santa Maddalena, del maso di Premstaller, dove Gertrud Vogel ha tracciato un sentiero alternativo, intrecciando segmenti di storia per dare un risultato unico in queste zone.

La tradizione qui trova dimora, in un saper fare centenario, dato dalla coesistenza di fattori consolidati, partendo da un terreno molto ricco, fatto di porfido rosso, in parte vulcanico e calcareo nelle parti più alte, lasciando poco spazio alle zone sabbiose laddove l’altitudine diminuisce. Problemi legati alla peronospora sono presto abbattuti perché qui le malattie fungine sono l’abitudine, e i contadini sono ben pagati per anticipare le annate difficili e partire con i trattamenti a tempo debito.

I conferitori di Rottensteiner sono circa 60, una storia che prende il via agli esordi, quando dagli anni ’50 i terreni acquistati dalla famiglia iniziano già ad allargarsi tra i rossi che fondano la tradizione, e i bianchi che fanno la loro comparsa negli anni ’80. Hannes, vero figlio d’arte, dopo gli studi di enologia deve rinunciare per alterne vicende ai suoi sogni di andare a fare esperienze all’estero, rimane nelle immediate vicinanze ma porta con sé un bagaglio enorme di sapienza centenaria. In cantina troviamo il legno solo per la maturazione del vino rosso, la fermentazione va dall’acciaio al cemento, rinunciando alle anfore perché non c’è il posto.

Le barrique sono per lo più destinate al Lagrein, varietà regina di queste terre e del mercato locale. Pensiamo solo che la produzione arriva a 450mila bottiglie l’anno di cui una parte all’estero, dal Nord Europa al Giappone, dal Kazakistan al Canada, inutile dire che Rottensteiner rappresenta una vera potenza vinicola.

Nella sala degustazione Hannes prende il ruolo di un re, con estrema eleganza discorre delle sue bottiglie passando dai bianchi come il Sauvignon, ai rossi come la Schiava per passare alle Selezioni. Il Sauvignon Sudtirol Doc 2022 fa fede al terreno calcareo e porfirico, con eleganza suprema e quel brio dato dal frutto della passione che si esalta al gusto.

Il Cancenai Alto Adige Gewurtztraminer Doc, 2022 è un Traminer aromatico in linea con le attese, una bella speziatura che conferisce complessità, dominano struttura e persistenza. Il Lagrein rosato Alto Adige Doc 2022 di cui le 15mila bottiglie prodotte tutte vendute, dal colore chiaretto, è un prodotto che racconta la storia della varietà, da sempre rosato. Magnificoil suo colore intenso, tannino presente, soffre la siccità ma qui incontra un terreno molto vocato, aiutato dai diradamenti e dalle vendemmie verdi, che ne controllano l’ipertrofia.

La Schiava Vigna Kristplonerhof Alto Adige Doc, 2022 narra una storia famigliare, di quando si stava al maso tutti insieme, proprio a Kristploner, luogo di nascita della mamma di Hannes, a Guncina sui pendii del Monsocolo, su terreni porfirici. Questo è il vino che accompagna la giornata di festa, un vino rosso fresco, fruttato con note di ciliegia, dal colore rosso scarico, immediato e vivace, privo di acidità si abbina bene alla pizza, negli Stati Uniti è un must.

Della linea Select assaggiamo il S. Maddalena Classico, Vigna Premstallerhof, Alto Adige Doc 2021. Il maso è di proprietà della famiglia Vogel, e da dieci anni è gestito da Gertrud, convinta sostenitrice della biodinamica. Donna volitiva che riesce a rendere unici i suoi vini, sviluppando una complessità aromatica tesa verso una mineralità spiccata. Schiava e Lagrein (87% e 13%) si incontrano ad un’altitudine tra i 450 e 550 mt, le parcelle più basse vengono raccolte e vinificate separatamente, rappresentano il Cru della dominazione. Dopo la fermentazione in cemento, la selezione fa un periodo di botte grande di rovere. Vino elegante, armonico e complesso. L’esempio di come anche la Schiava possa farsi spazio a livello internazionale.

Select Lagrein Gries Riserva, Alto Adige Doc 2020, le uve provengono da Gries, una zona molto vocata, con terreno sedimentario per la vicinanza del fiume Talvera. Fermenta in cemento e poi va in barrique per 12 mesi e poi altrettanti in botti di rovere. Le rese molto basse consentono un vino di grande prestigio. Viola, ciliegia, cioccolato e tabacco, il tannino vellutato, rotondità del legno che non ha mai predominanza.

Tra le bottiglie aperte durante la cena che abbiamo trascorso all’Antica Locanda al Cervo, a San Genesio, Hannes ci ha proposto Vigna Premstallerhof, Santa Maddalena Classico, Sudtirol Alto Adige Doc, 2016, e Select Lagrein Gran Riserva, 2010. Due vini pronti, complessi, dai tannini evoluti, morbidi al palato e vigorosi. Un magnifico commiato da Hannes e la sua famiglia, che rappresentano eleganza e tradizione in una ricerca costante di qualità.

Ringraziamo come sempre l’ufficio stampa Federica Schir che ci ha dato la possibilità di visitare e conoscere da vicino la cantina.

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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