Prontuario della distensione – il ruolo del diniego: come smettere di subire

Prontuario della distensione – il ruolo del diniego: come smettere di subire

Rubrica a cura di Claudio Rao

Chi di noi ha avuto l’occasione di conoscere una persona incapace di opporsi, di porre dei limiti, di dire di no?

Vi sono persone che pur soffrendone, continuano ad accettare di tutto, a piegarsi, a non opporre resistenza. Non si tratta solo di introversi, bisognosi di farsi accettare. Vi sono anche coloro che vogliono sentirsi indispensabili o che si lamentano di portare tutto sulle proprie spalle, che hanno bisogno di mostrare ciò che sanno fare o che temono semplicemente di sembrare incompetenti..

Tutti costoro hanno un punto in comune. Anche quando pensano di essere artefici del proprio destino, subiscono i bisogni e le richieste altrui e, a volte, la loro stessa incapacità ad accettare i proprî limiti.
Sapere opporre un diniego, essere in grado si dire di no (detestabile parolina tipica della fase infantile di opposizione) significa saper circoscrivere, definire i confini, il che – in ultima analisi – vuol dire conoscere i propri limiti.

Alcune persone conservano intimamente un’illusione di onnipotenza, ereditata dalla propria infanzia. Non esitano a ripetere frasi del tipo “Volere è potere”, “Nella vita bisogna essere forti”, “Nulla si ottiene senza difficoltà”.

Naturalmente c’è del vero in tutto ciò: perseverare ci aiuta spesso a riuscire in imprese anche decisamente ardue. Tuttavia costoro tendono a dimenticare che in molte situazioni la riuscita non dipende unicamente da loro, ma da una serie di circostanze – talora imponderabili – e che tutta la loro energìa e la loro dedizione, le loro competenze e il loro tempo non saranno sufficienti al conseguimento del risultato!
Il ruolo delle persone con cui interagiamo ha un peso non indifferente che non dobbiamo sottovalutare.

È importante saper arrestare certe relazioni quando diventano “pericolose” per il nostro ben-essere. Nei miei studi ho conosciuto diverse persone invischiate in rapporti sentimentali disequilibrati o a senso unico.

Molte di esse erano persuase che il loro amore e la loro perseveranza sarebbero riuscite a “cambiare” il proprio partner. Ignorando o sottovalutando il ruolo del compagno o della compagna nel cambiamento! Una sfortunata signora mi verbalizzò un giorno: « La smetterà di bere e di picchiarmi e sarà di nuovo felice, grazie a me ».

Un rischio per quei manager convinti che il loro ruolo sia quello di risolvere i problemi di tutti i membri del proprio team affinché siano persone felici. Nobile intento, certo, ma che – ancora una vòlta – dipende da circostanze legate alle vite e alle personalità individuali sulle quali l’influenza del boss è pressoché nulla o irrisoria. Più saggio ed opportuno invece è creare delle buoni condizioni di lavoro e favorire una comunicazione che circoli bene affinché vi sia un clima di dialogo e concertazione tra i membri del gruppo.

Una dura verità (soprattutto per i più pignoli tra noi) è che nessuno può fare perfettamente tutto ciò che gli viene richiesto o che auspicherebbe compiere: sia a livello personale che professionale. Una realtà con la quale è importante imparare a convivere. Per questo “saper dir di no”, opporre un diniego, significa staccare la spina dall’illusione del “tutto si può fare, basta sapersi organizzare”.

La domanda da porsi non è tanto quella del « Cosa devo fare oggi? » quanto quella del « Quali sono le cose prioritarie per oggi? ». Stabilire una lista delle priorità quotidiane, settimanali, mensili con equilibrato realismo a casa, al lavoro, nella propria vita affettivo-sentimentale o socio-professionale, può rivelarsi un utile strategia.
Un suggerimento che ci eviterà di vivere in un continuo stato di stress, ma che richiederà scelte precise.

Staccare la spina non significa semplicemente conoscere ed accettare i propri limiti, ma accettarci per ciò che siamo, imparare a volerci bene, a farci del bene. E per concederci questi spazi di libertà e di vita, di respiro e di percezione di sé e di ciò che ci circonda, dobbiamo imparare a porre dei limiti. Trovandoci talvolta a dover opporre un diniego, dire di no.

Questo è tutto fuorché egoismo. Infatti, per essere veramente presenti e disponibili verso l’altro, chiunque esso sia (familiare, amico o collega), è indispensabile non essere esauriti né fisicamente né mentalmente.

Dire di no, utilizzare quella che il mio mentore in gestalt-terapia definiva “aggressività positiva”, previene molte situazioni conflittuali! Come quando accettiamo di malavoglia lo svolgimento di una mansione per “fare un favore” a qualcuno e poi lo accusiamo di non “renderci la cortesia” o adottiamo comportamenti vessatori nei suoi confronti alla prima occasione.

Saper diplomaticamente porre dei limiti alle richieste altrui è una tecnica utile per ritrovare se stessi. Perché a volte dire di no all’altro, significa dire di sì a noi stessi.

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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