Collio Bianco: tradizione e identità per un progetto comune

Collio Bianco: tradizione e identità per un progetto comune

Rubrica a cura di Massimo Casali e di Susanna Schivardi

Dire Collio è facile, capirne il senso è un altro affare. Siamo andati fino in Friuli, grazie alla lungimirante organizzazione dell’ufficio stampa Federica Schir e un Consorzio quello del Collio che si dimostra sempre più forte e compatto nella comunicazione. Se non fosse per la lunga querelle che ancora riempie le pagine della sua storia, dibattito ancora accesissimo sulla questione Collio, o Collio Bianco, che denominazione vuole essere fatto di uve autoctone, quali Friulano, Ribolla Gialla e Malvasia, ma anche internazionali, escludendo le varietà aromatiche se non in minima parte (15%). Che vuol dire? Che all’oggi, ciascun produttore, a sua discrezione, può inserire nel Collio le varietà che ritiene opportune, in base alle caratteristiche del terreno e alla tradizione aziendale.

Emerge un puzzle variegato di sensibilità e progettualità, laddove alcuni si attengono al vecchio disciplinare del 1968 che voleva solo uve autoctone, altri inseriscono nel blend varietà internazionali a bacca bianca, come Pinot Bianco e Pinot Grigio, Sauvignon, Chardonnay e Picolit, attenendosi alle nuove modifiche degli anni ‘90. Il risultato è un Collio estremamente duttile, espressivo del terroir ma non immediatamente riconoscibile. All’assaggio abbiamo subito intuito un legame forte con la sapidità data da una ricchezza minerale del terreno che in questa zona prende il nome di Ponca o Flysh, marne e argille stratificate, che in punta di collina risulta più friabile mentre a valle rimane compatto, permettendo una rara alternanza tra vini eleganti e altri più strutturati. Il corpo e la struttura si mantengono vigorosi già in vini di giovane età, e quello che il tempo regala con l’invecchiamento è senza dubbio un vino complesso e proiettato alla longevità, dai sentori arrotondati e definiti grazie anche spesso all’utilizzo del legno.

Un quadro già complesso si arricchisce da quando quattro produttori, Cantina Produttori di Cormons, Terre del Faet, Muzic e Edi Keber, nel 2022 si mettono insieme per formare in associazionismo un gruppo che rispettasse, forti di un disciplinare parallelo a quello esistente, il Collio come era in origine, chiamandosi Collio Doc da Uve Autoctone, per tornare all’utilizzo esclusivo di Friulano, Ribolla e Malvasia. Oggi sono sette i produttori e il micro-disciplinare prevede utilizzo della bottiglia Collio e etichetta Collio Uve Autoctone per una comunicazione diretta senza nomi di fantasia, uscita del vino almeno 18 mesi dalla vendemmia, uso minimo di legno se non piccole botti e di secondo passaggio. Dalle parole di Andrea Drius, titolare di Terre del Faet, deduciamo che “questa nuova-vecchia idea di vino per noi è fondamentale per dare identità allo storico Bianco delle nostre colline. Pensiamo che mettere il Territorio davanti a tutto, anche a costo di fare un passo indietro come aziende sia importante per riportare il Collio al prestigio che aveva un tempo”.  

Ricerca di territorialità più che risalto al produttore, questa la filosofia portante che durante i tre giorni di press tour nel Collio ha sostenuto lo sforzo comunicativo. Che la forma sia un Collio Bianco da uve autoctone o miste a internazionali, la parola d’ordine rimane territorio. Il Consorzio, ufficializzato nel 1968, si sta dando da fare perché emerga questa forte visione unitaria di appartenenza, in un’ottica che superi i particolarismi di ciascuna azienda.

Dagli assaggi emergono tratti comuni, ma è nella degustazione focalizzata sulla longevità che si distingue il territorio. Non a caso gli stessi produttori si sono mossi compatti su questo fattore riscontrato dopo un assaggio comune alla cieca, riconoscendo nel Collio la capacità di invecchiare bene e nel farlo di arrotondarsi e identificarsi nel territorio di appartenenza.  

Tra gli assaggi ne segnaliamo alcuni, dovremmo omettere gli uvaggi per non condizionare il lettore, ma vogliamo comunque renderli noti per una completezza di informazioni:

Collio Bianco Solarco, Doc Collio 2021 Livon, da uve Friulano e Ribolla Gialla, colore giallo intenso, naso complesso, molto minerale e bella persistenza sul finale deciso e ingentilito dalla Ribolla.

Collio Bianco 2021, Doc Collio Korsic, da blend di autoctoni con base Friulano, giallo paglierino, al naso nocciolina tostata, in bocca note gliceriche, balsamiche, in primo piano la Malvasia che in abbinamento col risotto allo Sclopit (pianta tipica) della Vineria Vencò smorza la nota aromatica e da risalto alla mineralità.

Collio Bianco 2019 Doc Collio Raccaro, che è un esempio di blend con internazionali, base Friulano, Ribolla Gialla, Sauvignon e Pinot Grigio, fa solo acciaio, e il Pinot Grigio viene subito in evidenza, inseguito dalla nota amaricante del friulano. Il Sauvignon arrotonda e ne esce un vino molto pulito, verticale e fresco. Accompagnato da un arrosto di vitella servito presso la Vineria Vencò del Collio.

Collio Bianco Bon Frut Doc Collio 2021, Ronchi Rò è base Friulano e Sauvignon, che qui nel Collio assume caratteri originali, al naso molto pieno ricco di un deciso sentore floreale, a seguire frutta gialla matura, si percepisce la complessità, in bocca si esprime con lieve vegetale su finale persistente.

Collio Bianco Uve Autoctone Doc Collio 2020, Terre del Faet, giallo oro, al naso erbe officinali, e al gusto corredo vegetale di asparago, fa cemento e breve passaggio di botte usata, qui abbiamo come detto le tre varietà autoctone. Un vino autentico, dove l’equilibrio viene raggiunto con l’attesa.

Collio Bianco Vigne da Mont Doc Collio 2019 Bolzicco nel calice giallo oro, il naso rimanda a frutta esotica, il comparto gustativo si evolve in vegetale, una lieve balsamicità lo rende morbido, cuoio e tabacco fresco sul finale. Qui abbiamo Friulano e Ribolla.

Collio Bianco Luna di Ponca Doc Collio 2019 Tenuta Borgo Conventi, nel calice giallo intenso, al naso si presenta pomposo, regale, con retrogusto di caramello, la struttura raffinata, elegante. Si sente in evidenza un equilibrio tra trama minerale e aromaticità.

Russiz Superiore Collio Bianco Col Disôre Doc Collio 2018 Marco Felluga Russiz Superiore, un bellissimo esempio di invecchiamento (con la premessa che un 2018 è ancora relativamente giovane), dove la struttura ha preso peso rispetto alle varietà (Pinot Bianco, Friulano e Ribolla), un colore giallo oro, vaniglia e zucchero a velo, naso di frutta gialla matura, in bocca balsamico, pronto e maturo, un vino che racconta secoli di storia.

Infine, Collio Bianco Riserva Doc Collio 2017, Gradis’ciutta, con base friulano e botte grande, emergono eleganza e finezza con bouquet di mela e vaniglia, vino maturo e importante si impone per la sua suprema struttura e verticalità.  La sapidità in chiusura ne determina l’aderenza al territorio.

Sui monovarietali il Collio si comporta altrettanto bene. Su 1300 ettari circa, più del 70% delle vigne ha oltre 50 anni, dando ragione all’idea che qui la vite si trovi proprio a casa sua. La Ribolla Gialla ribadisce il suo legame col territorio come primo vitigno autoctono, con incremento negli ultimi anni, ha bisogno di stare in alto per trovare il sole e dare forza alla polpa, è in crescita costante e negli assaggi risulta spesso venata di minerale e agrume, con ottima acidità che è suo punto di forza.

L’attenta mappatura del consulente Matteo Bellotto ci disegna un’onnipresenza del Friulano nel Collio, con 196 ettari in continua crescita. I sentori variano in base all’età delle piante, e mostra punte di vegetale, finali amaricanti che sono un po’ la passione dei locali, e poi altre nicchie di sentori diremmo botritizzati. Tra gli assaggi ottime le risultanze olfattive, raramente poco pronti ma senza dubbio promettenti longevità. La mineralità regna quasi sovrana, i finali ammandorlati regalano sempre grandi emozioni.

La Malvasia disegna una presenza di appena 43 ettari, con un trend di crescita importante. Varietà che deve stare attenta al caldo per non ispessire gli zuccheri, da preferire a fondovalle accanto ai boschi. Mantiene forti i suoi sviluppi aromatici, prende vantaggio dalle escursioni termiche. Risultano vini strutturati, con sentori vanigliati, frutta secca, fumé in chiusura.

Tra il comparto degli internazionali Pinot e Sauvignon sono ormai considerati tipici. Il Pinot Grigio conta 317 ettari e su queste terre è molto adattabile, racconta bene il Collio e nel bicchiere narra le sue trame con colore innanzitutto che varia dal giallo paglierino al ramato e buccia di cipolla, bocca evoluta, vini pronti, con gli anni (parliamo delle 2019/18) si evolve su sentori balsamici, di frutta matura, melograno, ciliegia, intensità gliceriche poi accompagnate da una mineralità di sottofondo.

Elegantissimo il Sauvignon che esprime qui tutto il suo comparto di terpeni (agrumi e fiori), protetto costantemente dalle pareti fogliari, ne stimiamo almeno 232 ettari nel Collio. Perde una certa arroganza dettata da tradizione di frutta esotica che richiama gusti di oltre oceano; invece, qui chiacchiera di più con un territorio di cui racconta le varietà vegetali tipiche, andando a ingentilire il suo profilo e a renderlo più coerente.

Tra gli esempi di invecchiamento ricordiamo il Sauvignon Doc Collio 2007, Toros, figlio di un’annata molto calda, vendemmiato stramaturo, fa solo acciaio e grazie a un naso floreale ci regala una bocca piena, ampia, dal retrogusto minerale incalzante, eccellente la persistenza.

Del 2009 il Collio Bianco Klin Doc Collio di Primosic, nel calice un giallo oro intenso, naso molto profumato, intenso, complesso, il grado alcolico si è ben amalgamato in bocca con grande coesione, e una lieve mineralità spicca sul finale lungo.

Collio Bianco Agnul Doc Collio 2013, Pascolo, annata equilibrata tra piogge e escursioni, non sveliamo le varietà, ma una parte vede legno, le altre due solo acciaio. 18 mesi in cantina e 18 mesi in bottiglia. Il naso esprime mineralità ispessita dal legno, la bocca è molto polposa, si sente frutta che rende il vino rotondo.

Ci avviciniamo nel tempo e arriviamo al 2015, un’annata eccezionale che ha donato grande longevità ai vini. Marco Felluga Russiz Superiore Pinot Bianco Riserva Doc Collio 2015, vede botte di rovere francese di secondo passaggio e poi bottiglia. Al naso fruttato, pesca bianca matura, un cenno di fiore bianco che cede il passo alla vaniglia. Un Pinot bianco regale, elegante, in bocca ricco e polposo.

Una menzione particolare al Sauvignon Cicinis 2021 Doc Collio Attems, che ci è sembrato un Sauvignon molto autentico, legato al territorio del Collio e non alle mode esotiche che nel tempo lo hanno “snaturato”. La 2021 un’ottima annata per far uscire questo bianco dal colore giallo paglierino tenue, grazie alle escursioni mantiene un’ottima freschezza che si accentua sorso dopo sorso, la fermentazione avviene in parte in barrique e tonneau e in parte in uova di cemento, in bocca si sente tutta la mineralità della ponca e il carattere si definisce attendendo alcuni minuti dalla prima mescita.

Ribolla Gialla Riserva 2019 Doc Collio Primosic, anticipazione che uscirà a fine anno, si tratta di un vino macerato, sta almeno un mese sulle bucce, e poi passa due anni in botte grande. Il colore è aranciato, al naso esprime forte mineralità e in bocca balsamico.

Ringraziamo per l’ospitalità:

Ronchi Rò delle Fragole per l’accoglienza e la bellissima location immersa nel verde. Colazione strepitosa grazie alle uova strapazzate direttamente dalle mani d’oro di Fares Issa, persiano di origine, prima ingegnere e poi chef, trapiantato in Italia da molti anni e che ha saputo coniugare bene la sua cultura, grazie ad un’esperienza di vita che da Aleppo lo ha condotto in queste terre incontaminate di Dolegna, dove ora gestisce l’Agriturismo. 

Vineria Vencò del Collio in località Vencò, per la cena della prima sera, da ricordare la trota marinata con asparagi bianchi di Farra e punte di Montasio.

Osteria La Preda in località Subida a Cormòns, indimenticabile per il prosciutto crudo d’Osvaldo e l’Aceto Sirk.

Ristorante Rosenbar a Gorizia, che ci ha deliziato con squisiti piatti a base di pesce.

Delizioso il tagliolino all’asparago verde di Hosteria del Castello di Spessa, a Capriva del Friuli, che abbiamo voluto abbinare agli internazionali assaggiati alla cieca.

Infine, abbiamo chiuso il tour presso il Ristorante al Ponte del Calvario, a Gorizia, che ci ha conquistato con il trittico di antipasti, di frittata alle erbe, Toc in braide, strudel di pasta tirata con ortica, burro fuso e ricotta affumicata.

Grazie ancora a David Buzzinelli, presidente del Consorzio Collio, a Lavinia Zamaro, direttrice del Consorzio Collio e all’ufficio stampa Federica Schir.

DONA ORA E GRAZIE PER IL TUO SOSTEGNO: ANCHE 1 EURO PUÒ FARE LA DIFFERENZA PER UN GIORNALISMO INDIPENDENTE E DEONTOLOGICAMENTE SANO

Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

Lascia un commento

Your email address will not be published.