Prontuario della Distensione – Come liberarsi da ansie e timori?

Prontuario della Distensione – Come liberarsi da ansie e timori?

Rubrica a cura del dottor Claudio Rao

Come mettersi in condizione di staccare la spina? Quali sono gli accorgimenti per favorire la distensione? Sulla base della mia esperienza e delle formazioni seguite, vediamo quelli che giudicherei i principali.

Valutare (e disinnescare) la nostra ansia. Diverse persone che hanno varcato al soglia dei miei studî in epoche successive, si sono qualificate “ansiose”. Attraverso una breve indagine, tuttavia, per la stragrande maggioranza ho verificato si trattava semplicemente di sensibilità: le emozioni che le abitavano erano invero assai comuni e per nulla preoccupanti; normali, insomma.

L’ansia per proprio figlio o per il proprio avvenire professionale, per esempio.
Il problema veniva piuttosto dalla percezione che costoro ne avevano, spesso con tendenza alla drammatizzazione in quanto non si autorizzavano un’oncia di ansietà (traslando il problema e dandone una lettura impropria).

È fondamentale imparare ad accogliere le proprie emozioni e a contestualizzarle, capendone l’origine e l’importanza, senza lasciarsi influenzare dalle opinioni degli altri né dalle loro etichette.

Paura, inquietudine, ansia sono emozioni normalissime e perfino utili che dobbiamo riconoscere ed autorizzarci. Il problema semmai sta nella loro forza e intensità, soprattutto se generano in noi blocchi emotivi o mentali (per i quali è necessario consultare un professionista serio).

Focalizzarsi sul “qui ed ora”. Le persone eccessivamente ansiose hanno difficoltà a interagire normalmente col mondo circostante perché adottano strategìe di evitamento che ne alterano il comportamento.

Alcuni evitano i mezzi pubblici o i ritrovi gruppali o i luoghi sconosciuti. Molti di loro hanno difficoltà a restare connessi, focalizzati sul presente perché – spiegano gli specialisti – la loro mente tende a passare da un futuro apocalittico ad un passato talora traumatico.
È proprio sul presente, sull’hic et nunc che è necessario “lavorare”. Meditazione, rilassamento, yoga si prestano perfettamente allo scopo.

Imparare ad agire. Gli individui ansiosi tendono a riflettere moltissimo. Tutte le loro energìe ne vengono assorbite e vi si esauriscono. Per questo hanno difficoltà nel passare dalle parole ai fatti. Risulta chiaro come il cursore vada messo sul corretto dispendio di energìe in maniera da non esaurirle invano.

L’attività fisica in questo caso aiuta molto. Eliminando le tossine, responsabili dello stress, favorendo un po’ di svago (al di là degli sport collettivi che esigono una certa concentrazione), armonizzando corpo e mente. Col notevole vantaggio di mettere in stand-by i pensieri e le “ruminazioni interiori”.

Ri-conoscere i proprî automatismi. Fronte allo stress, ognuno di noi ha una reazione diversa. La stessa “disavventura” può provocare ilarità ad alcuni, contrarietà ad altri, lieve stress e perfino crisi di panico ad altri ancora. Anche presso la stessa persona, le reazioni ad uno stesso avvenimento possono variare a seconda dei momenti! Influenzate dallo stato fisico o emotivo, dal momento della giornata, dall’interlocutore, etc.

Per queste ragioni, per gli ansiosi, è importante prendere un minimo di distanza dal fatto che sollecita la loro reazione, sforzandosi di analizzare (anche a posteriori) i diversi aspetti della situazione e soprattutto ciò che in essa ha favorito l’emergere dello stress. Una persona, una parola, un’allusione. Ciò consentirà loro, oltre al prendere le distanze dall’evento, di acquisire una migliore conoscenza delle proprie reazioni e della proprio funzionamento.

Uscire dalla propria zona di conforto. L’analisi delle nostre tre zone (quella di sicurezza o di comfort, quella di rischio e quella di pericolo) può aiutarci nella riflessione.

La zona di sicurezza è relativa a tutto ciò che sappiamo fare, che svolgiamo con sicurezza e senza sforzo, alle nostre abitudini. La zona di rischio riguarda quello che ci sembra più complesso e che ci richiede uno sforzo, ciò che dobbiamo imparare. La zona di pericolo rappresenta ciò che temiamo davvero, che ci dà insicurezza, i grandi cambiamenti fronte ai quali ci sentiamo impotenti.

Una persona ansiosa tende ad impedirsi di approcciare tutto quanto gli è ignoto, confondendo la zona di rischio con quella di pericolo. Questo ha come conseguenza l’irrigidimento e perfino il restringimento della sua zona di sicurezza. Perciò sarà importante che si dia dei compiti, delle piccole sfide (a rischio zero, soprattutto all’inizio) per imparare a passare con relativa disinvoltura dalla sua zona di sicurezza a quella di rischio e viceversa.

Puntare sul positivo. Abbiamo un po’ tutti la tendenza a rimuginare sulle emozioni negative più che sui vissuti e le sensazioni positive. Una forma di “difesa antropologica” elaborata grazie all’evoluzione. Tuttavia in un contesto di relativa sicurezza qual è il nostro attuale, questa capacità rischia di essere più una zavorra che una risorsa. Almeno a livello individuale.

È importante “scommettere” sul positivo. Focalizzarci su di esso, investire forze ed energìe nel riconoscerlo e valorizzarlo. Ringraziando, complimentando i nostri familiari e i colleghi il più sovente possibile; ricordarci ogni sera almeno un paio di cose positive della giornata, ancorché minime. Rimembrare i dubbi, i timori e le perplessità che hanno caratterizzato alcuni brillanti successi della nostra vita e che non hanno affatto impedito loro di verificarsi!
Controbilanciare il negativo col positivo è assai salutare e – buona notizia – se ostentato, è perfino contagioso!

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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