Il grande balzo in avanti della Germania

Il grande balzo in avanti della Germania

Editoriale di Daniel Abbruzzese (da Berlino)

Dismissione delle ultime centrali nucleari ancora attive, divieto di installare nuovi riscaldamenti a gas e a gasolio da gennaio 2024, incentivi per l’acquisto di pompe di calore e di veicoli elettrici, biglietti scontati sui mezzi pubblici. La coalizione di governo, in cui i verdi sono la seconda forza, sta mantenendo sorprendentemente tutte le promesse fatte in campagna elettorale. E, con l’aiuto di qualche esperto e delle norme emanate da Bruxelles, promette di fare ancora meglio nei tempi a venire.

Bruciando le tappe verso il 2030

“Fate in modo che la carne, i viaggi in auto e i voli diventino così dannatamente cari da costringere tutti noi a rinunciarvi. Ma per favore, fate alla svelta! Allora sì che saremo pronti a votarvi!”, tuonava dagli schermi il giornalista e divulgatore scientifico Lorenz S. Beckhardt poco prima delle ultime elezioni federali. Probabilmente neanche lui immaginava che il cambio di legislatura avrebbe rappresentato una tale cesura con l’era Merkel, in cui fra alzate di spalle e frasi di circostanza ci si impegnava a disattivare le centrali nucleari e a fare il possibile per ridurre le emissioni di anidride carbonica.

In un anno e mezzo, la giovane generazione dei Grünen, vera forza proattiva della coalizione di governo, ha guidato la Germania in una corsa verso una nuova dimensione: quella di un futuro sostenibile, assicurano i sostenitori dell’esecutivo, ovvero quella di una deindustrializzazione a tappe forzate – ne sono convinti i complottisti, ma anche qualche amministratore locale. Fra di essi, il presidente della Baviera Markus Söder, cristiano-democratico, che si è offerto di riattivare le centrali ad energia atomica sul territorio di sua competenza, pur di mantenere l’economia tedesca competitiva.

L’offerta è stata subito declinata dal ministro dell’economia e del clima Robert Habeck: le centrali sono state staccate dalla rete il 15 aprile scorso e non è tecnicamente possibile rimetterle in servizio. Per un periodo indefinito saranno sostituite da impianti a carbone, giusto il tempo di riconvertire l’approvvigionamento in fonti rinnovabili, essenzialmente eoliche. Si calcola approssimativamente che saranno necessari fra 7.500 e 13.500 nuovi impianti, per coprire un fabbisogno di 32,8 terawatt/ora annuali rimasti scoperti; fabbisogno che, in base alle stime, da qui al 2030 potrebbe crescere di sei volte, per rendere possibile la svolta verso l’elettrico della mobilità e dei riscaldamenti. I numeri non lasciano ben sperare, se si pensa che nel 2022 si sono costruiti solo 550 nuovi impianti eolici. Tuttavia, i leader parlamentari dei verdi promettono di “mettere il turbo” per raggiungere gli obiettivi prefissati. Ovvero, di continuare al ritmo con cui hanno lavorato fino ad ora, nonostante (o grazie a) gli ostacoli posti da tre anni di continue emergenze. Con prontezza, la politica ha risposto alla crisi energetica proponendo prima di tutto abbonamenti scontati per i mezzi pubblici: dopo un esperimento durante l’estate scorsa, è stato introdotto un abbonamento di 49 euro, che permette di spostarsi con i mezzi pubblici ed i treni regionali sull’intero territorio nazionale. Si è poi provveduto a vietare l’installazione di nuovi riscaldamenti, a partire dal prossimo gennaio, che siano alimentati a gas o a gasolio.

Alcuni lamentano il fatto che un tale divieto rischi di avere un peso eccessivo sulle finanze della popolazione, arrivando ad intaccare il già scarso patrimonio immobiliare privato tedesco. Ma, rassicura il ministro dell’economia, il governo si farà carico di una parte delle spese per l’installazione di pannelli solari e pompe di calore.

L’idealismo di Cassandra

D’altra parte, ci informa Ulrike Hermann, giornalista, conferenziera ed esperta di cambiamenti climatici: come si è visto durante la pandemia, lo Stato può stampare denaro a suo piacimento, quando si tratta di sovvenzionare misure che abbiano un impatto positivo sulla società.

Sono figure come la Hermann, che sempre più regolarmente sono presenti sui media, ad accompagnare la Germania in questo processo di transizione, aiutando la popolazione a comprendere le intenzioni fondamentalmente benevole del governo. Ed è importante ascoltare le loro interviste o i loro podcast per capire i passi ancora necessari per raggiungere una sempre maggior sostenibilità: l’introduzione di limiti di velocità sempre più stringenti (30 km/h in città e 100 km/h sulle autostrade); un’ulteriore regolamentazione sulle emissioni, che dovrebbe impedire ai veicoli non aderenti alle normative Euro 7 (ovvero non elettrici) di accedere ai centri urbani; l’eventuale introduzione di carbon credits per ogni cittadino; la creazione di consigli popolari per il clima, che aiuteranno a sensibilizzare un maggior numero di persone sulla drammaticità della situazione attuale.

Sono infatti ancora in molti gli “egoisti” che ancora ritengono non sia necessario cambiare il proprio stile di vita, sostiene la presentatrice Sarah Bosetti (un’altra delle figure mediatiche fondamentali in questo periodo di transizione, di cui avevamo già parlato qui: https://www.gliscomunicati.it/2021/12/15/austria-germania-e-italia-tre-alleati-di-punta-nella-guerra-contro-il-virus/). A coloro che ancora guardano in maniera critica alle misure del governo, Bosetti chiede, fra l’ironico e il cinico, se sia più importante la sopravvivenza della democrazia o quella dell’umanità. La storia degli ultimi anni rende la domanda quanto mai retorica.

Intrighi e commedie

Ciò che spaventa una parte della popolazione è la somiglianza fra queste figure mediatiche, apparentemente spuntate dal nulla, e i giovani politici dei Grünen, anch’essi evidentemente mossi più dall’idealismo che da una reale esperienza. Il timore è tuttavia immotivato: dietro ai volti più conosciuti della politica c’è tutta una schiera di sottosegretari e consulenti con lunghi trascorsi alle spalle. Pochi giorni fa, ad esempio, la ministra degli esteri Annalena Baerbock ha conferito con un provvedimento d’urgenza la cittadinanza tedesca a Jennifer Morgan, ex direttrice di Greenpeace, a lungo attiva per il Forum Economico Mondiale, nominandola sottosegretaria e responsabile per la politica climatica internazionale. Ma ancora più interessante è il caso di Patrick Graichen, sottosegretario al ministero dell’economia, per anni attivo in varie fondazioni impegnate nella lotta al cambiamento climatico. Il vero autore della legge sugli impianti di riscaldamento sarebbe proprio lui, come testimoniano le coincidenze fra uno studio sulle pompe di calore, da lui pubblicato anni addietro, ed il testo votato di recente al Bundestag.

Non è tanto questa coincidenza ad aver irritato le testate conservatrici tedesche, quanto gli stretti rapporti che intercorrono fra le fondazioni ecologiste, la famiglia Graichen, il ministro dell’economia e gli esponenti più in vista dei Verdi. La Bild, il tabloid più letto in Germania, ha coniato il termine grüne Vetternwirtschaft, più o meno “nepotismo verde”, per descrivere la disinvoltura con cui nelle retrovie del governo Scholz sono stati fatti entrare parenti stretti, amici di lunga data, testimoni di nozze, ex-colleghi, tutti afferenti ad un piccolo gruppo di fondazioni private. A ben vedere, però, il sistema di porte girevoli fra associazioni non profit e politica investe decine di funzionari e parlamentari di ogni partito. E, come nelle migliori teorie del complotto, ogni tentativo di ricostruire da dove arrivino i finanziamenti milionari di queste fondazioni porta sull’altra sponda dell’Atlantico. I giornalisti vicini all’opposizione si fermano al filantropo Hal Harvey, cofondatore e finanziatore degli organismi che da anni in Germania si confrontano con le problematiche del clima. L’estrema destra di Alternative für Deutschland si spinge ancora oltre e incarica Beatrix von Storch di affrontare il tema in parlamento. Davanti ad una sala semivuota, la leader di AfD lancia parole di fuoco contro la famiglia Graichen, parla di un sistema di scatole cinesi che riconduce a fondi di investimento come Vanguard e Blackrock, una cui azienda controllata, con sede in Florida, ha acquisito il mese scorso la Viessmann, principale produttrice di pompe di calore in Germania. Seguono gli applausi dei compagni di partito e la promessa, da parte del governo Scholz, di verificare eventuali irregolarità nelle nomine dei sottosegretari. E segue una replica di Ulrike Hermann nel corso di uno dei talkshow della TV pubblica più seguiti: essendo attualmente pochi gli esperti di questioni climatiche, era inevitabile che i ministri finissero per cooptare dei conoscenti. Insomma, ancora una volta la commedia è servita, e la qualità degli attori e della sceneggiatura lascia sempre più a desiderare.

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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