Reportage a cura di Susanna Schivardi e Massimo Casali
Lo scorso 25 marzo al Mercato Centrale di Roma un nuovo splendido evento organizzato da Vinario4 – a cura di Massimo Casali e Susanna Schivardi
Matteo, Marco e Riccardo, i ragazzi di Vinario4, non sbagliano un colpo. Sempre attuali, freschi e dalla visione giovane, di un approccio al vino agile e dinamico, senza sovrastrutture. Anche quest’anno la vivace sede del Mercato Centrale di Roma ha fatto da cornice a Due Passi in Vigna, evento che raccoglie cantine da tutta Italia, selezionate e scelte per proporre una diversificazione a seconda del target di pubblico. Essenzialmente giovani ma anche tanti winelover e operatori del settore, richiamati dalla consolidata qualità delle cantine opzionate per le masterclass della giornata. Noi abbiamo partecipato a quella dedicata a Il Bianco di Decugnano dei Barbi, ovvero Mare Antico (come si chiama dal 2018) omaggio ad un terroir prima ricoperto di acqua che ha lasciato fossili e conchiglie, laddove oggi abbiamo solo il lago di Corbara. L’Orvieto Doc è una delle più vecchie nel panorama delle Doc e a declinare gli assaggi con noi il virtuoso Carlo Zucchetti accompagnato dalla voce di Enzo Barbi a introdurre le caratteristiche dell’azienda e raccontarne la filosofia produttiva.
Il Bianco dei Barbi racchiude in sé le varietà del territorio, con l’utilizzo di 55% Grechetto, 20% Chardonnay, 20% Vermentino e il restante 5% Procanico. Affinamento in acciaio mentre solo una piccolissima parte fa barrique, tra il 3 e l’8%. La tradizione della cantina risale all’epoca medievale, siamo nel 1200 e questi terreni già producevano vino per i frati di Orvieto, fu Claudio Barbi poi negli anni ’70 a riscoprire questa zona in parte abbandonata e farla rivivere con la qualità dei vini prodotti, uscendo nel 1978 e riportando la fama dell’Orvieto laddove merita.
Non dimentichiamo che Decugnano dei Barbi ha prodotto il primo metodo classico umbro con uve Trebbiano e la prima muffa nobile italiana, grazie ai viaggi in Francia del padre di Enzo e all’intuizione che la botrytis esiste anche in Umbria!
Andiamo alla degustazione, che definiamo con simpatia sverticale perché condotta a bottiglie coperte con una batteria di cinque annate, che il pubblico ha giocato ad individuare in base alle qualità organolettiche.
Orvieto Doc Classico Superiore Il Bianco 2014 – un’annata complicata dalla mancanza di sole e molto piovosa che ha dato un vino complesso, dal colore giallo intenso con riflessi verdolini, al naso zafferano, fiori gialli e una nota di rosmarino. Al palato molto intrigante, corposo, non manca la boiserie, il frutto estivo e sul finale una grafite.
Orvieto Doc Classico Superiore Il Bianco 2015 – la 2015 potremmo definirla annata del secolo, molto fresca che ha donato tanta acidità. Qui il terroir salta in evidenza, un vino equilibrato, dalle note agrumate alla spinta nota sapida. Legno e spezie che giocano di pari passo, i fiori bianchi a seguire, e una punta tannica accentuata sul finale erbaceo. Lo Chardonnay si fa sentire donando eleganza.
Orvieto Classico Superiore Il Bianco 2017 – annata caldissima e siccitosa, colore giallo paglierino, al naso profumatissimo, molto corposo, minerale, in bocca sassolini sbriciolati, sabbia. Sopraggiunge un frutto fresco e poi la sensazione asciutta, secco al palato.
Orvieto Doc Classico Superiore Mare Antico 2019 – annata molto equilibrata, un vino didattico, compìto. Dal naso speziato, alla salvia e al rosmarino, poi salmastro sul finale, ha un sorso fresco e dinamico e molto lungo, le note sapide sono decise e aderenti al territorio.
Orvieto Doc Classico Mare Antico 2021 – colore giallo scarico, la nota che persiste è la sapidità, al naso i fiori bianchi e frutta fresca bianca. Al sorso molto gustoso, pieno, dalle note gliceriche della camomilla per finire su agrumi più intensi. Vino ancora giovane che può evolvere.
Assaggi tutti azzeccati e di questo siamo stati molto soddisfatti, non dimentichiamo di ringraziare l’organizzazione per aver proposto questa formula veloce ed efficace allo stesso momento, regalando pillole di sapienza enoica grazie a personaggi sempre competenti a condurre le degustazioni, senza però appesantire il pubblico con tecnicismi per addetti ai lavori.
Una breve passeggiata tra i banchi di assaggio e abbiamo incontrato vecchie conoscenze, Gaffino vigneti e cantina, con il rosato Dolia di uve Syrah, fresco e delicato, vinificato solo in acciaio e breve criomacerazione. Profumo di fiori di campo, piccola frutta rossa. Leggero, sapido e piacevole per lunghe serate estive in riva al mare.
Un saluto al virtuoso Gianmarco Iachetti dell’omonima cantina laziale. Rivocieco un Cesanese incredibilmente buono grazie ad un lungo affinamento in barriques e acciaio. A seguire il Colle San Lorenzo 2021, Merlot e Cesanese, morbido e dal tannino invitante, sorso fresco e incisivo.
La cantina Vin Viandante con il Cesanese del 2021, molto giovane, fresco, con buona acidità e promessa di evoluzione nel tempo.
Immancabile Maria Laura Cappellini della cantina Cìfero, di cui assaggiamo ancora l’ottimo Sauvignon che già una volta ci conquistò il cuore e il palato con una beva fresca punteggiata di piccoli fiori bianchi e frutta gialla matura al palato, senza rinunciare alla buona mineralità data dal terreno.
Tra i giovanissimi Cantine Il Moro, di lunga tradizione e vigne vecchie, specializzata in Bellone, Ottonese e Cesanese, che escono anche in purezza. Ci piace molto il Bianco blend affinato per quattro anni dal colore intenso e sorso pieno.
Per terminare Cantine Serio, con il Setis, rosato da uve di Negroamaro, colore rosa cerasuolo intenso, sorso fragrante quasi tannico, beva facile e succulenta. Un vino croccante e diritto. Ci è piaciuto molto!
Come sempre la vivacità del mercato ci ha invogliato ad assaggiare le specialità degli stand presenti al mercato ad animare un sabato sera effervescente. Per noi stasera pizza e panino con hamburger di chianina che devo ammettere ho mangiato con accanto un buon calice di rosso di Iachetti!
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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