Manifestazione del dissenso: quali prospettive nell’era dell’Agenda Digitale?

Manifestazione del dissenso: quali prospettive nell’era dell’Agenda Digitale?

Editoriale del direttore responsabile Emilia Urso Anfuso

Che il popolo italiano sia molto dissimile, per esempio, da quello francese per ciò che concerne l’arte del dissenso è cosa nota.

Ribadire oggi che i francesi sono eredi di coloro che, tra il 1789 e il 1799, misero a ferro e fuoco la Francia, diffondendo i moti rivoluzionari anche a livello europeo per quella che fu la rivoluzione in grado di fare da spartiacque tra l’Era Moderna e quella Contenporanea, è un po’ come voler continuare a parlare dei fasti dell’Italia, quelli che esistono ormai solo sui libri di Storia, almeno fino a che essi non saranno dati alle fiamme per ragioni di “politicamente corretto“.

Come cito da molti anni, viviamo immersi in una realtà che è quella contenuta nei libri “1984” di George Orwell e “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury. Due romanzi che per decenni furono considerati distopici, ma che all’atto pratico sono stati semplicemente visionari di realtà in divenire.

Perché inizio con questo discorso? Perché anche i battaglieri e rivoluzionari francesi, pur non ritenendo inutile e disdicevole scendere per le strade a dimostrare, anche violentemente, il dissenso contro certe misure governative, oggi vengono messi a tacere senza troppe difficoltà.

Tra le operazioni collettive di dissenso dei francesi, abbiamo osservato di recente quella contro la riforma delle pensioni:

A fronte delle manifestazioni reiterate, che si sono diffuse a macchia d’olio sul territorio francese, ecco la risposta da parte del governo: “I saggi danno il via libera alla riforma“. Detta in termini molto semplici: così è stato deciso, ce ne freghiamo del dissenso popolare.

Primavere Arabe docet, ma a quanto pare l’umanità perde la memoria dei fatti molto rapidamente…

Resta una differenza nel codice genetico, questo è fuor di dubbio, ma sta cambiando la sostanza ed è alquanto sconvolgente osservarne gli esiti: in questo periodo storico puoi anche scendere in piazza e mettere a ferro e fuoco le città, resta il fatto che certe decisioni politiche saranno comunque intraprese. Il potere vince 10 a 1. Sempre.

Negare il dissenso: il caso canadese

Durante la pandemia sono accadute molte cose, tra cui la rivolta dei camionisti in Canada. Questi lavoratori dimostrarono dissenso contro l’obbligo vaccinale che era stato emanato e che costringeva alla vaccinazione gli autisti che solcavano le frontiere tra Canada e Stati Uniti: tutti ricordiamo queste scene

Per sedare il dissenso, che si protrasse abbastanza a lungo mettendo in crisi le attività produttive di industrie importanti, il Premier canadese Trudeau chiese e ottenne i poteri speciali e avviò una serie di misure contro i manifestanti, tra cui la minaccia del blocco dei conti correnti dei leader delle manifestazioni. Oggi, d’altronde, è sufficiente un “Click” per bloccare il tuo conto corrente bancario, elemento fondamentalmente virtuale e per tale ragione, facilmente controllabile.

Si è passati, quindi, a forme di negazione del dissenso attraverso l’utilizzo di metodi estremi, oggi consentiti anche grazie, o a causa, dei moderni strumenti tecnologici come quelli resi possibili dalla digitalizzazione.

La famosa Agenda Digitale Europea fu presentata come lo strumento principe utile alla modernizzazione dei paesi membri. In pochi rifletterono sugli abusi che la digitalizzazione può consentire ai governi, attraverso forme di controllo delle masse che viene presentato come sviluppo di soluzioni per la sicurezza, ma che si trasforma facilmente in metodico sistema di controllo.

Nel 2018 fu pubblicato questo mio editoriale sul tema della cancellazione del denaro contante: uno tra i miei tanti articoli su questo tipo di tematica che viene presentata col sistema delle rane bollite, al fine di non far comprendere troppo bene gli effetti di questo tipo di soluzione: ecco il link di accesso a quel mio editoriale Un mondo senza denaro contante. Grossi rischi in arrivo per gli italiani.

Ed ecco la versione in formato .pdf dello stesso articolo:

Mai viene diffusa la realtà di un fatto inoppugnabile: la sicurezza non si ottiene cedendo la libertà personale bensì finanziando i settori della sicurezza, cosa che accade con sempre minore impegno da parte di tutti i governi e a livello mondiale.

Potere e digitalizzazione

Esistono diversi metodi per controllare le masse, o meglio, per comandarle. Non mi piace utilizzare termini che possono far pensare al complottismo. D’altronde, a cosa serve il potere, se non a gestire la vita delle persone?

Non si tratta di scoprire chissà quale segreto: l’umanità, gran parte di essa almeno, ha sempre avuto idee bislacche sulla politica in generale. L’eventuale “risveglio delle coscienze” che ad alcuni, oggi, appare essere un elemento da osservare con interesse, altro non è se non quel moto di rabbia diffuso per aver dovuto prendere atto di una realtà esistente da tempo immemore.

Aver dovuto aprire gli occhi a ogni costo non è piaciuto a popolazioni come quella italiana, sonnecchiosa per sistema nazional popolare. Disturbati da un incredibile numero di misure contro i diritti civili, persino gli italiani hanno dovuto prendere atto della realtà: la politica non opera per il bene dell’umanità, bensì per intessere accordi e strategie internazionali, atte a ottenere una serie di vantaggi per gli Stati.

Come dico e scrivo da molti anni, bisogna ficcarsi in testa che esistono due livelli distinti: uno è quello che vede centrale lo Stato, quindi il sistema politico e gli accordi che si intessono. L’altro livello vede come protagonista la popolazione, elemento che diviene di disturbo quando essa chiede di ottenere, per esempio diritti, sostegni economici, welfare, sanità. La popolazione corrisponde a un costo, la gestione del potere è un livello diverso e corrisponde al primo che ho spiegato.

Un conto è ciò che decide un governo per interesse strategico internazionale, un altro conto sono le misure che si decide di varare per la gestione della vita dei cittadini che, sempre più spesso, sono anche chiamati a divenire elementi di contribuzione per sanare gli sfasci di gestioni politiche ed economiche alquanto bizzarre.

2 livelli. 2 pesi. 2 misure.

Cosa ci azzecca la digitalizzazione col criterio di potere? Ci azzecca molto in questo periodo storico che, se da un lato ci porta indietro di decenni per ciò che riguarda i diritti acquisiti, dall’altro ci spara nel progresso digitale e non è una buona notizia.

Imporre la digitalizzazione è una forma di dittatura?

In Italia circolava da tempo un’informazione che ora sembra prender forma attraverso il varo di un decreto. Si tratta della decisione di digitalizzare tre documenti fondamentali per i contribuenti italiani: la patente di guida, la tessera elettorale e la tessera sanitaria.

Per “semplificare” questa trasformazione digitale, ecco che viene ripescata la App IO, quella che durante la pandemia fu sviluppata e poi proposta per diversi scopi, non ultimo quello di poter dimostrare di essere in possesso dell’obbligatorio Green Pass.

Ricordiamo tutti ciò che accadde in quel periodo e non solo in Italia: bastava un bug nei sistemi informatici per trasformare un Green Pass attivo in uno irregolare, negando l’accesso a certi cittadini a centri commerciali, banche e ogni sorta di attività.

Non erano i cittadini in questione a essere fuori dalle regole, era la gestione digitale di quel documento a presentare difetti, come è normale che accada. L’informatica non è la perfezione scesa in terra, ma questo concetto è duro da far entrare nella zucca di chi, al massimo, sa fare “Click” su “On” di un PC o di uno Smartphone.

Ecco che, di fronte ai difetti della digitalizzazione, essa può divenire una forma di dittatura quando questi sistemi vengono imposti per legge ma non ci si preoccupa di pensare a soluzioni alternative, che salvino i cittadini da situazioni negative che, con facilità, possono presentarsi.

Imporre un metodo digitale ai contribuenti corrisponde a una forma di dittatura? Si pensi, per esempio, ai siti della Pubblica Amministrazione che sono accessibili tramite SPID. Questa misura ha comunque provocato non pochi problemi, per esempio alle persone anziane, che sono costrette a chiedere aiuto a terzi per poter accedere alle piattaforme online per inoltrare un’istanza, per visualizzare una posizione contributiva o per effettuare altre operazioni.

Non consentire a tutti di poter scegliere il metodo di fruizione di servizi fondamentali e in alcuni casi, obbligatori – per esempio l’accesso al sito dell’Agenzia delle Entrate – e che durante il lockdown, va ricordato, era l’unica modalità concessa, configura un limite alla libertà dei cittadini. In considerazione, anche, del fatto che l’Italia è una delle nazioni con la più alta percentuale di anziani, non si può non prendere atto di questo problema.

Torna l’App IO: il governo vuole digitalizzare i documenti degli italiani

Il Sole 24 ore e altri quotidiani, hanno riportato le dichiarazioni di Alessio Butti, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega all’innovazione tecnologica, che durante un’audizione alla Camera ha detto: “Stiamo lavorando per inserire tre importanti documenti all’interno del portafoglio digitale dell’App IO (l’applicazione per l’accesso ai servizi della Pubblica amministrazione), ovvero: la patente digitale, la tessera sanitaria digitale e il voting pass, ovvero la tessera elettorale in formato digitale“. Butti ha aggiunto, sul tema delle tempistiche, che questa novità potrebbe essere introdotta entro la fine del 2023 e ha aggiunto: “Se così sarà, saremo anche tra i più virtuosi in Europa, anticipando il percorso previsto dalla Ue per il Portafoglio elettronico europeo“.

Saremo anche tra “i più virtuosi d’Europa” ma questo non corrisponde a essere più rispettosi della libertà dei cittadini.

Cosa intendo dire, con questo?

Prima cosa: obbligare i contribuenti a essere forniti di uno Smartphone su cui scaricare un’applicazione digitale ci renderà anche più virtuosi in Europa ma corrisponderà a un grosso problema per molti, per esempio per gli anziani.

Seconda cosa: la digitalizzazione sarà pure moderna, ma conoscendo l’informatica si capisce immediatamente quali possano essere i rischi connessi a operazioni di questo genere. Il furto dei dati a causa di attacchi ai sistemi informatici è uno degli esempi concreti di insicurezza e l’Italia è tristemente famosa per casi di questo genere, si pensi a quando furono resi pubblici i dati di migliaia di contribuenti italiani che avevano partecipato al “Click day” per il bonus monopattini.

Terza cosa: la possibilità che il sistema informatico dell’applicazione abbia un malfunzionamento e quindi una mancata connessione di accesso. Per quanto le infrastrutture possano essere solide, sappiamo quanto le stesse non garantiscano costantemente la stabilità necessaria a un processo di questo genere.

Cosa dovrà fare il cittadino costretto a mostrare un documento digitale a cui non può accedere? La forma cartacea è indispensabile, sempre, specialmente se si tratta di patente di guida, tessera sanitaria e tessera elettorale.

Non possiamo continuare a procedere sulla strada delle dichiarazioni trionfalistiche del tipo: “Siamo primi al mondo, siamo primi in Europa a“…se questi primati sono solo l’apripista a sperimentazioni di riforme sociali che poi esportiamo nel resto del mondo, anche se a volte in modalità edulcorata.

Ecco che torna quindi una domanda: perché l’italiano medio non riflette in tempo utile a ciò che può avvenire e avere un enorme impatto sulla sua esistenza e su quella del resto della popolazione. Per quanto il dissenso sia ormai un elemento facilmente gestibile dalla politica, non far giungere la propria opinione corrisponde a un urlo che in qualche modo dice: “Fate di noi tutto ciò che volete“.

Non a caso, dopo che per anni ho scritto articoli all’interno dei quali ho avanzato il sospetto che l’Italia sia utilizzata al pari di un laboratorio sperimentale di misure contro l’umanità, accennò lo stesso dubbio anche il The Washington Post in riferimento alla campagna vaccinale italiana un paio di anni fa, verificando come le misure decise nel nostro paese siano state le più restrittive a livello mondiale: ecco il link all’articolo originale

https://www.washingtonpost.com/world/europe/italy-vaccination-mandate-workers/2021/10/15/d1b045e2-2d99-11ec-b17d-985c186de338_story.html

Non è un bel primato, anche in questo caso. Fungere da bacino sperimentale di condizioni sociali ed economiche estreme da far subire agli esseri umani, non fa di noi una nazione migliore, anzi. Resta sempre un sospetto, quello che i mezzi utilizzati per far si che siano gli stessi esseri umani a chiedere la realizzazione di soluzioni inaccettabili siano quelli di cui prima si mormorava e che oggi sono diffusi con maggior vigore, come quelle ormai famose finestre di Overton, strategia reale, di cui parlai in questo mio editoriale:

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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