Rubrica a cura della giornalista Susanna Schivardi e del sommelier Massimo Casali
All’interno del progetto Enjoy Collio Experience, una giornata dedicata al Collio – con Federica Schir al Ristorante romano Matermatuta
Oggi vi parliamo del Consorzio Tutela Vini del Collio, con circa 1500 ettari vitati, quasi trecento le cantine aderenti, di cui più di cento imbottigliano. Per la direzione, fresca di nomina, Lavinia Zamaro, ingegnere dell’Ambiente e profonda conoscitrice di questa realtà grazie ad esperienze molteplici e sensibilità verso le nuove tecniche agronomiche per una viticoltura ecosostenibile. Il Collio è meglio conosciuto come la mezzaluna fertile della Venezia Giulia, protetto dai fiumi Isonzo e Judrio, nei pressi di Gorizia.
Qui abbiamo il tipico suolo di Ponca, o anche detto Flysch, per chi non lo sapesse, è un suolo tipico della zona friulana, composto da marne e arenarie stratificate di origine eocenica, tra le mani si sbriciola rivelando minuscoli fossili come una sorta di museo a cielo aperto. Si è formata in bacini lacustri, non molto profondi e soggetti a correnti di torbida che hanno determinato questa frequente alternanza di strati duri e teneri, caratterizzati da sabbie cementate dal calcio e uno strato più tenero, la marna, formata da limo.
Un microclima baciato dalla presenza vicina del mare e dalla protezione rassicurante delle Alpi Giulie. I coltivatori della zona conoscono da generazioni questo terreno e sanno che va trattato con attenzione, per questo il Consorzio sta lavorando per guidare la produzione entro binari che raccontino in modo univoco i vini e i vitigni autoctoni e internazionali che qui si esprimono con grande temperamento.
Oggi siamo alla presenza di Lavinia Zamaro, neonominata direttrice del Consorzio che ricordiamo esiste dal 1964, Luca Raccaro, vicepresidente e Michele Tomba, consigliere. Entrambi sono produttori, ma oggi, il press lunch organizzato da Federica Schir presso il ristorante romano Matermatuta, prevede una degustazione “alla cieca”, per dare risalto ai vini e al territorio più che alle cantine e la loro filosofia.
Ricordiamo che la Doc Collio esiste dal 1968 e comprende una varietà di vitigni autoctoni e internazionali. Ad aprire il pranzo la Ribolla Gialla Doc Collio 2021, presente nelle testimonianze già dalla metà dell’800, di lunga tradizione come anche il Friulano che risalirebbe al 1300, e la Malvasia Istriana, che insieme formano un trittico vincente, utilizzato anche nei blend. Terra inequivocabilmente vocata al bianco, tende ad una viticoltura collinare che imprime grandi tratti ben delineati ai vini, un lavoro molto difficile ma determinante.
La Ribolla Gialla risulta diversa se coltivata in pianura o collina, dall’acidità non prevaricante, dove l’equilibrio è il tratto distintivo, anche in presenza di grado alcolico elevato. La Ribolla in degustazione oggi sappiamo che cresce su versanti molto lievi tra i 50 e i 300 metri slm, con esposizioni a sud-est, terreno di argilla pesante con trattenuta di acqua tale da non temere gli stress termici dati dalla siccità. Maturazione tardiva, ha un colore giallo paglierino brillante, al naso esprime tutta la mineralità del terreno, un inizio deciso di impronta marina, vivacissimo all’olfatto poi si tende ad una frutta gialla, mango, ananas maturo. In bocca riporta il suolo, la pera ruggine, la nota sapida prevalente, impatto sabbioso, poi una sferzata di agrume, cedro, buccia di arancia. Al top della nostra lista di oggi.
Impeccabile il polpo caramellato con finocchi brasati, crema di mango e olio della ‘Nduja, che sposiamo al Friulano Doc Collio 2021. Un vino, nonostante la giovane età, già piuttosto evoluto. Vera impronta del Collio, il Tocai Friulano è quello che meglio racconta questa porzione di terra, documentato già dal 1300 poi viene rinominato in una nota nel 1600 quando sappiamo che la nobile friulana Aurora Formentini sposando un nobile ungherese si porta dietro “…300 vitti di Toccai…”. Cugino del Sauvignon, rientra nei gusti privilegiati dei friulani per una certa nota amaricante che lo connota. Colore giallo brillante, si sviluppa al naso subito diritto con note gliceriche, la pesca, melone bianco maturo, la sapidità lascia il passo ad uno sviluppo lieve in bocca, il finale risulta comunque persistente, aromatico e leggermente ammandorlato. Complesso ed equilibrato nell’insieme riflette il territorio da cui proviene.
Malvasia Doc Collio 2021. Tra le varietà del Collio è una delle più recenti, anche se vanta una lunga tradizione, che vuole i veneziani aver iniziato ad importarla e imporla sui mercati, copiando i Greci ovviamente. In Italia ci sono tante varietà di Malvasia e normalmente nel Collio è meno aromatica, oggi però ne gustiamo una versione abbastanza strutturata. Vuole una maturazione lunga a costo di un’alcolicità importante, per questo si abbina bene anche a piatti elaborati. Alla visiva un giallo luminoso, si percepiscono belle note sapide ma corroborate da intensa aromaticità, data da pepe, spezie, agrume e lavanda. Al palato una vibrante sferzata iodata, vino fresco, persistente con interessanti richiami di roccia.
Chitarrina all’uovo, crudo e cotto di gambero viola, zest di lime e pane croccante. Abbinato a Friulano Doc Collio 2020, meno vibrante della 2021, al naso glicerico, grazie a frutta gialla, delicato di agrumi, in evidenza al palato una frutta secca, mandorla lieve sul finale, elegante morbidezza, leggermente minerale in chiusura.
Pinot Grigio Doc Collio 2021. Varietà internazionale ha una vendita che impatta per il 15% sul totale, molto apprezzatoper le sue note intense e fruttate. Giallo intenso con vividi riflessi ramati. Al naso ancora molto minerale, poi lascia in bocca una sensazione sfuggente di frutta esotica, una vena lieve di mela, che accompagna i fiori di campo che escono al naso dopo poco la prima mescita.
Tonno rosso mediterraneo in crosta di erbe aromatiche, composta di cipolla rossa e lamponi, si sposa bene con un Collio Bianco Doc Collio 2021, notoriamente un blend di Tocai, Ribolla Gialla e Malvasia, ma anche un momento di riflessione per definire le linee del Collio. Molti i produttori e le teste da mettere d’accordo, le cantine lo lavorano ciascuna assecondando le proprietà organolettiche legate al terreno, in generale si presenta con un giallo poco carico, lieve al naso, abbastanza aromatico. Asciutto, fresco e vivace, piuttosto versatile. Il Consorzio in questo caso non impone le varietà, alcuni lo producono anche con le internazionali, ma di base si mantiene sempre il Tocai. Molto giovanile la beva, oggi si offre anche con una certa nota speziata, un’ortica fresca, vibrazione amaricante senza invadere il palato.
Sauvignon Riserva Doc Collio 2018. Non sveliamo l’azienda ma sappiamo che tende ad uscire tardi, oggi si presenta con un vino che sta in bottiglia almeno 4 anni, si sente fragrante l’arachide tostata, l’idrocarburo regna sovrano, foglia di pomodoro. Il colore giallo molto intenso, al naso evoluto, complesso, secco dall’esito erbaceo. Vino destinato a durare nel tempo.
Fagottini di sfoglia, ricotta di pecora, pera caramellata, crema pasticcera al Grand Marnier con Riesling Doc Collio 2021. Giallo paglierino, al palato asciutto, intenso e minerale. Si esaltano le note speziate di ortica, rosmarino, sul finale una nota amaricante di chinotto. La varietà ricopre l’1% della produzione nel Collio, in questo caso è quindi un’espressione di nicchia nell’ampio panorama che oggi ci è stato offerto.
A fine lunch ci siamo divertiti a scoprire le bottiglie, che andiamo a questo punto a nominare per correttezza e per dare al consumatore/lettore l’opportunità di un assaggio.
Ribolla Gialla – Bolzicco Vini https://bolziccovini.it/
Friulano 2021 – Carlo di Pradis http://www.carlodipradis.it/
Malvasia 2021 – Raccaro https://www.raccaro.it/
Friulano 2020 – Bolzicco Vini https://bolziccovini.it/
Pinot Grigio 2021 – Carlo di Pradis http://www.carlodipradis.it/
Collio Bianco 2021 – Raccaro https://www.raccaro.it/
Sauvignon 2018 – Renato Keber – http://www.renatokeber.com/
Riesling 2021 – Paolo Caccese https://paolocaccese.it/
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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