Roma: continua la strage dei pedoni nell’indifferenza delle istituzioni – a Villa Pamphilij si continua a rischiare la vita

Roma: continua la strage dei pedoni nell’indifferenza delle istituzioni – a Villa Pamphilij si continua a rischiare la vita

Editoriale del direttore responsabile Emilia Urso Anfuso

Il termine “capitale” indica, tra le altre cose, la principale città di una nazione. La capitale d’Italia è Roma ma poniamoci una domanda: quali caratteristiche deve avere, quali requisiti fondamentali deve dimostrare di possedere, una città che sia capitale di una nazione?

Iniziamo dall’etimologia: capitale deriva dall’aggettivo latino capitalis che a sua volta ha origine dal sostantivo caput.

Caput significa a capo di. Si rammenterà come, anticamente, Roma era stata definita Caput mundi, cioè a capo del mondo. Erano altri tempi e l’impero romano imperava, si diffondeva e prosperava.

Oggi Roma più che capitale o addirittura, caput mundi, rappresenta gli errori e le mancanze della politica locale, la lentezza nel mettere in atto specifiche soluzioni atte a migliorare la vita quotidiana di cittadini e turisti.

Mostra tutte le falle di un sistema, quello nazionale, per cui nessuno, palesemente, ha volontà di progresso, di civiltà, di ammodernamenti e messa in opera di quei lavori strutturali che, spesso, servirebbero anche a salvare vite umane. Come nel caso, ormai di cronaca, relativo al pericoloso accesso a Villa Pamphilij, che diviene il megafono, il faro posto su un sistema aberrante.

Ecco la lettera che ricevetti poco tempo fa da un cittadino, Carlo Sebastiani, sulla sconcertante situazione di quell’accesso e delle vittime che provoca la mancata messe in sicurezza dell’attraversamento pedonale:

Cosa fa l’amministrazione capitolina per salvaguardare la vita umana? Cosa fa la presidenza della Regione Lazio per mettere in sicurezza altre zone del territorio laziale?

La risposta “Niente” non è frutto di opinioni personali ma delle tristi liste di decessi di persone che oggi, se esistesse senso di umanità prima ancora della capacità o meno di gestire i bilanci, sarebbero ancora tra noi.

Aziendalizzare tutto, in special modo nel paese della burocrazia, sta sviluppando stragi.

Ecco l’ennesimo appello, l’urlo inascoltato di chi tenta, disperatamente, di sostenere la sicurezza e la vita di tutti noi: quanto ancora, quanto dobbiamo attendere per veder rinascere questo paese, l’intera nazione, che sta crollando miseramente sotto ai nostri occhi di generosi contribuenti che, secondo l’ottica della politica, non merita un minimo di attenzione e rispetto?

***Foto di copertina da: LaVoceDelCentroDiRoma

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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