Consigli, idee, suggerimenti a cura del dr. Claudio Rao
Sesta parte: ultime riflessioni
La modestia è indubbiamente una qualità, ma quando è eccessiva diventa sintomo di scarsa autostima. Rifiutare sistematicamente i complimenti, non soltanto è negativo per l’immagine che abbiamo di noi stessi, ma mortifica anche coloro che ce li rivolgono, screditando la loro opinione. Accettiamo di veder riconosciuti i nostri sforzi e i nostri meriti.
Il lavoro è una parte indispensabile di noi stessi e della nostra identità. Tuttavia, la nostra autostima non dev’essere unicamente incentrata su di esso. Non dimentichiamoci degli altri aspetti della nostra identità che sostanziano la nostra vita: interessi, qualità, famiglia, amicizie. Che esistono anche senza il lavoro!
Una bella relazione non può essere abitata dal continuo timore di essere lasciati. Se questo avviene, probabilmente cela il timore che se l’altro ci conoscesse davvero ci lascerebbe. La sindrome dell’impostore, insomma. Una dissonanza tra l’immagine che abbiamo di noi e quella che crediamo ne abbiano gli altri. Un’errore che dobbiamo evitare: a meno di recitare una parte, noi siamo anche ciò che l’altro pensa di noi!
Certe etichette ce le portiamo dietro dall’infanzia: permaloso, disordinato, pignolo… Difficile rimetterle in causa. È come se facessero parte della nostra identità. A volte però è necessario fare un po’ di pulizia, rimettere un po’ d’ordine nella nostra vita. Confrontandoci con la realtà, rapportandoci agli altri, chiedendo agli amici la loro opinione.
Incapaci di diniego, alcuni di noi dicono sempre di sì: al principale, ai vicini, agli amici e non trovano più tempo da dedicare a se stessi o ai proprî cari. Dire che dipende soltanto da loro riprendere il controllo della situazione! Potreste iniziare col chiedervi da cosa dipende questa vostra incapacità a dire di no. Timore di perdere l’affetto o la considerazione della persona richiedente? Necessità della riconoscenza altrui? Eccessivo timore delle conseguenze di un vostro eventuale rifiuto?
Avere una buona autostima, è bene precisarlo, non significa avere un’opinione eccessivamente alta di noi stessi, sfociando nella presunzione. Una smisurata autostima non può che rivelarsi dannosa non coincidendo affatto con la realtà. Il confronto genererà incomprensioni e aggressività. Accettarci come siamo, con le nostre qualità e i nostri limiti, necessita di un percorso esperienziale, di un lavoro su noi stessi.
Spesso manteniamo delle relazioni in cui non ci sentiamo a nostro agio. Per caso o per vanità, per far parte di un certo ambiente o per poter vantare certe conoscenze. Questo non soltanto è disagevole e talora perfino sconfortante, ma alla lunga può intaccare la nostra autostima. Agiamo pure con diplomazia nel mondo del lavoro, ma fuori riserviamoci il piacere di frequentare chi ci fa star bene, coloro per i quali abbiamo stima e simpatìa.
Vi sono individui “nervosi”, con i quali comunicare è tutt’altro che facile. Spesso sono persone che mancano di autostima e tendono ad interpretare le asserzioni che rivolgiamo loro come delle aggressioni verbali. Con costoro possiamo adottare delle precauzioni linguistiche come “Scusa, ma in questo momento ho bisogno di un po’ di silenzio” in vece di “Stai facendo troppa confusione”. Parlare di noi per trasmettere il messaggio in maniera indiretta, insomma.
Talvolta abbiamo la tendenza ad effettuare la scelta di un regalo in funzione di ciò che gli altri dicono di noi (còlti, ricchi, fantasiosi…) bypassando i gusti della persona a cui è destinato. Può essere dovuto a una mancanza di fiducia in noi stessi. L’unica funzione di un dono, ricordiamolo, è quella di manifestare l’affetto o l’interesse che proviamo per la persona a cui lo offriamo.
Complimentarci con noi stessi per i nostri progressi e i nostri successi è una buona pratica per tonificare la nostra autostima. Un cliente acquisito, 5 chili persi con la dieta (o senza), un’economia realizzata, un problema evitato o risolto? Festeggiamo, concedendoci un piccolo regalo come meritata ricompensa. Da piccoli, quando facevamo bene le cose, i nostri genitori ci lodavano. Non perdiamo le buone pratiche per farci del bene!
“Non tutto il male vien per nuocere”, recita un vecchio adagio. All’interno di ogni problema finiamo sempre per trovare il modo di conoscerci meglio e sviluppare nuove abilità; ogni errore è portatore di un qualche insegnamento; le disavventure ci aiutano ad essere più forti (o meno ingenui). Anche se in piena mareggiata ci paiono banalità o frasi fatte, resta pur vero che un fondo di verità ce l’hanno. Allora, nelle difficoltà, chiediamoci cosa possiamo trovarci di positivo, magari come esperienza di vita o di insegnamento per il futuro.
A volte è indispensabile restare soli con se stessi per fare il punto della situazione. Ripiegarsi a riccio su noi stessi, invece, è sempre negativo. Per ritrovare una buona immagine di sé, è utilissimo il contatto con gli altri. Proviamo ad interessarcene, ad ascoltarli. Rendendoci disponibili, beneficeremo di uno sguardo positivo del prossimo che ci farà sentire meglio con noi stessi.
(*) Ciò che viene pubblicato in questa rubrica, in esclusiva per “Gli Scomunicati”, non può essere riprodotto senza il consenso scritto dell’autore.
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