Consigli, idee, suggerimenti a cura del dr. Claudio Rao
*Quinta parte: Io e gli altri
La gelosia è un’altra delle spie rosse che si accendono per segnalarci una scarsa autostima. Il timore – specie se eccessivo o infondato – che l’altro possa “tradirci” (in amicizia come in amore) la dice lunga sul nostro timore di non essere all’altezza. Concentriamoci sull’essenziale: in una diade non pesano tanto i difetti della singola persona, ma la qualità della relazione che entrambi stanno vivendo.
Un colloquio di lavoro, come un esame, va sempre preparato. Informarsi sull’azienda, il tipo di qualità richieste per l’impiego, etc. Ma anche attraverso un lavoro su noi stessi! Prendere coscienza delle nostre qualità e dei nostri difetti nell’attività per cui postuliamo e innanzitutto durante il colloquio stesso. Come reagiamo sotto stress? Come ci esprimiamo fronte ad uno sconosciuto? Come reagiamo ad un’osservazione che ci destabilizza? Cosa ci aspettiamo da questo incontro?
Rimettersi a bere o a fumare non è una fatalità cui non possiamo sottrarci. Analizziamo la nostra ricaduta con occhio clinico. Quali sono le persone, i vissuti, le circostanze che l’hanno favorita? Impariamo a conoscere le nostre reazioni e a prevederle in uno spirito di tolleranza verso noi stessi, rimarcando con orgoglio i piccoli successi di cui siamo stati capaci!
Ogni critica a livello professionale non dovrebbe mai essere rivolta alla persona, ma riguardare unicamente il lavoro. Non sempre la comunicazione é sufficientemente chiara e può capitare di sentirsi messi in gioco personalmente. Prendiamo immediatamente le distanze e, senza alterarci, riformuliamo la critica in positivo. In luogo di “Sono troppo lento”, diciamoci “Pensa che sia troppo lento, deve aver bisogno di un rapido riscontro” e cerchiamo una soluzione insieme al nostro interlocutore.
La fine di una storia, se siamo stati lasciati, ha un effetto piuttosto negativo sulla nostra autostima. Rischiamo di sentirci indegni o rifiutati. Per riprenderci, non colpevolizziamoci al 100% e cerchiamo di prendere un po’ le distanze. Non siamo unicamente noi che non siamo stati all’altezza, ma è la relazione che non ha funzionato. Una relazione che si costruisce in due.
Una buona autostima ci protegge dallo smacco dell’insuccesso. Un po’ come un paraurti. Per quanto difficile, ci consente di accettarlo e di trarne anche qualche lezione di vita. Ma per questo è necessario sollecitare, incoraggiare e rinforzare la nostra autostima, imparando a conoscerci, con le nostre qualità e i nostri difetti; riconoscendo i nostri limiti in un contesto di accettazione e di tolleranza verso noi stessi.
Smettere di fumare, coltivare i proprî interessi, dedicare più tempo ai figli… sono buoni propositi e nobili cause, certo, purché non siano “cumulativi”. Prendere diverse risoluzioni contemporaneamente, infatti, rischia di bloccare la dinamica! Procediamo metodicamente. Prendiamoci un impegno alla vòlta e mettiamoci in condizioni di assolverlo. Accettando l’eventuale insuccesso e assumendoci l’impegno di ricominciare.
La vita di coppia richiede una buona dose di elasticità. Se “compromesso” è la parola d’ordine, cerchiamo di fare in modo che non sia né una concessione né un sacrificio. Mettiamoci attorno ad un tavolo e scegliamo insieme la soluzione più adeguata per entrambi.
La timidezza è un circolo vizioso: meno osiamo, meno oseremo! Superarne le difficoltà richiede l’attuazione di un percorso a tappe. Lanciamoci delle sfide. Scegliamo un negozio nel quale siamo certi di non dover più tornare e recitiamo il ruolo del cliente difficile. Proviamo diversi vestiti senza acquistarne alcuno. Superata questa tappa… immaginiamone un’altra analoga.
Non riusciamo ad affermarci al lavoro? Temiamo di manifestare la nostra opinione, contraddire i colleghi, rivendicare un compito o un ruolo? Consideriamo i nostri collaboratori più competenti di noi? Eppure siamo stati assunti ed assegnati a quel ruolo! Proviamo a fare l’elenco dei nostri colleghi e delle loro qualità. Poi chiediamoci in che misura anche noi possediamo quelle stesse capacità.
Abbandonare una brutta abitudine non è cosa facile. Iniziamo col chiederci le ragioni per le quali l’abbiamo contratta e quelle che ci spingono a rinunciarvi: ciò che ci aiuterà e ciò che invece renderà la cosa più difficile. È un modo relativamente efficace per prepararsi ad affrontare la tentazione di ricominciare.
Un aumento di stipendio o un passaggio di ruolo non cadono dal cielo. Vanno richiesti, talora rivendicati. Se non chiederemo nulla, nulla avremo. Per acquisire una relativa disinvoltura, prepariamoci al colloquio. Valutiamo il nostro operato e l’andamento del mercato per verificare se secondo noi meritiamo quell’aumento. Facciamo il punto sulle nostre competenze e i nostri compiti. Una vòlta “legittimata” la richiesta ai nostri occhi, ci risulterà più facile presentarla e difenderne la validità.
(*) Ciò che viene pubblicato in questa rubrica, in esclusiva per “Gli Scomunicati”, non può essere riprodotto senza il consenso scritto dell’autore.
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