Rubrica a cura di Susanna Schivardi e Massimo Casali
#SullaStradaDelVino vi racconta l’Albugnano Superiore 549, con un approfondimento dei vini, in tre annate, attraverso la master class condotta dall’enologo Gianpiero Gerbi.
Condotta dall’enologo dell’Associazione Gianpiero Gerbi, la master class del secondo giorno del #presstour549, ha visto coinvolte le dieci aziende produttrici con tre annate diverse, 2017, 2018, 2019. Gerbi conduce un percorso che lega le diverse cantine per trovare una via comune e dimostrarsi all’altezza delle sfide future, non da ultime quelle legate ad un mercato sempre più esigente.
Le batterie per ogni annata sono state suddivise in gruppi, partendo dalla 2019 che apre in bellezza con il Tato di Cà Mariuccia, azienda di Andrea Maria Pirollo, ex presidente dell’Associazione e all’oggi presidente dell’Enoteca regionale Albugnano. Qui abbiamo un’annata classica, che ha conferito alle uve un certo equilibrio da maturazione tranquilla, il colore è coerente, al naso si percepisce frutta sotto spirito, spezie dolci, al palato un nebbiolo che non punta alla potenza, il corpo non esplosivo esprime equilibrio, una sensazione tattile del comparto tannico, in bocca scorre, ben ritmato, dalla struttura non pungente. Il finale è pulito e denotato da una certa briosa giovinezza.
Segue Nebula dell’azienda Nebbia Tommaso, cha possiede la vigna più alta del Monferrato. La sua è un’interpretazione classica del nebbiolo, le note selvatiche prevalgono, corroborate da una frutta meno accentuata e una nota animale di cuoio, diremmo sensazioni da Ancient Regime. Un vino elegantissimo pur nella sua scalpitante giovinezza, una bocca armoniosa, piena di quelle percezioni che avvolgono il palato per lasciarlo solo dopo tanto tempo. Un’alcolicità appena percepita, tannino signorile. Un’annata che in questo vino è stata interpretata egregiamente.
Alle Tre Colline, condotta dalla famiglia Carossa (che ci ha ospitato in questi tre giorni), e adesso vi raccontiamo il loro Albugnano Superiore Va ‘Anait, che in dialetto vuol dire Vai Avanti (e non ti fermare). Il colore ha un’intensità pungente, il naso è giovane, un teen-ager pimpante che emana frutta fresca. In bocca si potenzia e il corpo diventa pieno, il tannino rimane protagonista in una concentrazione immediata e scattante, una bella conduzione in vigna assicura l’acidità, vibrante dinamicità in chiusura. Un vino che somiglia molto alla giovane Elisa che si occupa direttamente del lavoro in cantina.
L’annata 2018 ci propone caratteristiche diverse, perché ha piovuto tanto, la maturazione si è rallentata, e questo ha giovato a maggiore freschezza. Immergiamo il naso nella versione dell’azienda Terre dei Santi (ne parleremo nel terzo capitolo dedicato alle cantine visitate), una tradizione che parte da lontano e un vino di grande freschezza retro-olfattiva, una frutta giovanile, un’ariosità aromatica evidente, al gusto ha un corpo misurato, dalle sensazioni dinamiche, è un vino pimpante, il tempo può regalare sorprese ma per adesso è un nebbiolo che si mantiene vivace, senza pretendere grandi concentrazioni.
Azienda agricola Roggero, famiglia che ha partecipato alla Doc, e lavora su un versante dalla granulometria argillosa, dove la pianta sviluppa una bella profondità, struttura importante, espressività olfattiva che non si lascia attendere. Al naso il frutto è nebbiolesco, carnoso, scuro e al gusto concentrato, sorretto bene da tannini profondi che permettono un assaggio lungo su un finale molto avvolgente. Vino connotato di grande eleganza.
A Castelnuovo Don Bosco troviamo la Tenuta Tamburnin (di cui parleremo più avanti), che sorge su un anfiteatro di risulta, dal cuore di gesso, con sabbia di fondale. Da questo incontro il nebbiolo si esprime elegante, un bouquet timido di note selvatiche, vegetale piacevole, piccole pennellate sussurrate di freschezza e vivacità nel comparto olfattivo. Tuttavia, in bocca non manca il finale austero di grande personalità.
Parlapà di Cantina Mosso che ha sede a Moncucco Torinese,con vigneti tra Moncucco e Castelnuovo Don Bosco. Il terreno sabbioso regala un colore leggiadro, tenue, il comparto tannico è vivace, equilibrato in fase di affinamento, il tenore fruttato di fragole si allunga nel tempo grazie ad una sintesi che si regge sul tannino avvolgente. Gusto asciutto di note speziate, dalla liquirizia al fumé. Un’interpretazione originale e accattivante.
Arriviamo all’annata 2017, calda e difficile per il nostro nebbiolo. Oltre 500 di Cantina Perotto, nata nel 2015 dalla genuina tradizione dei nonni. Il corpo è equilibrato, tra note delicate di frutto, prugna e mora in primis, un tannino inguainato che non impegna ma fa compagnia. Una bella beva giovane, appetibile, con persistenza sul finale medio-lungo.
Veniamo a Pianfiorito (ne parleremo più avanti), con il Carpinella, dal nome della vigna, azienda di grande tradizione anche agro-alimentare, che produce questo Albugnano Superiore da una vigna multi-esposta dove riceve una grande irradiazione solare. Il colore è intenso tendente al granato, il frutto è carnoso, riscontriamo composta di fragole, una struttura compatta, una matrice polifenolica molto presente, accompagnata da un comparto speziato fresco e una potenza che promette longevità.
Terminiamo con Eclissi di Cascina Quarino (a cui dedicheremo un approfondimento). Ritroviamo tutta l’intensità dell’annata, il nebbiolo qui si potenzia, assume caratteristiche austere, dal tannino avvincente, spezie, erbe essiccate, al naso un’amarena decisa, sottobosco, pellame. Al gusto è molto evoluto, lascia il suo segno sul finale, un vino muscolare dalla buona dinamicità. Grande potenza organolettica capace di coniugarsi ad un ampio panorama gastronomico.
La master class è stata un momento di ricerca identitaria da cui emerge un nebbiolo “diverso” rispetto all’austerità a cui la storia ci ha abituato. Riscontriamo una beva esaltante, connotata da eleganza e semplicità raffinata, con note speziate e fruttate precise e diritte, che possono accompagnare anche piatti frugali o antipastini stuzzicanti, senza per questo rinunciare ad un vino di corpo ed equilibrato. Sentiamo in bocca la netta origine calcarea, il frutto maturo, la speziatura dolce e la pietra polverizzata e se chiudiamo gli occhi riusciamo davvero a vedere la vallata ricoperta di vigneti e incorniciata dalla nebbia. Una sensazione assoluta e piacevole disegnata dai sorsi che si susseguono, perché questo vino si fa bere molto volentieri, risultando giovanile e pieno di slancio, come i suoi produttori capaci di stare al passo con i tempi e coniugare gusti alternativi.
In generale si può dedurre che le annate 2017 e 2019 siano le più espressive, colte nel pieno delle loro intemperie climatiche o nel cambio di rotta dell’enologo, si sente che i vini hanno forma, definizione, personalità. La 2018 è in generale un’annata difficile, il nebbiolo ne soffre e reagisce di conseguenza, tuttavia, anche in questo caso il prodotto mantiene le sue specifiche caratteristiche assumendo a tratti caratteri più scuri e tesi, con un tannino difficile da domare ma sempre equilibrato. Tra le varie cantine tutte attraversate da storia e tradizione diverse, appare un fil rouge che le lega, dalla genesi gessosa-argillosa dei terreni all’altitudine che assicura belle escursioni termiche e la possibilità di versanti con esposizioni diverse.
Infine, la grande comunicazione che lega le realtà associate è un punto a favore di questo collaborazionismo, il confronto seppur difficile ma costante permette al produttore di puntare ad una qualità sempre maggiore, senza per questo perdere le sue peculiari caratteristiche.
Per concludere, a distanza di un anno, quando abbiamo conosciuto Albugnano 549 in occasione di un evento romano (rimandiamo al link go wine 2022), ad oggi, abbiamo la netta impressione che di strada ne sia stata fatta e che tanta deve essere ancora battuta, e che l’Associazione armata di tutti i suoi buoni propositi potrà portare il nome di questa versione di nebbiolo molto in alto, non senza alcune modifiche al disciplinare, come lo stesso enologo Gerbi ha commentato alla fine dell’incontro.
Ringraziamo l’Enoteca Regionale dell’Albugnano, di recente creazione per volontà innanzitutto del presidente Andrea Maria Pirollo, che ci ha accolto nei suoi locali, ospitando prima la master class e poi il pranzo, che si è svolto al piano terra, nell’edificio che un tempo era la scuola del paese e adesso adibito a punto vendita di tutti i prodotti delle cantine della Doc.
Un pranzo frugale ma appetitoso a base di polenta accompagnata da salsicce al sugo e formaggio locale, e a seguire le chiacchiere fatte a mano da Cristina, la mamma di Elisa Carossa, famiglia titolare dell’azienda Alle Tre Colline. Il tutto accompagnato da vini in abbinamento, con il Notturno di Cascina Gilli, Albugnano Doc Superiore del 2020, Montasso di Casa Calcagni, Albugnano Doc Superiore 2017, e infine due ottime Malvasie di Castelnuovo Don Bosco (grande scoperta di questo tour!), una nella versione Alle Tre Colline, e l’altra di Cascina Gilli, entrambe perfette interpretazioni di questo vitigno che qui prende forma con grande fortuna e si traduce in un vino dolce ma, se trattato bene, dalla nota finale quasi sapida che smorza la glicerina e persiste nel gusto. Da bere anche da solo, attenzione a non esagerare!
***Fine della seconda parte – nella terza e ultima parte dedicheremo un focus sulle cantine che abbiamo approfondito e che ci hanno ospitato per le degustazioni:
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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