IRAN : Quando la Storia è Donna

IRAN : Quando la Storia è Donna

Di Claudio Rao

In occasione della festa della donna, pensando alla protesta dell’8 marzo 1979 a seguito della rivoluzione khomenista, uno sguardo sull’attuale situazione iraniana che vede – oggi come allora – le donne protagoniste.

Se non conosciamo il passato, non possiamo capire il presente. Breve tuffo nella Storia. Nel lontano febbraio 1979, dopo la rivoluzione che cacciò lo scià di Persia Reza Pahlavi, l’ayatollah Khomeini tornò dall’esilio. Questo precluse ad un cambio istituzionale profondo che portò alla proclamazione della Repubblica islamica. Poco meno di un mese dopo, venne vietato alle donne di uscire di casa senza il hijab, il velo islamico. La reazione fu pressocchè immediata. Le strade della capitale videro le donne senza velo e vestite “all’occidentale” protestare contro quel ritorno ad un passato oscurantista. Fu l’8 marzo 1979, l’ultimo giorno senza hijab.

Oggi, come allora, sono ancora le donne a scendere in strada. Affiancate dagli uomini che questa volta non si vergognano più di sostenere una “questione femminile”. Un’innegabile evoluzione culturale. Anche perchè le motivazioni del malcontento sono varie e variegate e vanno dal carovita al carobenzina.

Ricorderemo tutti la ragione che ha fatto scattare la protesta. In un Paese in cui Internet, quando funziona, è controllato e in cui i Social networks sono di fatto bloccati, una giovane ventiduenne, Mahsa Amini, viene sottratta alla famiglia con cui passeggiava nella capitale. La polizia della morale la accusa di non aver indossato correttamente il velo islamico e la conduce in questura dove la ragazza muore, ufficialmente, “per infarto”. Di fatto sul corpo si rinvengono tracce di colpi e gravi ferite.

Questo episodio è la fatidica goccia che fa traboccare il vaso. Fiumi di persone invadono le strade della capitale per protestare scandendo le parole “Donna! Vita! Libertà!” Il potere reagisce con arresti, processi sommari ed esecuzioni, ma non basta a placare quella che si profila come una rivolta popolare.

Ancora una vòlta, la Storia ci insegna che già nell’Ottocento fu proprio una donna, Fatimih Zarrin Taj Baraghani a scuotere animi e coscienze. Soffocata e poi gettata in un pozzo perchè si opponeva non al Corano ma alla sharia, la legge islamica. Di lei ci parla il libro “Donne e religioni” della docente Susan Maneck dell’università dello Jackson State.

 Un “medioevo islamico” quello iraniano, che fissa a 13 anni l’età del matrimonio e stabilisce che una donna non può sposarsi nè ottenere un documento senza l’autorizzazione del padre o del marito. Cosa che, fortunatamente, non impedisce alle donne di studiare e conseguire diplomi e lauree, aprendone una mente che ha sempre più difficoltà a concepire questi paradossi. Uno Stato teocratico, infatti, è antitetico a quella laicità che garantisce a tutti la pratica della propria religione.

Una cosa è certa, il coraggio e la forza delle donne apre spesso la strada a straordinarie novità. Cambiando spesso il corso degli eventi. Auspichiamo a questo popolo, finalmente unito al di là dei generi, di segnare una nuova tappa della sua ricca e millenaria storia. Perchè i diritti delle donne sono la spia dello stato di salute di una civiltà.

***Foto di copertina: di Claudio Rao – facciata del Liceo delle Scienze Umane di Cuneo

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