Albugnano549: un viaggio nel Monferrato per approfondire una realtà vitivinicola in ascesa…

Albugnano549: un viaggio nel Monferrato per approfondire una realtà vitivinicola in ascesa…

Rubrica a cura della giornalista Susanna Schivardi e del sommelier Massimo Casali

#SullaStradaDelVino vi racconta l’Albugnano Doc 549, grazie ad un tour di tre giorni per conoscere le aziende associate e il magnifico territorio che le comprende.

Vi lasciamo, per comodità, il link al precedente articolo Albugnano 549 dove avevamo dato una breve panoramica dell’Associazione e dei prodotti che essa promuove. Dopo un press tour di tre giorni, tra il 20 e il 22 febbraio, abbiamo nettamente ampliato la percezione delle sue enormi potenzialità.

Tenuta Tamburnin

Quanto mai doveroso ringraziare innanzitutto Stefano Bosco e Francesca Corsini uffici stampa e Valentina Casetta PR dell’Associazione, che hanno pianificato il tour, seguendoci nelle degustazioni e ritmando le nostre giornate.

Dedicato ad un ristretto gruppo di esperti del settore e winelover, il tour è stato promosso dall’Associazione Albugnano 549, di cui oggi è presidente Valeria Gaidano, titolare della storica azienda Tenuta Tamburnin. Ricordiamo un po’ di dati. Oggi l’Associazione, nata nel 2017, conta quindici associati e dieci aziende produttrici che si muovono sempre insieme, con un focus comune di qualità e comunicazione del prodotto. La Doc Albugnano esiste dal 1997 e nel 2022 ha all’attivo ventidue etichette tutte all’interno dei quattro comuni interessati, Albugnano, Castelnuovo Don Bosco, Pino d’Asti e Passerano Marmorito. Ricopre una posizione ottima tra Langhe e Roero, nel Monferrato astigiano, una nicchia di produzione limitatissima ma molto elegante. Tra le etichette troviamo l’Albugnano Doc (solo acciaio), il Superiore (almeno 12 mesi di legno) e un Rosato, compresi in un disciplinare che prevede almeno 85% di Uve Nebbiolo.

Alla luce di questo, ci è sorta una domanda, come e perché nasce l’Associazione? Nel 2016, così ci racconta il titolare della Cascina Quarino, Giulietto Fasoglio, lui e l’ex presidente dell’associazione, Andrea Maria Pirollo, si sono seduti e hanno parlato a lungo, e si è venuti alla conclusione che le aziende dell’areale avrebbero dovuto unirsi e collaborare per portare avanti l’Albugnano in maniera più compatta, anche per facilitarne una comunicazione aderente alle aspettative di ciascuno e puntare ad un collaborazionismo che avrebbe sicuramente giovato a tutti. Il 5 aprile 2017 nasce così l’associazione Albugnano 549, per promuovere l’Albugnano Doc 549, che va ad aggiungersi alle Doc già esistenti (Piemonte Doc e Albugnano Doc) e forte di un suo “disciplinare”:

Albugnano

Nebbiolo in purezza, almeno 18 mesi di legno (sia nuovo che vecchio) di piccola o grande dimensione purché di rovere, e 6 mesi di affinamento in bottiglia. Inutile negare che alcune aziende si mostrano ancora reticenti, per motivi economici legati all’utilizzo di una nuova bottiglia, tra l’altro molto elegante, e per motivi pratici come l’assunzione di nuove botti o barrique designate unicamente all’affinamento di questa linea. Come sottolinea lo stesso Andrea Maria Pirollo, c’è ancora da attendere per un nome che sia un vero marchio di questo nuovo prodotto, e che possa distinguerlo dalle altre versioni di Albugnano Doc. Nei suoi desiderata “esiste la possibilità che si definiscano due linee, una di Albugnano Doc, diciamo entry level, e la seconda di Albugnano Doc 549”. Ci vorrà del tempo, ma intanto è già in gran forma lo sforzo unanime di presentare sui grandi mercati questa versione raffinata di Nebbiolo in purezza, dalle caratteristiche ben definite e legate ad una forte tradizione vitivinicola e soprattutto territoriale. Come lo definisce Giulietto Fasoglio di Cascina Quarino, “questo è un progetto filosofico per mettere in evidenza un territorio partendo dalle sue eccellenze”. Come dargli torto.

Per capire meglio l’impegno delle aziende nel progetto del 549, vi racconteremo i protagonisti partendo dal territorio e da come il Nebbiolo si configura su questi versanti.  Siamo in mezzo alle colline del Monferrato, su altitudini dai 300 fino ai 540 circa. L’ultima misurazione fatta sul Belvedere Motta, ad Albugnano, segna questo come il paese più alto e da cui si gode un’ottima visuale della vallata, ovviamente nelle giornate terse. Numerose sono le viti disseminate sui vari versanti, per lo più esposte a sud-est ma, viste le temperature in aumento, qualcuno già prevede esposizioni a ovest. Il Nebbiolo è un’uva difficile, non ama il caldo e quando le temperature si alzano arriccia il naso e fa i dispetti.

Abbazia di Vezzolano

Perde colore facilmente, per la natura dei suoi componenti molecolari, che con lo stress termico tendono a degradarsi. I tannini si induriscono e diventano secchi e asciutti, per questo in caso di temperature elevate si lavora sull’infogliamento.  Il Nebbiolo di altura, come qui è stato definito,cresce su terreni calcareo-argillosi, ma per lo più gessosi, quindi molto asciutti, che regalano vini dai sentori eleganti e fini. Grazie alla fermentazione malolattica il Nebbiolo acquista in morbidezza ed eleganza, mentre sui pochi terreni argillosi ivi presenti, avremo tannini di corpo e strutturati. Un terreno questo dove ci troviamo dalla storia millenaria. Ad Albugnano in particolare, grazie ad uno spopolamento rarefatto, rispetto ad altri comuni, la cultura vitivinicola non ha mai smesso di dettare le sue regole. Dalla sua maestosa bellezza, la romanica Abbazia di Vezzolano del 1100 vanta di aver salvato le viti dall’invasore barbaro, assicurandone la sopravvivenza, oltre ad aver rappresentato un punto di riferimento tra culture e tradizioni, come dimostrano le testimonianze dell’epoca ancora ben visibili. Oggi si sente l’eco di questo baluardo rassicurante, l’Abbazia come luogo di resistenza e anche di vitalità culturale, con le meravigliose architetture all’interno, prima fra tutte il pontile, ormai rarissima struttura che in tante chiese romaniche non si trova più. Avremo modo di parlarne nei prossimi capitoli.

Ma torniamo al Nebbiolo e ripercorriamo il lungo tragitto che in Piemonte ha fatto questo vitigno che pur non essendo il più vitato in percentuale rispetto ad altri autoctoni, ha una forte tradizione. Dalla Valtellina scende verso sud (dove oggi troviamo Gattinara e Ghemme), per arrivare fino a Carema e poi a Torino, dove in epoca bassomedievale si lega a forti connotazioni sociali, se pensiamo a quante nobili famiglie iniziano a prendere possedimenti vitati, proprio di uve Nebbiolo e di Freisa.  Potremmo considerare Albugnano, terra di vini e di santi, una congiunzione di un territorio molto vasto, dove il Nebbiolo trova casa definitiva nel XIX secolo, grazie al Conte di Cavour e la marchesa Juliette Colbert.

La natura del territorio va ricercata in milioni di anni fa, quando queste zone furono vessate da glaciazioni e sglaciazioni che ne hanno determinato la composizione, grazie ad elementi carbonatici e detritici dal fondo di quel mare che qui un tempo aveva dimora. Quindi gesso, una conformazione calcarea punteggiata da fonti sulfuree, fossili e barriere coralline poco lontane. Un anello di congiunzione anche di dimensione storica, Albugnano ha retto, al contrario della provincia torinese, al crollo del sistema Asti Nord, e al metanolo. Grazie alla caparbietà dei suoi abitanti e alla cooperazione che ne ha rinforzato gli investimenti.

Bottiglie di Albugnano 549

Che cosa emerge? Un sistema molto razionale che convoglia tutte le energie in pochi punti. L’Associazione Albugnano 549 vuole autodefinirsi, soprattutto attraverso le aziende aderenti, l’obiettivo è parlare tutti la stessa lingua, e per farlo c’è bisogno di una valutazione costante dei prodotti e di un confronto. La comunicazione dell’impegno e degli sforzi è poi il trampolino per presentare l’Albugnano Doc 549 in tutte le sue interpretazioni. Le aziende non rinunciano di fatto alla propria personalità ma, presentando un vino che piace innanzitutto ai produttori, portano avanti un discorso di affiliazione e di indirizzamento del gusto della clientela.

Fine prima parte – nella seconda vi parleremo della degustazione con Master Class, condotta dall’enologo dell’Associazione, Gianpiero Gerbi.

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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