Editoriale del direttore responsabile Emilia Urso Anfuso
Qualcuno tra i miei lettori rammenterà un altro volume con lo stesso titolo: non lo scrissi io, o meglio, ovviamente non raccolsi io una serie di riflessioni di Filippo Anfuso, che morì l’anno successivo a quello della mia nascita e durante la notte, mentre parlava alla Camera e fu colto da un malore. Se vi state chiedendo se nelle mie vene scorre un po’ del suo sangue, la risposta è affermativa.
Non è questo il tema del mio editoriale odierno, ovviamente.
Il mio è un discorso ai sordi italiani. Non mi riferisco a coloro che alla nascita o per sopraggiunti problemi, hanno perduto la facoltà di udire: costoro sono spesso molto più capaci di sentire, ma soprattutto, di ascoltare, di tanti “sordi” che mantengono intatta la facoltà dell’udito. Posso assicurarlo avendone conosciuti diversi nel corso della mia esistenza e anche per motivi professionali.
Il mio discorso ai sordi è dedicato a tutte quelle persone, cittadini di ogni estrazione sociale, spesso di status sociale medio-elevato, che evidentemente soffrono di un tipo di sordità interiore, quella che non permette loro di comprendere ciò che viene urlato loro, ogni santo giorno e ormai da qualche decennio, dalla componente politica, interna e internazionale, che si è ormai insinuata, al pari di un polipo tentacolare, in ogni anfratto dell’esistenza umana.
L’avanzata del potere politico è avvenuta, almeno nel nostro paese, senza un minimo accenno di dibattito popolare. Accaparrarsi diritto di vita o di morte su ogni singolo contribuente, abusare del potere per decidere cosa, come e quando lo devi o lo puoi fare, è la forma più estrema di dittatura, ma di tipo intangibile, che è stata instaurata giorno dopo giorno. Non parlo degli obblighi scaturiti a causa della pandemia, parlo di una storia che va avanti da molti anni e per favore: non concentratevi solo sugli ultimi tre anni, o sarà tutto inutile.
La comfort zone di merda
Pongo una domanda: cos’è la normalità? Sono certa che molti lettori non sono in grado di rispondere. Ne pongo un’altra: cos’è la democrazia? Quando un cittadino può toccare con mano il fatto di trovarsi in una nazione che abbia messo in atto, quindi non solo sulla Carta, un sistema a regime democratico?
E’ normale soffrire le pene dell’inferno ogni qualvolta un individuo veste i panni del cittadino/contribuente/elettore di una nazione come l’Italia?
Spiego meglio: è normale svegliarsi al mattino e dopo aver abbandonato le braccia di Morfeo, risvegliarsi in una condizione che non è più umana, se non a parole? Quale prospettiva ha la giornata di ogni singola persona, oggi? Ve lo siete mai posto questo quesito?
Correre a destra e a manca per superare e dribblare problemi di ogni sorta, correre da una parte all’altra della vita nel tentativo di trovare un lavoro o di ottenere uno stipendio degno di una nazione civile, è normale?
E’ normale dover subire i diktat politici che ormai impongono persino ciò che deve piacere, pena il pubblico ludibrio? L’essere umano, in questa “era moderna” ha ancora qualche facoltà, qualche libertà personale, qualcosa che possa fargli dire, sinceramente, a fine giornata: ho creato qualcosa di buono per me e i miei cari? Oppure: sto procedendo, passo dopo passo verso il compimento di un progetto, verso un futuro in cui ambisco di raggiungere i miei traguardi?
Guardatevi allo specchio mentre vi ponete queste domande e non rispondete a me, bensì a voi stessi.
La normalità è ormai corrotta, non esiste più, coperta, cancellata sotto coltri di paradossi e assurdità. Lo stress psicofisico che deriva da questa situazione che può apparire normale solo a chi non è in grado di generare un pensiero equilibrato, sta producendo scempi di tipo morale, psicologico, sociale ed economico.
La comfort zone di merda, come la chiamo da tempo, è ciò che molti ritengono ormai essere una vita normale ma non lo è. Il timore di lasciare il caldo e limaccioso angolo di anormalità è tale da non permettere un solo passo verso qualcosa che, ormai, non si è in gradi di riconoscere: la dignità, la vita, un futuro che può essere ricco di opportunità. Non ci si chieda, quindi, come mai la gente sembra impazzita per le strade cittadine: non sembra, lo è.
Babilonia nel Terzo Millennio
Non si dia la colpa agli ultimi tre anni, dall’esplosione del caos pandemico seguito dal conflitto tra Russia e Ucraina: già da anni, specialmente in Italia, si viveva malissimo.
Abbiamo tirato avanti bofonchiando, ma la condizione dei cittadini italiani era già alla canna del gas. La mancata rivalutazione di stipendi e pensioni fa ormai parte della storia di questa nazione, la capacità economica abbattuta costantemente è parte integrante di questo scempio.
Il tema del lavoro fa solo parte dei dibattiti elettorali. La sanità, come ho tentato di spiegarvi per anni attraverso diversi miei articoli e indagini, era destinata alla privatizzazione: ora ci siamo, mancano ancora gli ultimi colpi per abbattere quella che l’ex Ministro della Sanità Roberto Speranza, si ostinava a decantare come “Un Sistema Sanitario Nazionale forte” mentre contribuivano metodicamente a far crollare l’intero sistema. Sotto pandemia, peraltro.
Le imprese chiudono i battenti, orde di lavoratori si trovano in mezzo alla strada da un giorno all’altro. Chi se ne frega se avevi basato la tua esistenza, il mutuo, la scuola dei tuoi figli sullo stipendio: tutto deve crollare. E’ un caso? Si tratta di incapacità o di stupidità da parte di chi amministra il paese?
Il sistema
No: si tratta di un sistema, come quelli cha a volte scoprite per caso, magari leggendo un libro-inchiesta come quelli sul caso dell’ex Magistrato Luca Palamara, o come quando vi appassionate alle cronache di mafia.
Un sistema che, si badi bene, non è nazionale, non è solo italiano: dovete ficcarvi in testa che da ormai molti anni, non esiste più un Occidente composto di nazioni ognuna delle quali ha un suo sistema, una sua libertà di scelta, il potere di legiferare, di gestire i bilanci.
Se fai parte dell’Alleanza Atlantica, rispondi in primis alle decisioni prese di concerto con i paesi alleati e comunque, devi rispondere principalmente a chi questa alleanza ha creato.
Se sei un paese membro della UE, devi avere il potere di avere voce in capitolo: l’Italia è diventata fragile anche a causa delle troppe deroghe a regole economiche e non solo. Inutile girarci intorno: a furia di non “fare i compiti“, come si è detto più volte nel corso degli anni, a furia di chiedere deroghe sui pareggi di bilancio, a furia di non mantenere saldo il timone e di a furia di non considerarsi paese, bensì al servizio degli altri paesi, è andata a finire come osserviamo da anni: contiamo zero rispetto a nazioni come la Francia, al tavolo delle grandi decisioni.
La lettura dell’articolo che riporto di seguito farà scoprire a molti una cosa che rendo pubblica da anni: le motivazioni a monte della situazione che ha portato l’Italia ad accettare tutti i flussi migratori, dichiarate nel 2017 da Emma Bonino e in altre interviste, dall’ex Ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli
Ciò che appare paradossale, però, è rappresentato dal fatto che in questo periodo storico sta accadendo di peggio, di tutto e tutto insieme: fiaccare le menti dei cittadini consente persino l’apertura totale a un mondo che pochi conoscono, quello del cosiddetto potere. In realtà, presidenti, ministri, componenti del sistema, siamo certi che siano il potere o forse, lo rappresentano soltanto?…
La domanda, lo so bene, non ha una risposta certa, o meglio, certificata o documentabile, ma ce l’ha.
Verso dove stiamo andando
Proseguendo per la strada intrapresa, quella dei paradossi, degli obblighi che ci dobbiamo accollare anche per rispondere dei troppi miliardi che l’Italia ha accettato di ottenere attraverso le generose immissioni di prestiti dalla Comunità Europea, il futuro di ognuno di noi è ormai segnato, ce lo conferma l’attualità.
Riforme improponibili, obblighi su ogni cosa, negazione degli ultimi scampoli di diritti civili fanno parte degli interessi che dobbiamo a chi ci sta fornendo miliardi che i governi italiani non sanno nemmeno gestire: un esempio per tutti è ciò che sta accadendo con il bonus 110%. Avevano messo in testa a tutti di poter ristrutturare gli immobili a spese dello Stato e non avevano nemmeno fatto un semplice conto finanziario: ora stanno rovinando i cittadini a causa della leggerezza utilizzata al solo scopo di fare propaganda spicciola in un periodo terribile
Tutto ciò fa presagire solo l’arrivo dell’atto finale di un processo che era già chiaro da anni, almeno a persone che, come me, continuavano a scandagliare tra le pieghe degli accadimenti e delle bugie.
Quelle bugie che un tempo servivano ai governi ad apparire migliori, più forti e potenti agli occhi della popolazione e delle altre nazioni e che oggi, nell’era della modernità liquida, dove si fa fatica a riconoscere il vero dall’immaginato, servono solo a creare caos e a intimidire tutti a furia di non far comprendere la realtà dei fatti. Non siamo protagonisti di un romanzo distopico, è la realtà che ci impongono di accettare come tale.
L’unico consiglio che sento di poter dare, dal mio piccolo, è quello di spogliarsi delle convinzioni indotte, quelle convinzioni che hanno fatto ritenere che una moda è più importante dell’anima e che il contrario della coerenza sia da interpretare come un’evoluzione sociale: il decoder, per chi non comprendesse queste mie parole, è integrato nel cervello di ogni singolo individuo. E’ solo coperto da polvere e ragnatele, basta soffiarci sopra e ripristinarlo…
Chiudo questo editoriale con un mio recente editoriale: se avete voglia, leggetelo:
https://www.gliscomunicati.it/sezione/il-direttore/
L’inchiesta di Emilia Urso Anfuso sulla pandemia da SarsCov2: tutte le puntate accedendo da questo collegamento (Prima puntata pubblicata il 20 Marzo del 2020)
https://www.gliscomunicati.it/sezione/le-inchieste/
A quest’altro link troverete gli editoriali di Emilia Urso Anfuso pubblicati dal 2006 al 2020 sulla vecchia piattaforma della testata giornalistica Gli Scomunicati:
http://www.gliscomunicati.com/content.asp?CatTypeId=6&3digits=600&CatType=Il%20Direttore
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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