Rubrica a cura di Susanna Schivardi e Massimo Casali
Che meraviglia avere finalmente queste dieci bottiglie tutte qui, nella nostra libreria predisposta ad accogliere il vino in tutta la sua eleganza. Dopo tanta attesa, possiamo conoscere da vicino il Nebbiolo di Albugnano e con piacere ve lo andiamo a raccontare attraverso le parole di Valeria Gaidano, neopresidente dell’Associazione Albugnano 549. Ci troviamo nella bellissima cornice del Monferrato occidentale, e l’associazione nasce qui nel 2017 per volere di nove soci fondatori, volta a promuovere il vino ma anche il territorio. La Doc Albugnano viene definita nel 1997, comprensiva di quattro comuni tra Asti e Torino, Castelnuovo Don Bosco, Albugnano, Passerano Marmorito e Pino d’Asti, una zona ristretta dove i vignaioli da sempre coltivano Nebbiolo e che grazie all’Associazione sono stimolati ad alzare l’asticella della qualità promuovendo un prodotto che punta all’eccellenza. Le prime bottiglie di Albugnano 549, Nebbiolo in purezza (rispetto alla Doc che prevede un minimo di 85% Nebbiolo con altre varietà) sono uscite con la vendemmia del 2017 e quindi debuttano nel 2019 con l’impegno di almeno un migliaio di unità ad azienda, tutte con il marchio Albugnano 549 in rilievo.
La sede dell’associazione è Albugnano, bellissimo paesino a 549 metri di altezza chiamato anche il balcone del Monferrato perché da qui si ha una visione completa dei declivi vitati che scendono verso il Po e la Pianura Padana. Il nome è stato creato per un gioco di numeri che andiamo a spiegare: 5 è commemorativo del 5 dicembre 2016, la prima riunione della futura associazione, 4 ricorda i comuni che ne fanno parte e 9 sono i primi soci fondatori, adesso diventati 16. L’ex presidente, Andrea Maria Pirollo, con i suoi due mandati ha dato una bella spinta portando avanti un discorso di affiatamento e unità tra gli associati, e oggi è lui stesso diventato presidente della nuova Enoteca dell’Albugnano, quindicesima enoteca regionale del Piemonte, inaugurata a maggio e oggi promotrice dei prodotti locali e un posto dove riunire tutti i vini del territorio, oltre che un punto informazione per i turisti che arrivando in queste zone hanno tanto da visitare, come l’Abbazia di Santa Maria di Vezzolano, perla del Romanico risalente al 1100, dove ultimamente sono stati condotte delle opere di restauro e quindi è nuovamente aperta al pubblico.
Il protocollo Albugnano 549, al momento seguito da dieci etichette ma destinato a crescere, segue un disciplinare abbastanza restrittivo, partendo da una vendemmia manuale con uve raccolte in cassette, e prevede un affinamento di almeno 18 mesi in legno e sei mesi in bottiglia. Per assicurare qualità e impegno nel raggiungerla, i vignaioli si avvalgono delle competenze dell’enologo Gianpiero Gerbi.
I nomi degli associati sono: Alle Tre Colline, Roggero Bruno e Marco, Antonella Natta, Cà Mariuccia, Cascina Quarino, Mosso Mario, Orietta Perotto, Pianfiorito, Tommaso Nebbia, Tenuta Tamburnin, Terre dei Santi, Azienda Agricola Maurizio Calcagni, Cooperativa Agricola Terra e Gente, Enrico Malfetti, Cascina Gilli, Ca Vironi, Ciascuna con la propria storia ma tutte tese a portare avanti il progetto comune del Nebbiolo di Albugnano altrimenti detto Nebbiolo d’altura, una versione leggermente insolita del vitigno, qui espresso con finezza ed eleganza . Il disciplinare della Doc comprende l’Albugnano Doc, il Rosato e il Superiore, che oggi andremo a degustare nella versione di Tenuta Tamburnin, mentre non è prevista la menzione Riserva. A breve saranno fatte mappature delle diverse vigne per la creazione di alcune sottozone, ricordiamo inoltre che la Doc è tutelata dal Consorzio del Barbera d’Asti e dei Vini del Monferrato. Quest’anno le 10 cantine associate hanno partecipato al Go Wine a Roma, a serate organizzate in collaborazione con Vino.tv di Chiara Gianotti, ed a Nebbiolo nel Cuore dove abbiamo incontrato l’azienda agricola Roggero, vicepresidente dell’associazione. Il 2023 sarà invece l’anno dedicato al nord Italia, tra Milano, Genova e Bologna e poi con uno stand al Vinitaly per Piemonte Land.
Sul sito www.albugnano549.it è in vendita, con spedizione in tutta Italia, il kit Degustazione che comprende le 10 etichette e due calici serigrafati Albugnano 549.
Gli altri vitigni autoctoni di questo territorio sono la Freisa e la Malvasia di Castelnuovo Don Bosco, una vera e propria nicchia.
Il suolo da cui nasce il nebbiolo dell’Albugnano Doc è un collage eterogeneo di terreni che vanno dalle marne mioceniche di colore grigio e bianco, argilla e calcare, a quelli con alte percentuali sabbiose alternate a venature tufacee, variando inoltre dai 200 agli oltre 500 metri slm, con livelli di piogge superiori rispetto al resto del Piemonte e maggiore ventilazione, inoltre l’areale ricco di boschi aiuta il Nebbiolo ad esprimersi qui in maniera insolita rispetto alla varietà che abbiamo nelle Langhe per il Barolo.
LA DEGUSTAZIONE
Per aprire la degustazione omaggiamo la Tenuta Tamburnin, di proprietà della famiglia Gaidano, che si presenta con la versione Albugnano Doc Superiore, da Nebbiolo in purezza condotto a Guyot, su terreni limoso-sabbiosi a carattere calcareo, come da disciplinare affina in legno grande per 18 mesi e 6 mesi in bottiglia. Le sensazioni che abbiamo avuto inizialmente sono andate affinandosi col passare dei minuti dalla prima mescita, il colore rispecchia il Nebbiolo, rosso granato scarico, limpido, al naso percepiamo terra bagnata che poi sprigiona oliva verde, pietra focaia, buccia di arancia sanguinella. A seguire si arricchisce di caffè, chinotto e alla gustativa una parte glicerica, la frutta rossa molto matura lo arrotonda, il melograno dolce e al contempo spigoloso. Il tannino è di ottima qualità e molto coerente al naso. Potremmo abbinare piatti tipici piemontesi, elaborati che si accompagnino bene a questo vino strutturato ed elegante.
La Tenuta Tamburnin ha origine storiche importanti a Castelnuovo Don Bosco, da sempre terra di santi e di vini. A pochi chilometri da Asti e da Torino, qui ci si perde nella bellezza delle acacie secolari che accolgono il visitatore, 20 ettari di cui nove vitati e 4 di noccioleto, il resto ad uso famigliare o ricoperto di prati e boschi in una visione prettamente ecosostenibile. Legna utilizzata per il riscaldamento e acqua di sorgente che soddisfi ogni necessità, andando a riconfluire nel ciclo naturale in caso di esubero
. Le tre sorelle, Valeria, Elena e Claudia conducono la proprietà dal 2004 nel pieno rispetto dell’ambiente e con l’ottica di fare un prodotto di qualità grazie anche alla certificazione Biologica dal 2020.
Seguiranno in una seconda pubblicazione le degustazioni delle altre nove bottiglie delle aziende associate.
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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