RSA: lettera aperta al governo – è urgente la riapertura alle visite affinché gli anziani non subiscano oltre la rinuncia all’affettività

RSA: lettera aperta al governo – è urgente la riapertura alle visite affinché gli anziani non subiscano oltre la rinuncia all’affettività

Lettera inviata da Compal Piemonte al direttore responsabile Emilia Urso Anfuso

Ad oltre due anni e mezzo dallo scoppio della pandemia e dalla chiusura alle visite (in osservanza del DPCM 5 marzo 2020 e seguenti) delle strutture sanitarie ed assistenziali, ancora oggi permane la riduzione dei contatti e degli incontri al  loro interno: un lockdown che, di fatto, non è mai finito. Si tratta di una situazione estrema, che nega quell’unico ponte con la vita esterna, in una distanza che, forse, “protegge” dal virus, ma isola il cuore e la mente cancellando gli ultimi sorrisi e lasciando inesorabilmente spazio alla freddezza della solitudine e al torpore dell’abbandono.

In molte R.S.A. del territorio le visite in presenza ancora oggi non sono assicurate per come le norme dispongono perché le Direzioni Sanitarie delle strutture rifiutano a priori di applicarle. Questo accade anche a fronte del fatto che la decisione – autonoma – di adottare misure precauzionali più restrittive fosse ammessa “solo in relazione allo specifico contesto epidemiologico” (per l’ordinanza ministeriale dell’8 maggio 2021) o per “motivata disposizione” da trasmettere, in ogni caso, all’ ASL di competenza.

A seguito dell’Ordinanza ministeriale 8 maggio 20211 e dell’entrata in vigore della Legge 76/21, si sono visti attuare minimi miglioramenti, come la possibilità di contatto fisico e la rimozione delle barriere durante le visite. Tuttavia, tali miglioramenti sono avvenuti in maniera scoordinata e in misura estremamente limitata rispetto alle esigenze di natura affettiva e alle necessità terapeutiche dei residenti.

Registriamo ancora oggi:

  • insensati divieti e disumane restrizioni nella cronicizzazione di  misure anacronistiche e nell’adozione di protocolli nati in epoca emergenziale;
  • mancanza di trasparenza verso l’utenza da parte dei Direttori Sanitari delle strutture in merito alla situazione sanitaria ed assistenziale degli ospiti;
  • chiusure totali delle Strutture a causa di focolai generatisi internamente;
  • incertezza sulla continuità delle prestazioni riabilitative e di mantenimento, di animazione e sollievo nonché di cura ed igiene degli ospiti;
  • evidenti gravi compromissioni e regressioni dello stato di salute psicofisico degli ospiti.

L’attuale scenario epidemiologico non giustifica le restrizioni nelle RSA

L’attuale scenario epidemiologico è tutt’altro da quello che impone una riapertura a singhiozzo e contingentata, perché gli sforzi organizzativi compiuti per il contenimento e la gestione del COVID-19 hanno certamente consentito di raggiungere adeguati livelli di sicurezza per utenti, visitatori e operatori; inoltre, la vaccinazione e l’elevato livello di copertura raggiunto tra gli ospiti (ormai prossimi alla 5° dose), nonché l’introduzione delle certificazioni verdi COVID-19, sono stati a rigore proprio la “bandiera” di un ritorno alla normalità.

Non è dunque giustificabile che alcune strutture residenziali sul territorio possano approntare “altre” e “diverse” misure che di fatto prolungano l’isolamento e non agevolano le occasioni di relazione sociale e affettiva. Alla prova dei fatti, ciò è accaduto proprio per i “margini di autonomia” riservati alle Direzioni Sanitarie,  che hanno  radice nell’errata e a tratti distorta interpretazione dell’ordinanza ministeriale sul tema (Linee guida Speranza dell’8 maggio 2021).

Le Direzioni Sanitarie delle R.S.A. sul territorio agiscono come meglio credono e questo comportamento è evidentemente ampiamente tollerato, poiché è lecito supporre che, dinanzi alle innumerevoli “motivate disposizioni” della struttura (tante quante sono quelle delle strutture che, in Piemonte, non applicano l’ordinanza), trasmesse alle ASL di competenza, Regione Piemonte si sarebbe già  dovuta muovere  per precisare le determinazioni adottate o adottarne di nuove.

Fa riflettere e preoccupare che i Gestori di questi servizi, che dovrebbero ben conoscere quanto siano importanti gli affetti e le relazioni ai fini della qualità di vita e quanto le stesse incidano nei processi di cura, dimostrino invece apparente inconsapevolezza e assoluta indifferenza a riguardo, anche tenuto conto che, a oggi e malgrado la somministrazione del vaccino Covid-19, non possano più ritenersi applicabili – per contenere i contagi – le stesse misure adottate in assenza di protocolli efficaci per la cura del Covid-19 e di vaccinazione contro lo stesso.

All’interno delle RSA il tempo, svuotato dalle relazioni umane, sembra non passare mai, ma il tempo in cui garantire ed offrire ai nostri anziani un’esistenza dignitosa non è affatto infinito, vista la loro aspettativa di vita: non è più accettabile alcun ulteriore rimpallo di responsabilità tra Sanità Regionale, Direttori delle Strutture, Ministero della Sanità in ordine ai criteri sanitari ed organizzativi di accesso alle strutture stesse nelle quali gli ospiti sono stati vaccinati.

Non si ravvisano, inoltre, plausibili ragioni mediche o scientifiche per proseguire nel limitare gli ingressi ai familiari, a fronte dei benefici ottenibili dalle visite e dall’ assistenza in presenza, nonché dal controllo diretto della situazione che i famigliari vedono tuttora impedito dai direttori delle strutture residenziali. Al contrario, procrastinare la situazione attuale di restrizione alle visite non solo collide con i principi della dignità intrinseca, autonomia, indipendenza, libertà, non discriminazione, piena ed effettiva partecipazione e inclusione nella società, riconosciuti dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità ratificata con L. n. 18/2009, ma espone a serio rischio la salute degli ospiti attesa la indubbia valenza terapeutica del contatto familiare. Le misure limitative hanno peggiorato pesantemente le condizioni psico-fisiche e accelerato l’avanzare di patologie e sono causa di grave frustrazione per i residenti, che si sentono abbandonati e dimenticati dai propri cari, e per i loro parenti che sono privati della possibilità di dare quell’assistenza affettiva fondamentale per i legami familiari e, a loro volta, del diritto alla relazione.

Premesso che:

–  La Regione Piemonte con Deliberazione della Giunta Regionale 30 luglio 2012, n. 45-4248 (Il nuovo modello integrato di assistenza residenziale e semiresidenziale socio-sanitaria a favore delle persone anziane non autosufficienti) [1] e in particolare nell’allegato 4 evidenzia il “Ruolo della famiglia” e l’importanza di mantenere un forte rapporto di relazione tra gli ospiti delle strutture socio-assistenziali ed i famigliari per il  valore terapeutico.

–  Il diritto delle persone anziane o comunque disabili, ospiti nelle Rsa, di ricevere vicinanza ed affetto dai propri cari rappresenta senza dubbio anche un aspetto del più ampio diritto della persona ai rapporti etico-sociali, costituzionalmente garantito (art. 29 e ss. Cost.).

– L’andamento della campagna vaccinale anti SARS-CoV-2 ha comportato un significativo risultato in termini di controllo della diffusione della malattia sintomatica e dell’evento morte COVID-19 correlato.

– la legge di riforma sanitaria, n. 833/1978, all’articolo 1 assicura che «La tutela della salute fisica e psichica deve avvenire nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana». 

–  le Strutture ospitanti svolgono un servizio pubblico sotto la responsabilità sanitaria degli organi competenti Regionali.

Preso atto che:

  • il legislatore ed il Ministero della Salute, in considerazione proprio dell’evoluzione delle cure per il contrasto della SARS-CoV-2 e tenuto conto dell’inutile sofferenza e dei gravi danni conseguenti all’isolamento, dall’Aprile del 2021 ad oggi hanno introdotto una normativa sempre più tesa a consentire la continuità affettiva tra le persone residenti in struttura ed i loro familiari stabilendo che le Direzioni Sanitarie debbano garantire la continuità delle visite da parte di familiari,  “con cadenza giornaliera, consentendo loro anche di prestare assistenza quotidiana nel caso in cui la persona ospitata sia non autosufficiente”;
  • le raccomandazioni ministeriali di cui alla Circolare prot. 12458 del 10/06/2022 – recepita dalla Regione Piemonte e diramata  in data 28/06/2022 con la nota prot. 24314 – chiaramente indicano che non è più possibile adottare misure più restrittive nell’interdizione degli accessi, ad opera del solo Direttore Sanitario della struttura residenziale, ma che ogni decisione che andrà ad incidere sul diritto di visita, dovrà essere preventivamente motivata e comunicata in forma scritta al Dipartimento di Prevenzione dell’ASL competente per territorio.

Considerati dunque i fondamentali diritti alla salute, alla cura e al rispetto della dignità della persona, le massime precauzioni ancora previste per l’accesso (obbligo di super green pass o tampone e mascherina) e rilevati i prolungati periodi di assenza continuativa e significativa dalle relazioni affettive e familiari per i residenti delle RSA, con relative ricadute e compromissioni dal punto di vista psico-fisico, come già ampiamente discusso, di fronte al dramma di umanità che stiamo vivendo,

Si MANIFESTA la necessità di:

  • adozione di immediati interventi che consentano la ripresa dei contatti tra i parenti e gli ospiti all’interno delle Rsa e la piena e effettiva apertura delle stesse, proprio in virtù di quei principi generali richiamati dallo stesso Ministero della Salute e dalla Legge, volti a garantire il rispetto e la tutela della popolazione anziana ospitata all’interno delle strutture residenziali assistite;
  • ripristino URGENTE degli accessi in struttura per i familiari, ivi comprese nelle zone di degenza e gli spazi di vita, al fine di favorire il parziale conforto allo stato psicofisico dei residenti;
  • abolizione delle attuali modalità, ormai obsolete, modello “parlatorio”, “minutaggio”, “prenotazione”;
  • adozione, all’interno delle strutture, di tecnologie di sanificazione dell’aria adeguate nel contrastare la diffusione dei virus e che consentano di superare, anche in termini di efficacia, la semplice tecnica della ventilazione dei locali ove la presenza di persone può aumentare i rischi di contagio. Tale previsione assume particolare rilevanza, evidenziando di fatto l’importanza che, al pari dell’applicazione dei protocolli, siano ugualmente applicati i requisiti analoghi e cogenti del Codice Civile (Art. 2087) e del D.lgs. 81/08 (Art. 29, comma 3) sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.

Per tutto quanto sopra esposto, si chiede, ognuno per la parte di propria competenza, di farsi garanti del diritto dei cittadini, utenti del servizio sanitario, e dei loro parenti/rappresentanti legali:

  • all’Assessore e al Prefetto, affinché sia garantita la più ampia e funzionale disponibilità all’accesso dei visitatori/familiari, come previsto dall’aggiornamento normativo ;
  • alle Direzioni Generali delle Asl di competenza di farsi garanti nella revisione dei protocolli sulle modalità di incontro e sull’effettivo orario di apertura delle strutture alle visite;
  • agli Organi di vigilanza di voler implementare i controlli e le verifiche finalizzati alla tutela dei diritti dei pazienti ospiti nonché alla corretta applicazione delle normative;
  • al Difensore civico regionale di volersi attivare per il rispetto delle disposizioni normative vigenti e di ogni ulteriore aggiornamento.

                                                                                                                  Conpal Piemonte


[1]  http://www.regione.piemonte.it/governo/bollettino/abbonati/2012/32/attach/dgr_04248_070_30072012.pdf

Ne parlano anche i media nazionali

Articolo pubblicato sul Corriere della Sera edizione del 5 Dicembre del 2022:

Altro articolo che tratta l’argomento:

https://www.rainews.it/tgr/piemonte/articoli/2022/12/carabinieri-nas-rsa-cliniche-sanitarie-piemonte-f5d0cea1-9dbc-4b5d-a2af-1cdcfc6c5771.html

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