The Game

The Game

Editoriale del direttore responsabile Emilia Urso Anfuso

A cavallo tra la metà degli anni ’80 e ’90, volavo spesso negli USA e viaggiavo per il Nord Europa. No, niente vacanze: viaggi di lavoro. Settore informatico, gli albori

Quegli anni furono per me importanti sotto molti aspetti. Mi fecero appassionare all’informatica, allo sviluppo, all’innovazione. I miei viaggi per partecipare al CES di Las Vegas, annuale fiera dell’elettronica di consumo tra le più importanti a livello mondiale, mi aprivano orizzonti incredibili. Molte delle tecnologie che toccai con mano all’epoca sono rilasciate solo ora, a distanza di tanti anni.

L’acquisizione delle esclusive di innovazione tecnologica di varia natura era la battaglia che si combatteva all’interno degli uffici delle più importanti imprese giunte da tutto il mondo e ancora oggi è cosi. Cambiano solo le tecnologie.

Quando gli esseri umani impararono a fare “Click” su “On”

Un bel mondo, un bel pianeta. Su cui, all’improvviso, ammarò Bill Gates, l’uomo che rese fumetto l’informatica e ficcò in testa alle persone comuni che fare “Click” sul tasto “On” corrispondesse a saper usare un computer. Ci riusci talmente bene che, ancora oggi, il livello massimo di conoscenza dell’informatica, anche di chi è a capo di imprese o di reparti aziendali, è saper fare “Click” su “On”. D’altra parte, chi non sa fare “Click su On” e poi rifare “Click” su una cartella virtuale su un desktop oppure inserire la parola “YouPorn” sulla barra di ricerca di un browser o il nome di una piattaforma social?

La diffusione del web, unita alla semplificazione – del tutto immaginifica e totalmente su base commerciale – dei PC. riuscì però a compiere il grande misfatto: informatizzare gli umani.

Che continuano ancora oggi a capire fichi secchi di informatica, al massimo sanno usare programmi le cui azioni sono ripetitive, vedi i gestionali amministrative o robe simili, ma non saprebbero distinguere Ram da Rom, per non parlare della differenza tra DRAM e SDRAM. Cose basiche per chi ne sa, drammaticamente difficili per chi non sa.

L’esercizio del potere attraverso il gioco

Col passare degli anni e con l’evoluzione delle tecnologie, gli esseri umani hanno aggiornato i loro dispositivi informatici acquistandone di tipi sempre più performanti: più memoria, più velocità, maggiore velocità di calcolo e di risposta alle query.

Fermi tutti! Cos’è una query“? …sento nelle orecchie voci che si interrogano. Per chi lo ignora, è semplicemente il termine che indica una domanda, una richiesta che si fa a quel meraviglioso soprammobile, sotto mobile o non so dove tenete il tower, pieno di schede elettroniche, chip e microcircuiti, che dopo aver fatto “Click” su “On”, attiva il suo cervello e risponde alle vostre richieste, tirandovi fuori – secondo il tipo di interrogazione che avete fatto, per esempio cercando un documento – le foto di 10 anni fa o la fattura del salumiere.

Nessun problema se non userete termini informatici, l’ho spiegato per deformazione professionale: rendere fruibili a tutti le informazioni e farlo in maniera semplice.

Detto questo e tornando al tema centrale: nel corso degli anni, diciamo gli ultimi 30, la diffusione a tappeto di connessioni internet e dispositivi in grado di collegarsi al web, non ha affatto modernizzato, civilizzato e migliorato gli umani. Anzi.

Il potere esercitato da chi controlla e gestisce il web e tutto il suo corollario è talmente grande da non lasciare ormai nessuno spazio di azione, non solo ai comuni cittadini quanto ai governi, che nel corso del tempo hanno dovuto accordarsi con i vari detentori del potere – tra web e informatica – e di conseguenza cambiare i parametri vitali degli umani.

Non vivi se non sei su un social. Non esisti se non sei connesso. Non puoi campare se non sei online. Non ti è permesso ammalarti e curarti se non hai il fascicolo sanitario elettronico. Non accedi al tuo denaro se non hai l’homebanking, la App, la carta digitale.

Potrei continuare all’infinito, ma ogni singolo lettore ha compreso il senso.

La digitalizzazione è il nuovo potere mondiale, o se si preferisce, il Nuovo Ordine Mondiale, che poi, effettivamente, tira con sé altri settori: da quello finanziario a quello sanitario alle nuove strategie politiche.

Chi detiene il potere sul digitale oggi rappresenta IL potere.

The Game

Potrebbero non apparire chiari alcuni elementi per accorgersi di come tutto giri intorno al business di Internet e dell’informatica.

Mettiamola così: ai tempi in cui volavo a Las Vegas per partecipare al CES o per l’Europa per stringere accordi con le imprese, esistevano pochi giochi, la cui grafica era di tipo bidimensionale, e i rarissimi programmi gestionali. Il resto era dedicato al settore dei primi PC e degli accessori a essi collegati.

A quell’epoca sembrava di essere ammarati sul pianeta Marte e di aver avuto in consegna le chiavi di accesso all’Universo.

Sono bastati pochi anni per passare da quei primordiali passatempo elettronici a scenari digitali talmente realistici da attendere solo di poter sentire gli odori provenire dallo schermo del dispositivo mobile o del PC (Ci stanno lavorando, tranquilli).

Qui scatta The Game e non si tratta di un gioco per computer. Dal reale al virtuale non si passa solo accedendo a un social network o a un qualsiasi sito internet. Basta guardarsi attorno nella vita reale, per le strade.

Smile: you’re on The Game! (ma non lo sai)

Nelle grandi città come Roma o MIlano, schizzano fuori dal nulla monopattini elettrici, monoruote di ultima generazione, iperminicar elettriche e silenziosissime, sviluppate evidentemente per arrivarti addosso senza che tu te ne accorga, dal momento che, almeno per ora, ci troviamo nel periodo della transizione e nel caos delle strade cittadine NON puoi ancora avvertire l’arrivo del silenzio di un motore elettrico. Serve un mondo silenzioso per avvertire il fruscio del silenzio.

Schivi pedoni che attraversano in diagonale senza badare alle macchine che arrivano alle loro spalle. Candidati al suicidio? Macchè: troppo presi da importanti questioni, come leggere il numero di “Like” guadagnati con qualche minchionata scritta su un social, o per non perdere l’ultimo scatto caricato su Instagram da qualche influencer o i video su TikTok.

Fornisco il dato relativo agli incidenti che si sono verificati nel 2021, solo in Italia, a causa dell’avvento di monopattini e bici elettriche.

I morti sono stati 10, mentre i feriti sono passati dai 518 del 2020 ai 1.980 del 2021. Attenzione però: il 2020 è stato l’anno del lockdown, quindi il dato non è realistico della situazione.

Qui una notizia che fornisce i dati: https://www.rainews.it/articoli/2022/07/aumentano-gli-incidenti-stradali-in-monopattino-quasi-quadruplicati-nel-2021-83e0eae6-69dd-4a7c-9956-7a55d198eb16.html

Esci per le strade e ti ritrovi in un’inferno: veicoli di ogni dimensione e velocità, gente persa dentro ai propri Smartphone al punto da aver superato le dinamiche raccontate sapientemente da Ray Bradbury nel suo mirabile “Fahrenheit 451 ” che in Italia fu pubblicato anche sotto il titolo “Gli anni della fenice“: oblubilati attraverso l’introduzione a tappeto di un mondo virtuale fino a perdere i confini con la realtà.

Banditi per legge i libri cartacei e la storia. …molto simile all’attualità.

Se non ci si rende conto che è stato sviluppato un sistema che ha fatto impazzire molti umani, ormai incapaci di disconnettersi e quindi di vivere la realtà, l’umanità rischia di non poter uscire da una situazione di cui non si rende conto. La condizione psichica perfetta per perdere la capacità di comprensione dei fatti che accadono nel mondo reale.

Ciliegina sulla torta, denominano il risultato del lavoro svolto “Analfabetismo funzionale” che indica quella patologia cognitiva che non rende possibile, a chi ne è affetto, di comprendere la realtà che lo circonda, perché non sa analizzarla, ma anche di non capire il testo scritto, essendo incapace di decodificarlo. Non a caso, dopo la diffusione su larga scala dei cellulari, gli umano hanno iniziato a perdere la capacità di scrivere, hanno ridotto le lettere per stringare al massimo messaggi sms, ora estinti, ma questa tendenza è rimasta incisa nel loro DNA.

A cosa serve il potere senza un popolo di schiavi affamati di quello stesso potere?

Siate meno folli, siate meno affamati

Il 12 Ottobre del 2005, da un palco allestito all’esterno della Standford University per il l’annuale assegnazione delle lauree, il fondatore della Apple, Steve Jobs, concluse il suo discorso ai giovani laureati con quella che è rimasta una delle frasi storiche della società moderna: “Stay foolish, stay hungry“, rimanete folli, rimanete affamati.

Negli anni successivi, in special modo dopo la morte di Jobs, schiere di sociologi e analisti si posero il dilemma: ma cosa avrà davvero voluto dire con quella frase? Significava solo ciò che appare letteralmente, seppure il contenuto è ricco di significati sulla necessità di ogni persona di agire seguendo l’ispirazione data unicamente dalla curiosità condita dalla follia che fa valicare quelle montagne mentali che possono bloccare ispirazioni geniali?

Fin dalla prima volta in cui seguii il video che riprende Jobs dichiarare quella frase mi percorse il famoso “brivido lungo la schiena” e non perché avessi necessità che il fondatore di un’azienda che non ha mai campato grazie al mio denaro, mi avesse aperto chissà quale canale cerebrale, quale chackra nascosto o attivato un qualche neurone sopito.

No, mi vennero i brividi perché interpretai quella frase come una dichiarazione pubblica di ciò che già all’epoca era tangibile: lo sviluppo di una società mondiale composta di automi affamati ma disposti a riempire il vuoto interiore e intellettivo con tutto ciò che il moderno Paese dei balocchi offre loro.

Nel terzo millennio il potere, economico e decisionale, è in mano a chi detiene le quote di maggioranza delle imprese che gestiscono e distribuiscono servizi e prodotti senza i quali gran parte dell’umanità scomparirebbe dal globo, virtualmente parlando, s’intende. Poiché, però, personaggi del calibro di Steve Jobs, Mark Zuckerberg, Elon Musk e Bill Gates, hanno creato il mondo parallelo, riuscendo a ficcarci dentro buona parte degli esseri umani civilizzati (circa civilizzati…) ecco che il loro potere è cresciuto di pari passo all’esigenza, carnale oserei dire, degli umani, di ficcarcisi volontariamente dentro a quei monitori di Tablet e Smartphone e PC.

La genialità di questi creatori di concrete illusioni – mi scuso per l’evidente ossimoro ma me ne intesto, contestualmente, il merito – è rappresentata dal fatto di essere riusciti a risolvere una questione storica e che per secoli ha turbato le notti di imperatori, re, dittatori e presidenti di nazioni più o meno civili: come schiavizzare l’umanità.

Se Hitler circolasse ancora tra noi, li avrebbe insigniti di ogni tipo di riconoscimento per l’evidente genialità, togliendosi subito dopo la vita per non esser riuscito a intestarsi questo (de)merito…

Un consiglio spassionato: siate meno folli, siate meno affamati. Perché questo tipo di andamento, aggravato oltretutto dai più recenti accadimenti, tra pandemia e conflitto bellico ancora in atto, ha fatto impazzire molti, che già bene non stavano, e rischia di sterminare una fetta di umanità con precisione chirurgica: no, non a causa di incidenti stradali. Per il dilagare di patologie psicologiche, che in Italia volevano sanare col “Bonus psicologo”, pensate un po’…

Abbiate cura di voi cercando di abbracciare la normalità, per quanto vi sarà possibile.

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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