Intervista realizzata dal direttore responsabile Emilia Urso Anfuso
Che cos’è un condominio? È una domanda che può apparire banale: la maggior parte delle persone del mondo civilizzato vive in un condominio. Eppure, questo termine non cela solo un significato giuridico, quello che, secondo la legge italiana, indica la comproprietà degli edifici che, come sappiamo, sono per lo più composti da più unità immobiliari.
No, il condominio non è solo un’entità giuridica regolata dalle leggi dello Stato e da quelle descritte all’interno dei regolamenti condominiali. In realtà, si tratta della rappresentazione in scala della società, un microcosmo all’interno del quale convivono persone che provengono da educazione, cultura e mondi diversi e oggi più che mai, con l’apertura dei confini territoriali che ha contribuito a determinare una miscellanea di etnie, tradizioni, modi e stili di vita. La gestione di un condominio, o di un comprensorio, come sappiamo è affidata a un professionista, l’amministratore, che è una persona con compiti ben delineati e i cui criteri sono regolati dall’ANACI, Associazione Nazionale Amministratori Condominiali e Immobiliari, che ha anche sviluppato un codice deontologico, e accompagna questi professionisti lungo percorso di formazione continua, con lo scopo di formare alla gestione dell’amministrazione condominiale, ma non solo.
Ogni giorno l’amministratore di condominio si ritrova al centro di una microsocietà e di tipo complesso e diviene il fulcro delle istanze condominiali, una sorta di pater families di antica memoria. Fu nel 1995 che fu presa la decisione di fondare l’Anaci, Associazione Nazionale Amministratori di Condominio, dalla fusione tra ANAI (Associazione Nazionale Amministratori Immobiliari, costituita nel 1970) con l’AIACI (Associazione Italiana Amministratori di Condominio ed Immobili, costituita nel 1974).
Alla base dell’unione delle due realtà, si cela la consapevolezza di dover sostenere la professionalizzazione di questa figura così importante, anche a livello sociale. Ho incontrato la dottoressa Rossana De Angelis – presidente di Anaci Roma dal 2012 – per comprendere meglio alcuni aspetti di questa professione e di come un buon amministratore di condominio possa fare la differenza in una società conflittuale e in un periodo storico di grandi e anche drammatici cambiamenti.
Di lei mi colpì, tempo fa, una delle risposte che rilascià durante un’intervista che fu realizzata poco tempo dopo la sua nomina a presidente Anaci, avvenuta nel 2012.
L’intervistatore a un tratto le chiese: “Cos’è un condominio”? Lei rispose senza esitazioni: “Al di là delle definizioni tecniche, che rispondono a opinioni e ad interpretazioni giuridiche, ritengo che, semplicemente, il condominio sia il secondo livello (dopo la famiglia) di nucleo della società”…
Semplice ed efficace.
Da 10 anni alla presidenza di Anaci Roma: non vorrei farle una domanda che immagino le è stata posta più volte nel corso di questi anni, però il periodo storico un po’ lo impone, soprattutto dopo nomina della prima premier donna dalla proclamazione della Repubblica Italiana, Giorgia Meloni. Com’è la giornata, la vita di una professionista impegnata quanto lo è lei? Sfatiamo il criterio secondo il quale molti ritengono che essere donna, madre e professionista sia una missione impossibile e che certi ruoli siano roba da uomini…
Dal mio punto di vista e è una vita normale, quella di ogni giorno. Si può essere contemporaneamente donna, moglie, madre – ho tre figli – svolgere la libera professione e portare avanti il ruolo di presidente che, lo ammetto, è molto impegnativo. Però, ritengo che quando si ha passione per ciò che si fa, si può arrivare a far tutto. Per ciò che concerne invece il fatto di essere donna e presidente Anaci Roma, non la metterei sul piano di essere o meno donna. Non nascondo che è necessario mettere maggiore passione ed energia per rivestire un ruolo così impegnativo, bisogna avere anche la capacità di ascoltare i colleghi e le loro esigenze. Il nostro è un lavoro difficile, è vero, ma ci consente di gestire il tempo, i giorni, gli orari. Però, appunto: se manca la passione, meglio desistere…
Quanto ha inciso l’avvento della pandemia nell’esacerbazione dei conflitti all’interno dei condomini e di conseguenza, qual è stato l’impatto sugli amministratori di condominio?
È innegabile come abbia creato maggiori oneri, anche sotto il profilo dell’impatto psicologico su chi opera in qualità di amministratore. Le richieste sono state, e continuano a essere, davvero tante e di vario tipo e si aggiungono agli oneri quotidiani del professionista, che ora si trova a dover anche fare i conti, letteralmente, con la crisi energetica e l’impatto economico che questa crisi sta creando. Un lavoro molto delicato e di difficile svolgimento.
Da tempo si parla di stalking condominiale, tema che avete trattato anche durante il vostro convegno che si è tenuto a Roma lo scorso 21 ottobre presso l’Hotel Marriot. Si può creare convivenza civile nel microcosmo condominiale anche attraverso la figura dell’amministratore?
Intanto, c’è da dire che noi viviamo un problema fondamentale: quando si acquista un appartamento e si esce dallo studio di un notaio, si assume il ruolo di condomino, però nessuno spiega al condomino cosa significhi quel ruolo e come ci si comporta, ma soprattutto, quali sono le regole condominiali. Scegli la casa dove andare a vivere, ma non scegli il tuo vicino. Non scegli le regole del gioco perché quelle sono già scritte, ma nessuno te le ha insegnate, spiegate. Ecco, questo è il primo ruolo che noi dobbiamo avere, che è quasi di insegnanti, formatori delle regole che vanno insegnate, spesso, agli stessi condomini. L’amministratore di condominio è tenuto a far rispettare il regolamento condominiale e in qualche modo, quindi, a cercare di mantenere buoni rapporti tra tutti gli abitanti di un condominio. Purtroppo, ci sono anche problemi derivanti anche dalle differenze socio-culturali, che non permettono un equilibrio stabile in questo tipo di convivenza all’interno di un territorio così ristretto.
Uno dei temi che più di altri infiamma gli animi sono i disturbi all’interno dei condomini, quei rumori reiterati e che sono prodotti anche nelle famose fasce del riposo. Come si colloca l’amministratore di condominio in situazioni simili? Oggi, peraltro, lo smart working è una realtà diffusa e la convivenza con condomini e inquilini diseducati alla civile convivenza, crea conflitti difficili da gestire…
Chiariamo una cosa fondamentale: da una parte ci sono i regolamenti condominiali e le regole di principio generale imposte dalle leggi dello Stato. Poi ci sono le regole di etica e di morale applicate all’interno del microcosmo condominiale. Svolgo questa professione da trent’anni e mi creda, ho conosciuto conflitti condominiali di ogni genere, come le liti scaturite per una sigaretta lanciata dal balcone e che cade sul balcone sottostante. In casi simili l’amministratore di condominio non ha modo di intervenire. Così come non può intervenire se non con circolari di sensibilizzazione per il rispetto delle fasce orarie di silenzio.
Mi ha colpita leggere, sul vostro sito istituzionale, un vostro progetto dal titolo: “La cultura sociale del condominio”. Torniamo quindi al punto fondamentale: un condominio è un microcosmo all’interno del quale si convive tra nuclei familiari estranei, ed è quindi una società in miniatura sotto tutti gli aspetti. Le persone possono essere formate alla civile convivenza anche attraverso la vostra professione?
Esistono doveri, diritti e regole e questi vanno rispettati. Noi abbiamo, effettivamente, un ruolo sociale, anche come associazione intendo, e lavoriamo affinché regole, diritti e doveri convivano in maniera armonica. La strada a volte è irta di sassi ma la nostra professione consiste anche nel fare in modo di liberare il percorso dalle difficoltà che si incontrano sul cammino.
La formazione continua garantisce un servizio professionale di maggior livello nei confronti dei cittadini ma anche degli stessi professionisti?
L’Anaci non è un ordine professionale bensì un’associazione di professionisti, però abbiamo voluto darci delle regole di tipo formativo e deontologico, al punto che abbiamo innalzato il numero dei crediti formativi da 15 a 28 per avvicinarci al numero di crediti degli ordini professionali. Inoltre, abbiamo creato una commissione disciplinare e stilato un codice comportamentale. Il nostro lavoro evolve attraverso l’evoluzione della società e delle nuove necessità che via via si vanno creando secondo il periodo storico in cui si vive. Se un tempo l’amministratore era “un buon padre di famiglia” oggi è un professionista preparato, competente e formato per il suo ruolo, come è giusto che sia per sé stesso ma soprattutto per le persone che confidano nel suo buon lavoro.
Di quali strumenti dispone il cittadino per segnalare scorrettezze oppure atteggiamenti di insensibilità nei confronti di chi non rispetta le regole condominiali e le normative in vigore da parte di un vostro associato?
Come Anaci abbiamo un ruolo sociale anche come associazione proprio perché, per esempio, i nostri iscritti possono essere segnalati da qualunque cittadino. Abbiamo un canale su Internet grazie al quale si possono segnalare anche gli iscritti Anaci qualora non aderissero a un comportamento deontologicamente condivisibile. Un amministratore può incorrere in una commissione disciplinare provinciale, regionale e nazionale, che vagliano e valutano i comportamenti segnalati dai cittadini.
Siti istituzionali: Anaci Roma – Anaci Nazionale
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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